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Famiglia di Jane Austen (sorella)

L’Estate, il Mare del Devonshire e l’Amore Perduto.
La storia dell’innamorato misterioso di Jane Austen

“Infinities of love”, dettaglio dal film Miss Austen Regrets (Io, Jane Austen), 2008

Tra tutti gli aspetti sfuggenti della vita di Jane Austen, i moti del suo cuore sono in assoluto i più inafferrabili.
Ci è concesso baloccarci con pochissimi, striminziti indizi sparsi qua e là nelle sue lettere e nei ricordi altrui. Ci intestardiamo a tentare di colmarne i vuoti, a definirne i contorni, a stabilirne le certezze, con l’aiuto della nostra fantasia e delle nostre riflessioni. E proviamo a consolarci maldestramente del fatto (questo, sì, del tutto certo per quanto ci rattristi) che non avremo mai una realtà con cui sostituirli. Di fatto, della sua vita sentimentale non sappiamo niente. Proprio come la lingua che batte immancabilmente dove il dente duole, questa lacuna fastidiosa torna sempre a tormentarci.

Nelle conversazioni dal vivo o in rete, o nei testi di varia natura che mi capita di leggere o ascoltare sui mezzi di informazione (soprattutto in coincidenza della cosiddetta “festa degli innamorati” del 14 febbraio), c’è un commento che sembra legato indissolubilmente all’abitudine di associare Jane Austen al “romanticismo”, un termine troppo spesso confuso con il sentimentalismo (se non addirittura con il genere del romanzo rosa). Il commento potrebbe essere efficacemente, per quanto brutalmente, sintetizzato nella seguente constatazione: è un’autrice che sa parlare con maestria dell’amore, pur non avendolo mai conosciuto.
Di solito, la mia reazione è duplice e intensa. Innanzitutto, il fatto che non si sia mai spostata, o che a noi non sia mai arrivata alcuna notizia certa sulle sue vicende sentimentali, non significa che non si sia mai innamorata. In secondo luogo, la capacità di uno scrittore è nel saper leggere l’animo umano, osservare e indagare la vita, ed esprimere questa indagine sulla pagina a prescindere dalle sue esperienze personali dirette.
Di fronte ai soliti dubbi pubblici sull’amore mai-o-forse vissuto da Jane Austen, tendo a distogliere lo sguardo, anche perché mi prende una sgradevole sensazione di essere inopportuna, come se indagare questo aspetto della sua vita sia non solo inutile ma irriverente, un po’ come spiarla nelle vicende più private che lei e la sua famiglia dopo di lei hanno cercato sempre di mantenere tali.
Dovrebbe bastarci ciò che lei stessa ha voluto rendere pubblico, cioè i suoi romanzi.
E invece, lo confesso, anche il mio pensiero talvolta indugia su quel vuoto…

L’unica, esile soddisfazione diffusa in tutto il popolo Janeite resta sempre lui, il bell’irlandese Tom Lefroy, il flirt giovanile dagli indizi vagamente più corposi, divenuto di dominio pubblico in questa nostra epoca dalla curiosità massificata grazie a un film di grande successo, Becoming Jane (in italiano, con sottotitolo: Ritratto di una donna contro) del 2007, che ha liberamente rielaborato una già molto libera biografia sull’argomento, Becoming Jane Austen, di Jon Spence del 2003.

Eppure, c’è una storia tanto più emozionante quanto più rarefatta sono i suoi contorni, che ci racconta di un giovane di rara qualità incontrato sulla costa del Devonshire all’inizio dell’Ottocento, colui che più di tutti sembra aver conquistato il cuore imperscrutabile di Jane, ma perduto per sempre in circostanze tragiche. E di cui oggi non ci resta nemmeno il nome.
È una storia che pochi conoscono, anche tra gli ammiratori più tenaci o gli studiosi più informati. E di cui ci rimane un solo, brevissimo resoconto, per di più in terza persona, ma da una fonte più che certa: Cassandra Austen, sorella di Jane.
Questa storia è la più vaga tra tutte quelle rintracciabili nelle testimonianze sulla sua vita  anche perché le parole di Cassandra sono riportate da Caroline Austen, la nipote che tanto ha contribuito al materiale raccolto dal fratello James Edward per il Memoir of Jane Austen (Ricordo di Jane Austen) – e sono parole che Caroline (insieme ad altre nipoti) avrebbe udito quando ormai la zia era anziana e forse più propensa a fare qualche confidenza rivelatrice sul filo dei ricordi (o semplicemente più stanca e con la guardia abbassata).
Questa storia emozionante e misteriosa mi è tornata in mente di recente e credo sia interessante ricordarla oggi, per provare a mettere un po’ di ordine nel groviglio di elementi sentimentalisti che si sono incrostati sulla vita di Jane Austen.  Metto da parte la mia reticenza e, apprestandomi a reiterare mille scuse alla diretta interessata per questa invasione della riservatezza, provo a ricordare la semi-sconosciuta storia del grande e perduto amore di Jane Austen.

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Infinities of Love. Un saluto è per sempre.

miss_austen_regrets_letter_03Infinities of Love…
Oggi mi concedo una riflessione spudoratamente dettata da quell’affetto letterario fissato per sempre da George Saintsbury, inventore della parola Janeite, che nella sua impareggiabile Prefazione alla famosa peacock edition di Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio) del 1894 parla proprio di personal affection quando indica il legame (ancora oggi inspiegabile ed inspiegato) che unisce i lettori di Jane Austen alla loro beniamina.
La riflessione viene dalla commemorazione della morte di Jane Austen nonché da alcune note che Mara Barbuni ha scritto in recente articolo per jasit.it.


Nelle lettere sopravvissute alla negligenza di parenti e amici nonché al famoso rogo selettivo di Cassandra, ce n’è una in cui Jane Austen saluta con una formula che non troviamo in nessun’altra lettera. Infinities of Love.

Chi ha visto il film BBC Miss Austen Regrets (Io, Jane Austen)  non potrà non ricordare la toccante scena finale in cui Cassandra (interpretata magistralmente da una grande signora dello schermo, Greta Scacchi), dopo la morte della sorella, e nel giorno delle nozze della nipote Fanny,

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con mesta determinazione affida al fuoco le parole della sorella, una lettera alla volta, sotto gli occhi stupiti e disperati della nipote Fanny (nella quale, inevitabilmente, si identifica ognuno di Noi, Spettatori & Janeite, che vorremmo poter fermare quella sorta di damnatio memoriae epistolare, che ci addolora ancora oggi, dopo 200 anni).

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L’inquadratura si sofferma sul rogo, sui fogli e sulle parole che si posano sul fuoco, lentamente ghermiti ed infine mangiati, divorati dalle fiamme. Per sempre spariti nella cenere, dissolti nel fumo.

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Lo sguardo di Cassandra, di Fanny e il nostro si fissano su un saluto che sembra un addio:

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Infinities of Love – Potremmo dire “infinite affettuosità” ma non rende l’originalità della formula scelta da Jane Austen con quell’inesistente “Infinity” al plurale, geniale licenza poetica di una maga della parola. Non ci viene in aiuto nemmeno la traduzione letterale, Infinità di amore o Infinito amore… In realtà, è quasi intraducibile,  ma (credo) del tutto percepibile ad un livello profondo di consapevolezza linguistica, anche da chi non conosce l’inglese.

Confrontando le due lettere (quella scenica e quella reale) ci si accorge che il testo è diverso: nella finzione cinematografica, si lascia intendere, quindi, che la lettera destinata al rogo sia un’altra, diversa da quella che poi è effettivamente sopravvissuta – e che così, unica tra quelle giunte fino a noi, testimonia l’uso di questa formula di saluto da parte della sua creatrice.

Nella lettera vera, la n. 92 del 14-15 ottobre 1813 (l’anno di pubblicazione di Pride and Prejudice, Orgoglio e Pregiudizio), la formula è a cavallo di due righe, appare alla terzultima riga della lettera e prosegue nell’ultima:

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La lettera ha il solito tono scherzoso e ironico che sottende ogni resoconto sulle piccole cose della vita quotidiana di Jane lontana da Cassandra – un’infinità di micro-racconti su visite, balli, incontri, e su abiti e modi delle persone, e le loro vicende private, sui prezzi del cibo o delle merci, sulla salute di tutti… È la “solita” lettera di Jane Austen: uno scrigno di notizie che sembrano una lunga e scoppiettante conversazione svolta durante una passeggiata o un tè pomeridiano, quando la confidenza si fa vera e propria complicità.

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Per tutti questi motivi, oggi, nel giorno del ricordo di Jane Austen a 199 anni dalla sua morte, ho ripensato a lungo a questa lettera, alla sua formula di commiato e al modo in cui i bravissimi realizzatori del film Miss Austen Regrets (Io, Jane Ausen) hanno scelto di farla diventare un saluto finale, definitivo, indimenticabile, eppure pieno di serena speranza, proiettato al futuro, dove l’Infinito – l’immensità così come l’eternità – smette di essere una massa unica e informe e diventa composto di un’infinità di atomi infiniti, con un nome preciso

Infinities of Love.

Yours very affectionately

Jane Austen


☞  La magia delle cose in MIss Austen Regrets di Mara Barbuni (su jasit.it)
☞  Lettera 92 del 14-15 ottobre 1813 su jausten.it
Ringrazio Giuseppe Ierolli per avermi fornito l’immagine del manoscritto della lettera.
Le altre immagini sono tratte dal film Miss Austen Regrets (Io, Jane Ausen), BBC, 2008. Che raccomando a tutti di vedere.

Nata in ritardo, senza troppo preavviso, nell’inverno più freddo

Un tè speciale di Buon compleanno a Jane Austen, per i suoi primi splendidi 240 anni.

Uno dei luoghi comuni su Jane Austen è l’esigua quantità di notizie sulla sua vita. Di certo, la signorina di Steventon è assai sfuggente ma, considerando le sue lettere, i memoir familiari, i documenti ufficiali di varia natura e persino qualche diario di alcune sue parenti strette (su tutti, quello dell’amata nipote Fanny Knight) i dati biografici abbondano nonostante grandi, disarmanti voragini epistolari che divorano interi anni della sua vita (si pensi alla quasi totale assenza di lettere nel periodo cruciale di Bath, ad esempio).
Credo che il lamento che fa da colonna sonora a folte schiere di Janeite abbia più a che fare con il dispiacere di non avere alcuna notizia biografica certa sulla sua vita sentimentale, di cui abbiamo appena qualche accenno nelle sue lettere (dove Jane stessa racconta del suo flirt con il bell’amico irlandese, Tom Lefroy) o in altri resoconti familiari, come accade per l’unica (burrascosa) proposta di matrimonio di cui si abbia notizia, quella ricevuta dall’amico di famiglia Harris Bigg Wither…

Il giorno della sua nascita, però, è ben documentato. C’è innanzitutto una lettera, scritta il giorno seguente dal padre, il Rev. George, alla cognata Susannah Walter, che ci regala un affettuoso resoconto del lieto evento e una dovizia di particolari interessanti.
C’è l’annotazione del doppio battesimo (quello casalingo e quello in chiesa) nel registro della chiesa di Steventon.

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Chiesa di Steventon innevata – fonte: www.flickr.com/photos/38835500@N04/3570968564

Ma c’è dell’altro. Tra i tanti biografi di Jane Austen, qualcuno ha provveduto a ricostruire qualche particolare in più, da Claire Tomalin all’italiana Dara Kotnik (una biografia del 1996, edita da Rusconi, uscita di catalogo poco dopo e clamorosamente rimasta per troppo tempo l’unica in italiano), sulla base di altre informazioni.
Dunque, diventa facile oggi offrirvi un tè spazio-temporale per fare un viaggio nel tempo e andare nella canonica di Steventon, in quel fatidico, freddissimo 16 dicembre in cui nacque Jane Austen.

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Come iniziò la vita di “Miss Jane Austen, Authoress”, dopo il 18 lug. 1817

04_janeausten_watercolour_cassamdraAlle 4 e mezza di domani mattina, 198 anni fa moriva Jane Austen, assistita dalla migliore infermiera possibile, l’adorata sorella Cassandra, e dalla cognata Mary Lloyd.
Con l’approssimarsi di questa ricorrenza, sono tornata col pensiero a quanto accaduto quel giorno e quelli successivi, così come ce lo racconta una testimone d’eccezione più che affidabile, Cassandra, appunto, nelle lettere che chiudono la raccolta epistolare di Jane (nell’edizione critica di Deirdre Le Faye).
E leggendo qua e là, è balzato alla mia attenzione un fatto di grande importanza accaduto pochi giorni dopo, il 22 luglio. È il giorno in cui qualcuno in famiglia (la stessa Cassandra?) decise che era arrivato il momento di rendere pubblico omaggio all’arte di Jane, farla uscire dal rigoroso anonimato e dalla riserva iperprotetta della cerchia familiare, e rivelare al mondo ciò a cui aveva dedicato la vita intera: scrivere romanzi.

Alla vigilia della commemorazione della morte, vi invito a scoprire come iniziò la vita di Miss Jane Austen, Authoress (Autrice), dopo il 18 luglio 1817.

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Buon Compleanno! (1) A Orgoglio e Pregiudizio

Il 28 gennaio 1813 fu pubblicato Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio), il secondo romanzo di Jane Austen, che all’epoca aveva all’attivo un solo romanzo pubblicato, Sense and Sensibility, uscito il 30 ottobre 1811.

Possiamo leggere dalle sue vive parole la soddisfazione di ricevere i tre volumi freschi di stampa, da Londra, e i giornali che ne fanno pubblicità. Una testimonianza imperdibile – e un ottimo modo per festeggiare i 202 anni di questo darling child che ancora oggi rifulge come il sole caldo e luminoso di primavera inoltrata.

Per questo, vi ripropongo il mio tè delle cinque del giorno del Bicentenario, dedicato alla lettera in cui Jane Austen annuncia (con la sua gustosissima prosa piana e scoppiettante) alla sorella Cassandra questo evento gioioso. Buona Lettura e… Auguri!

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My dear Cassandra… (Mia cara Cassandra…)

Oggi sento che devo scriverti
Jane annuncia a Cassandra la pubblicazione di Pride and Prejudice
28 gennaio 2013

P.S. Come festeggerete i 212 anni di Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio)?