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Personaggio di Jane Austen (Orgoglio e Pregiudizio)

Le ombre dell’inquietudine (più che del delitto) nel paradiso di Darcy e Lizzie.
Death comes to Pemberley (Morte a Pemberley) di P.D.James

(post aggiornato il 29/11/2014)
Questo romanzo è da qualche tempo tornato alla ribalta perché la BBC ne ha realizzato un adattamento per la tv, in tre puntate da un’ora ciascuna, trasmesso nel mese di dicembre 2013.
Il romanzo è un prosieguo di Orgoglio e Pregiudizio ed è stato pubblicato nel Regno Unito nel 2011, in tempo per la celebrazione del duecentesimo compleanno dell’amato capolavoro di Jane Austen, avvenuta il 28 gennaio del 2013. (L’edizione italiana di Mondadori, infatti, è uscita puntualmente pochi giorni prima di tale data, il 22 gennaio)
I giudizi sul libro sono stati fin da subito molto contrastanti, talvolta così tanto da scoraggiare sia gli affezionati lettori di P.D. James sia gli austeniani più convinti. L’ho letto in originale, prima dell’uscita italiana, nel salotto delle Lizzies e mi sono resa conto di come molti di questi giudizi, indipendentemente dal grado di apprezzamento, si basino su un presupposto sbagliato.
Tra gli elogi sperticati e la condanna senza appello, infatti, c’è un giusto mezzo che diventa chiaro se si pensa a come nasce questo romanzo, nelle intenzioni dichiarate dalla sua stessa autrice in molte interviste ma, soprattutto, nelle pagine che ha scritto.
In poche parole, non dobbiamo aspettarci un classico romanzo “à la P.D.James”, in cui l’intreccio giallo è articolato e appassionante. Tutt’altro: la soluzione dell’enigma si compone assai presto nella mente di chi legge – e questo è, senza dubbio, un difetto – ma, come sempre in questi casi, il bello sta nello scoprire attraverso quali vie ci arriveranno i protagonisti. Non solo: ben altri sono gli aspetti che conquistano il lettore e – sono spiacente per i fan di P.D.James che restano all’asciutto – sono tutti decisamente austeniani…

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Marriageableness, ovvero: il grande equivoco austeniano

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Il luogo comune che trovo più fastidioso a proposito di Jane Austen è quello che considera i suoi romanzi e le sue eroine come una gigantesca macchina da guerra in crinoline mossa verso l’unico obiettivo finale: il matrimonio.
Da questo, credo, conseguono tutti gli altri – provando a metterli insieme: sono romanzi da brave ragazze, con figure femminili antifemministe, il cui unico pensiero è la ricerca del principe azzurro, bello e ricco; ergo, romanzo rosa; cioè roba da donne, anzi, donnicciole in preda ai fumi del romanticismo più melenso e sfrenato, in breve una noia insostenibile se non addirittura dannosa.
Ma, di certo, quello più forte di tutti è appunto il matrimonio come unica carriera femminile possibile – come se le nozze finali dei romanzi austeniani fossero l’unico elemento narrativo importante e non una logica conseguenza di un lungo, avvincente ragionamento in forma di romanzo.
Leggendo uno dei libri che spesso amo citare nelle mie chiacchierate – Jane Austen,  di Tony Tanner, raccolta di saggi che questo studioso e critico ha scritto sui romanzi canonici austeniani – ho trovato la citazione di un brano che si può considerare l’emblema di questo colossale equivoco.

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Il tè di Jane Austen: Jane Austen Tea Series

No, non avete letto male, né io ho sbagliato a scrivere questo titolo. Il tè DI Jane Austen esiste davvero!
Sono proprio delle miscele di tè sfuso che fanno parte della Jane Austen Tea Series creata dall’azienda specializzata in tè Bingley’s Teas.
Questo nome vi ricorda il buon Charles, amico di Mr Darcy e innamorato di Miss Jane Bennet in Pride and Prejudice? Certo, è proprio lui. Non sapevate che si era dato al commercio del tè? Infatti, non siamo di fronte ad un seguito del libro diventato realtà…
L’ho scoperto del tutto per caso, come sempre accade quando si passeggia per internet in lungo e in largo, senza meta, con la sola guida della propria curiosità.
Proprio come per il libro Tea with Jane Austen (che è già sato protagonista di un mio tè delle cinque), anche in questo caso siamo di fronte ad una gentile giovane signora americana, Ms Julia Matson di Minneapolis (USA), che nel 2008 ha dato forma e realtà alle due grandi passioni della sua vita, il tè e Jane Austen: dapprima, ha fondato un’azienda di commercio di tè chiamandola Bingley’s Teas e poi ha creato i tè dedicati ai personaggi delle opere di Jane Austen, la sua autrice preferita.
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Lizzy a fumetti sembra.. Wonder Woman

 

P-2526P_marvel_cover4Due puntate sulla mia esperienza di lettura dei fumetti che la famosa Marvel Comics sta dedicando alle opere di Jane Austen. Prima puntata: Pride and Prejudice.
(NB:  le immagini di questo post sono tratte dal sito della Marvel o di Comic Book Resources)

(NB 2: nel 2013, questo fumetto è stato pubblicato in edizione italiana da Panini Leggi)

Quando, tempo fa, scoprii che Marvel aveva pubblicato nel 2009 il fumetto di Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio) in cinque numeri, poi raccolti in un unico volume, ho subito pensato che, indipendentemente dalla sua qualità, una brava Austen-dipendente votata al collezionismo (finanze permettendo…) quale io sono avrebbe dovuto prima o poi appropriarsene.
Quando poco dopo scoprii che nel 2010 era stato pubblicato in modo analogo anche Sense and Sensibility (Ragione e Sentimento) e che in questo 2011 è in fase di pubblicazione persino Emma, non ho avuto dubbi: se la Marvel si sta cimentando con le opere di zia Jane, le devo avere! Ed ho comprato i due volumi completi già disponibili, facilmente reperibili su Amazon.it, per di più a prezzo accessibile.

Premessa doverosa: non mi intendo di questa arte figurativa, per quanto la ammiri e ne riconosca il valore. Perciò, quelle che troverete di seguito sono le mie impressioni di ammiratrice di Jane Austen del tutto profana di fumetti. Attendo perciò con grande curiosità il parere esperto di alcune amiche Janeite nonché blogger, intenditrici e/o appassionate di arti figurative e/o fumetti, che hanno acquistato (o stanno per acquistare) questi volumi.

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