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Intorno a Emma – La Zitella Illetterata e il Bibliotecario Petulante

La pubblicazione di Emma, avvenuta il 23 dicembre 1815, portò con sé molti avvenimenti importanti che animarono la vita quotidiana della sua creatrice.
Innanzitutto, grazie ai buoni auspici di Henry, il fratello-agente di Jane Austen, la nascita della nuova creatura segnò il passaggio dal piccolo editore Egerton (specializzato, peraltro, in editoria militare) al famoso editore londinese Murray (editore di Byron e Walter Scott, nonché di una prestigiosa rivista letteraria, la Quarterly Review).
Inoltre, nei mesi precedenti all’uscita del libro, proprio mentre si trovava a Londra presso il fratello per curare la pubblicazione e revisionare le bozze, Jane ebbe l’occasione di conoscere il medico del Principe Reggente, che si rivelò essere un suo grande ammiratore, tanto da tenere una copia dei primi tre romanzi in ognuna delle proprie residenze. Il Principe, servendosi di un messo consono ad una scrittrice, cioè il suo bibliotecario, il Reverendo (attenzione a questo indizio…) James Stanier Clarke, le mandò un invito a recarsi a Carlton House, la sua residenza londinese.

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La scalinata principale di Carlton House, da Pyne’s Royal Residences (1819) di William Henry Pyne (fonte: austenonly.com via wikimedia)

Come ho già raccontato in un tè delle cinque di qualche mese fa (vedi link in fondo alla pagina), il giorno della convocazione (13 novembre 1815), il Reggente non fu così magnanimo da onorare la pur ammiratissima scrittrice con la propria presenza. Se, da un lato, le rese un involontario favore (il disprezzo di Jane Austen per il Reggente è proverbiale e provato anche da alcuni commenti espliciti nelle lettere), dall’altro la portò a conoscere meglio colui che fece gli onori di casa, il Rev. Clarke, un uomo che pare la personificazione stessa di uno dei personaggi più meschini e comici del suo microcosmo letterario.

La prima conseguenza dell’incontro fu, come già raccontato (vedi link in fondo alla pagina), l’invito a dedicare il nuovo romanzo a Sua Altezza reale, il Principe Reggente – un invito che Jane Austen fu persuasa (assai faticosamente) dall’editore e dalla famiglia ad inserire in Emma.

La seconda fu un carteggio, brevissimo ma serrato, con il suddetto Reverendo-Bibliotecario della Real Casa il quale cercò di sfruttare per sé il contatto con l’illustre autrice, utilizzando tutte le armi della sua dialettica per convincerla a scrivere un libro secondo i propri (egocentrici) desideri di romanziere mancato che si ricicla eroe romanzesco.
Il carteggio, incluso nell’odierna raccolta completa delle lettere, costituisce una lettura esilarante per il piglio ineffabile con cui Jane Austen rintuzzò i vanagloriosi tentativi letterari del suo corrispondente. Ma è anche estremamente illuminante perché racconta molto della personalità dei due corrispondenti e, soprattutto, contiene alcune delle più folgoranti descrizioni che l’autrice di Emma abbia mai concepito su se stessa e il proprio mestiere di scrivere.
Ed è passeggiando tra le righe di queste preziosissime lettere che vi invito a prendere il tè di oggi.

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Il salotto di Mrs. Collins. Ovvero: la stanza tutta per sé di Charlotte Lucas

by Cassandra Austen, pencil and watercolour, circa 1810 virginia_woolf_her_room

Le strade di Jane Austen e Virginia Woolf sono assai più intrecciate di quanto non sembri ad una prima lettura dei testi in cui la seconda riflette sulla prima. Che la grande scrittrice del Novecento abbia ragionato più volte, sempre in modo originale ed illuminante, sulla geniale scrittrice del secolo precedente, è testimoniato da due articoli, Jane Austen fa i suoi esercizi, recensione di Amore e Amicizia pubblicata su The New Statesman, 15 luglio 1922, e Jane Austen, apparso su Il lettore comune (The common reader) nel 1923, e dal fondamentale (mai abbastanza letto, e raccomandato, e lodato) saggio A room of one’s own (Una stanza tutta per sé), dove Jane Austen viene nominata 25 volte e sempre in funzione di perno di un’analisi, pragmatica e rivelatrice, della letteratura e della realtà.
I giudizi di Virginia Woolf sulla “più perfetta” tra le scrittrici sono sparsi qua e là con l’entusiasmo dell’ammiratrice, la lucidità della pensatrice, la dialettica della scrittrice, e spaziano da Lady Susan a Persuasione, passando per i Watson.

Raramente, forse addirittura mai, ci si rende conto che è possibile ripercorrere a ritroso questo percorso ed approdare di nuovo alle opere di Jane Austen, per esplorarle alla ricerca di elementi concreti e precisi (brani, dialoghi, personaggi, ecc.) che hanno ispirato quella che ritengo la creazione più geniale e completa di Virginia Woolf, vera e propria Teoria del Tutto antropologica: Una stanza tutta per sé (A room of one’s own).

Io ho almeno due prove inconfutabili di questa ispirazione diretta. Ed è la prima che vorrei condividere con voi, oggi, in questo tè delle cinque che ci porta nel Kent, la contea del destino…
(Della seconda prova, ho già parlato qualche tempo fa ma avremo modo di riprenderla, molto presto)

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Charlotte Lucas, ovvero: mi piego ma non mi spezzo

Charlotte Lucas (Claudie Blakely, P&P 2005, Joe Wright)

Confrontandomi nel corso degli anni con le opinioni di altri lettori e di esimi studiosi, ho notato che spesso le parole e le azioni della più cara amica di Elizabeth Bennet vengono stigmatizzate, le sue scelte contestate, lei stessa severamente giudicata come una bieca calcolatrice o una debole di carattere.
Sì, certo, questo atteggiamento può essere facilmente considerato inevitabile dal momento che l’intero romanzo è narrato dal punto di vista di Elizabeth, e Jane Austen è abilissima nel coinvolgerci nello sgomento e nella delusione di Lizzy nei confronti della sua amica del cuore, cioè una delle rarissime persone delle quali ella abbia una buona opinione e che rendano la sua vita più sopportabile.

Eppure, per Charlotte Lucas – la zitella ventisettenne, a cui la sorte non ha dato altro se non una mente brillante ed un buon carattere (“giovane donna assennata e intelligente”), lasciandola del tutto priva di bellezza e denaro in un mondo in cui una donna valeva esclusivamente proprio in virtù di ciò – ho sempre avuto un occhio di riguardo fin dal nostro primo incontro. Dirò di più: non riesco a non commuovermi ogni volta che la ritrovo.

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Lizzy a fumetti sembra.. Wonder Woman

 

P-2526P_marvel_cover4Due puntate sulla mia esperienza di lettura dei fumetti che la famosa Marvel Comics sta dedicando alle opere di Jane Austen. Prima puntata: Pride and Prejudice.
(NB:  le immagini di questo post sono tratte dal sito della Marvel o di Comic Book Resources)

(NB 2: nel 2013, questo fumetto è stato pubblicato in edizione italiana da Panini Leggi)

Quando, tempo fa, scoprii che Marvel aveva pubblicato nel 2009 il fumetto di Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio) in cinque numeri, poi raccolti in un unico volume, ho subito pensato che, indipendentemente dalla sua qualità, una brava Austen-dipendente votata al collezionismo (finanze permettendo…) quale io sono avrebbe dovuto prima o poi appropriarsene.
Quando poco dopo scoprii che nel 2010 era stato pubblicato in modo analogo anche Sense and Sensibility (Ragione e Sentimento) e che in questo 2011 è in fase di pubblicazione persino Emma, non ho avuto dubbi: se la Marvel si sta cimentando con le opere di zia Jane, le devo avere! Ed ho comprato i due volumi completi già disponibili, facilmente reperibili su Amazon.it, per di più a prezzo accessibile.

Premessa doverosa: non mi intendo di questa arte figurativa, per quanto la ammiri e ne riconosca il valore. Perciò, quelle che troverete di seguito sono le mie impressioni di ammiratrice di Jane Austen del tutto profana di fumetti. Attendo perciò con grande curiosità il parere esperto di alcune amiche Janeite nonché blogger, intenditrici e/o appassionate di arti figurative e/o fumetti, che hanno acquistato (o stanno per acquistare) questi volumi.

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Una varietà di esempi di amore

Sono un’inguaribile romantica, è evidente… Eppure, in tutti questi anni di frequentazione assidua ed approfondita del mio grande amore, non avevo mai colto questa suggestione, lo confesso. Chissà quanti fiumi di parole sono state scritte su questo aspetto, e quante persone ben più accorte di me non avranno mancato di coglierlo.
In Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio), sono dipinti con estrema precisione diversi tipi di amore coniugale – intendendo con questo aggettivo proprio l’amore che coniuga insieme due anime diverse unendole nella coppia. Devo ringraziare Hugh Griffith e Helen Davies, i curatori del breve saggio sulla vita e l’opera di Jane Austen che impreziosisce l’audiolibro dei romanzi (completi ed incompiuti) edito da Naxos Audiobooks (per tutti i dettagli: I romanzi di Jane Austen come non li avete mai sentiti). Il brano in cui spiegano questo aspetto è breve ed illuminante e lo trascrivo integralmente perché vale la pena leggerlo tutto:

A variety of examples of love are illustrated during the course of the story. The affair of Lydia and Wickham exemplifies love at its most base, utterly different from the pure attachment of Jane and Bingley. Elizabeth and Darcy’s love is altogether deeper and more complex, arising as it does out of her prejudiced opinion of him and his proud attitude towards her. The unlikely pairing of Charlotte Lucas and Mr Collins, although causing Elizabeth some shock at the outset, subsequently appears to be quite successful, whilst a happy pairing between older people appears in the marriage of Mr and Mrs Gardiner (the oddly-matched Mr and Mrs Bennet demonstrating a less successful older partnership).

[ITA] Una varietà di esempi d’amore sono illustrati nel corso della storia. La relazione tra Lydia e Wickham rappresenta l’amore al suo più basso livello, del tutto differente dall’affetto puro tra Jane e Bingley. L’amore tra Elizabeth e Darcy è del tutto più profondo e complesso, in quanto nasce dall’opinione preconcetta che lei ha di lui e dall’atteggiamento orgoglioso che lui ha con lei. L’improbabile unione tra Charlotte Lucas e Mr Collins, malgrado all’inizio sconvolga Elizabeth, in seguito sembra funzionare bene. Un esempio di coppia felice tra i più adulti è rappresentato dal matrimonio tra Mr e Mrs Gardiner, mentre la strana coppia Mr e Mrs Bennet dimostra una relazione adulta meno riuscita. [la traduzione è mia]

Lampante, no? Come un trattato sull’amore! Ma senza arzigogolate dissertazioni sociologiche/psicologiche/culturali…
Forse, da qualche parte nella mia mente sapevo già tutto ciò pur senza rendermene conto.
Ma questo breve brano è riuscito a portare alla luce, codificandola con precisione invidiabile, una delle tante, potenti tracce sotterranee di cui è disseminato ogni scritto di Jane Austen – e che confermano, una volta di più, il fascino irresistibile esercitato da questa amabile, geniale scrittrice.