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Quando il libro è peggiore del film: Jane Austen Book Club di Karen Joy Fowler

fowler-jane-austen-book-clubAlcuni anni fa, comprai questo libro ma non riuscii a leggerlo subito e questo rinvio fu fatale: nel corso degli anni dalla sua uscita sul mercato italiano, ho udito o letto troppi giudizi contrastanti, smaccatamente tendenti al negativo, per sentirmi interessata ad iniziarne la lettura.
Qualche tempo fa, ho visto il film, sulla spinta dei troppi commenti sul fatto che pare essere l’eccezione alla regola secondo la quale un libro è sempre e comunque migliore del film che ne viene tratto. Il film mi è parso una piacevole commedia senza infamia e senza lode, proprio come avevo letto/sentito, in cui, però, Jane Austen non è particolarmente presente. In breve, non ha compiuto l’impresa di invitarmi a passare al romanzo.

Dunque, ho sempre lasciato questo libro a oziare nella mia libreria senza alcun rimpianto, limitandomi a spolverarlo periodicamente con tutto il rispetto dovuto ad un libro, ammirandone la copertina, davvero azzeccata, ed il titolo, assolutamente invidiabile.
E no, non è mai servito a nulla blandirmi con il fatto che una delle protagoniste si chiami come me e che l’autrice sia omonima dello sfortunato fidanzato di Cassandra Austen.
Qualche settimana fa, però, una gentile frequentatrice dei miei tè delle cinque, Teresa, mi ha chiesto se non lo avessi mai letto, aggiungendo alcune domande specifiche.
Improvvisamente, a conferma dell’altra regola aurea dei bibliomani per cui è il libro a chiamarti e non tu a sceglierlo, ho sentito la sveglia: con decisione, sono andata a recuperarlo dal suo oblio nell’angolo meno raggiungibile del mio altarino austeniano e l’ho aperto. Per leggerlo. Con molto interesse, per giunta, curiosa di vedere come avrei vissuto questa esperienza libresca e desiderosa di colmare quella che, adesso me ne rendo conto, era un piccola lacuna nella conoscenza del vasto mondo del fenomeno Jane Austen.
Ma, ahimé, l’esito finale non si discosta molto dall’opinione più diffusa. Ecco perché.

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Che cosa farebbe Jane? (ovvero: WWJD?)

WWJD =  What would Jane do?, Che cosa farebbe Jane?.
In realtà, tale acronimo nacque con ben altro significato essendo il sottotitolo (what would Jesus do? – che cosa farebbe Gesù?) di un’opera religiosa del 1896. Negli Stati Uniti divenne famoso negli anni ’90 del secolo scorso come motto della Chiesa Evangelica  ma, con la proverbiale disinvoltura che permette agli Americani di mescolare innocentemente il sacro ed il profano, fu poi presto utilizzato in altri ambiti, lontanissimi da quello d’origine, facendo riferimento ad altri personaggi con l’iniziale J o sostituendola con altre iniziali (vedi Nota 1 in fondo al post).
Complice proprio l’iniziale del nome, questo acronimo è stato adattato anche al mondo austeniano nonché coinvolto nella martellante mercificazione delle all things Austen.
Del resto, alzi la mano chi non se lo è mai chiesto, in situazioni spinose, se non spiacevoli, addirittura disdicevoli o, peggio, deprecabili. Che cosa farebbe Jane Austen? (o una qualunque delle sue brillanti eroine?…)

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