Nel 2013, l’anno del Bicentenario della prima pubblicazione di Pride and Prejudice (Orgoglio e pregiudizio), uno degli omaggi più poetici al genio di Jane Austen e al suo “darling child” è stato senza dubbio la creazione della rosa dedicata al romanzo. A crearla con l’amorevole determinazione che solo un floricoltore devoto all’esistenza di questi incantevoli fiori può dispiegare è stato Philip Harkness, proprietario dello storico vivaio britannico The Harkness Rose Company, che ha sede nello Hertfordshire (la contea della famiglia Bennet!) ed è specializzato nella coltivazione e selezione di rose dal 1879. Non si trattava di un omaggio estemporaneo: mentre la Pride and Prejudice Rose cresceva rigogliosa nel giardino del cottage di Chawton, nel 2017 Harkness ha colto l’occasione del Bicentenario della morte di Jane Austen per rendere omaggio alla grande autrice con una rosa tutta per lei, la Jane Austen Rose.
Di queste due rose, entrambe presenze stabili nel giardino di Chawton, abbiamo parlato in un tè delle cinque di qualche tempo fa: Il nome della rosa è Jane Austen.
Quella che ormai è diventata ufficialmente la “Jane Austen Collection” di The Harkness Rose Company, quest’anno si è arricchita di un’altra nuovissima rosa austeniana: la Sense and Sensibility Rose. Non ci resta che preparare un soave tè alla rosa e prepararci ad ammirare questo terzo omaggio floreale alla nostra beniamina e al suo primo romanzo pubblicato.
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Chawton, 7 luglio 1809: il Nuovo Inizio di Jane Austen
Il mese di luglio è molto importante nel calendario austeniano per almeno due ricorrenze fondamentali. La prima è quella che inevitabilmente ogni anno viene ricordata il giorno 18 con tutta la solennità dovuta all’addio di Jane al mondo nel 1817. Ma la seconda è di segno esattamente opposto perché porta con sé l’energia luminosa di un nuovo inizio, una vera e propria rinascita: è un punto di svolta epocale per Jane e per ciò che di sé e della propria arte avrebbe donato al mondo e all’umanità a partire da quel momento. Si tratta del 7 luglio 1809, il giorno in cui Jane si trasferisce armi e bagagli e scrittoio portatile nel cottage di Chawton insieme alla madre, alla sorella Cassandra e a una cara amica di sempre, Martha Lloyd, nubile e orfana, che già da qualche anno vive con le tre signore Austen.
Per Jane in quel momento è l’ennesimo trasloco – ma questa volta possiamo immaginare con una buona dose di certezza che i suoi sentimenti abbiano un sapore assai più dolce perché è l’ultimo, sì l’ultimo!, di una lunga, faticosa serie di spostamenti da un posto all’altro. Una serie iniziata nel 1801 al seguito dei genitori, quando dalla natia e campagnola Steventon andò nella sfolgorante Bath; poi, alla morte del padre nel 1805, ospite di questo o quel fratello prima di stabilirsi a Southampton nell’autunno del 1806 da dove, del resto, continua a muoversi verso altre città per andare in visita da amici e parenti. Considerando questa girandola di spostamenti, viene da sorridere all’idea che ancora oggi ci sia chi sostiene il falso mito di una Jane Austen sempre chiusa in casa…
Questa partenza del 1809 per la nuova dimora è luminosa e piena di promesse perché quel cottage che Edward, il fratello che ne è proprietario, ha fatto risistemare appositamente per le sue parenti è la nuova e definitiva casa di Jane. E per di più nel suo amato Hampshire, a poca distanza da Steventon, il villaggio in cui è nata e vissuta per i primi 25 anni della sua vita! Praticamente, un ritorno a casa.
Niente più traslochi né lunghi soggiorni ospite di case non sue e dalle quali dovrà separarsi prima o poi, basta instabilità e incertezze. Questo cottage di Chawton non sarà più semplicemente una house in cui soggiornare ma la sua home dove vivere con la sua famiglia tutta al femminile – our Chawton home, come scrive poche settimane dopo al fratello Frank.
E quante altre parole scriverà qui, Jane ancora non lo sa…
Oggi andiamo a prendere il tè a Chawton, centro di gravità permanente di tutti i Janeite del mondo nonché cuore pulsante di Austenland perché è in questo cottage immerso nella campagna inglese che dal 1809 la vena creativa di Miss Austen riprende vigore e la porterà a dare vita ai suoi sei Romanzi Perfetti (più uno, l’incompiuto Sanditon ma con tutte le carte in regola per essere il suo capolavoro più grande) e a diventare finalmente un’autrice pubblicata.
Continua a leggereA Chawton House, a due passi dal cottage, alla scoperta degli angoli preferiti di Jane
L’altra notte ho sognato di essere tornata in Austenland…
…proprio come lo scorso anno, quando in un tè delle cinque di un giugno particolarmente caldo, mi sono abbandonata a uno dei ricordi più cari tra quelli portati a casa dal viaggio commemorativo Sulle Tracce di Jane Austen che Jane Austen Society of Italy (JASIT) ha organizzato nel 2017, e che ho avuto il piacere di condividere con una trentina di socie/i dell’associazione. Il sogno che avevo raccontato qui riguardava in particolare la mia prima visita a Steventon, il villaggio rurale dello Hampshire dove Jane nacque e visse fino a 25 anni, una manciata di case e una chiesa sprofondate nella campagna inglese più selvaggia e lussureggiante che si possa immaginare. [Link in fondo al post]
Il ricordo si era concluso mentre risalivo sul pullman perché da lì, infatti, la comitiva di Soci JASIT si sarebbe recata nella cittadina di Basingstoke, dove Jane e la sua famiglia andavano di frequente, per poi riprendere la strada verso Alton per un’ultima emozionante tappa, Chawton House, la dimora signorile di proprietà del fratello ricco, Edward, a pochi passi dal cottage dove Jane visse gli ultimi intensissimi otto anni con la madre, la sorella Cassandra e l’amica di famiglia Martha Lloyd. Ed è proprio alla Great House, come la chiamava lei, che avevo promesso di portarvi in una seconda rievocazione di quella giornata memorabile – resa ancora più indimenticabile da un sorprendente caldo scandalosamente asfissiante, una vera anomalia meteorologica per l’Inghilterra.
E poiché ogni promessa è debito, soprattutto se viene fatta davanti a una tazza di tè e riguarda una meta di viaggio austeniana rivista/rivissuta come in un sogno, oggi vi invito a seguirmi in questa seconda, fondamentale parte di quella memorabile giornata.
In questa estate che sta finendo con le immancabili piogge che portano verso l’autunno (un mese particolarmente austeniano), dovremo rituffarci in quella incredibile canicola così poco britannica del 22 giugno 2017. Perciò, attrezzatevi con cappello di paglia e ventaglio e preparatevi a seguire con me le tracce di Jane perché andiamo a prendere un tè alla Great House di Chawton e, naturalmente, a scoprire un altro luogo ad altissima energia austeniana.
La lunga, emozionante storia della casa di Jane Austen a Chawton | da Due Pollici d’Avorio, Jane Austen Society of Italy (JASIT)
Nel 2015, sul primo numero della rivista dell’associazione culturale Jane Austen Society of Italy (JASIT) Due Pollici D’Avorio, uscito nel febbraio di quell’anno, scelsi di inaugurare questa appassionante avventura editoriale raccontando una storia avvincente come un romanzo, che avrebbe portato lettrici e lettori nel cuore pulsante del mondo di Jane Austen, ovvero il cottage di Chawton, nella contea dello Hampshire.
La scelta si impose da sola, del tutto spontaneamente, mentre pensavo a come dare inizio alle pubblicazioni della rivista di JASIT: inevitabilmente, non potevo che cominciare proprio là dove tutto ebbe inizio, dove Jane Austen, ritrovando finalmente solidità e ispirazione, sprigionò la forza creativa propulsiva per rivedere i romanzi già scritti, redigerne di nuovi e, soprattutto, mandarli per il mondo e regalarci sei capolavori senza tempo.
Fu sul leggendario (e ancora oggi esistente) tavolino della dining room di Chawton che Jane diede forma alle sue creature – osservando il mondo e la sua varia umanità che scorrevano davanti ai suoi occhi, dentro e fuori quella casa che fu il suo punto privilegiato di rilevazione dei moti dell’animo umano e delle dinamiche sociali.
E che oggi è luogo di pellegrinaggio letterario a cui giungono, carichi di gratitudine e curiosità, stuoli di appassionati e studiosi da ogni parte del mondo.
Ma come siamo arrivati a quello che oggi è un gioiello museale che conserva intatta l’atmosfera e l’energia della casa di Jane Austen?
(…a tal punto – ve lo assicuro – che, aggirandosi per le stanze ed il giardino, ci si aspetta, con ferma convinzione, di vederla spuntare da un momento all’altro da dietro una porta, con lo sguardo penetrante e la cuffietta d’ordinanza che non riesce a trattenere alcune ciocche di capelli, segno evidente di un animo gentilmente ribelle…)
Servitevi una fragrante tazza di tè ed accomodatevi con me per un fantastico viaggio nel tempo e nello spazio del cuore pulsante di Austenland.
Continua a leggereJane Austen, la signora del tè. I motivi reali e romanzeschi di un binomio inscindibile.
Se pensate che il binomio Jane Austen-tè sia solo un falso mito prodotto dall’irresistibile accostamento di alcuni degli stereotipi più potenti comunemente associati alla cultura inglese (il tè, il rito del five o’clock tea, l’Inghilterra e il mito della Old England) siete fuori strada.
I due elementi formano senza alcun dubbio un binomio inscindibile, ma non è un artificio fantasioso, generato da un’accozzaglia di facili stereotipi e sfruttato disinvoltamente per la sua forte capacità di attrazione, anche commerciale – come fin troppo spesso confermano i tanti eventi pseudo Tè con Jane Austen che con l’autrice e le sue opere hanno ben poco o nulla a che vedere (un consiglio: diffidate delle imitazioni e delle facili esche!).
Recentemente, ho avuto il grande piacere e onore di chiudere il primo Festival nazionale del Tè tenutosi a Bologna all’inizio di aprile [InTè – Bologna tè festival]. In un tale contesto, ricco di esperti della materia, il mio compito è stato semplicemente raccontare il rapporto tra Jane Austen e il tè, sia da un punto di vista biografico sia da quello letterario: per molti dei miei pazienti ascoltatori, compresi gli esperti, è stata una sorpresa constatare che il legame tra Jane e questa antica e amatissima bevanda è assai più stretto e motivato di quanto si possa immaginare e, di conseguenza, ben lontano dall’essere uno dei tanti luoghi comuni austeniani senza fondamento che inficiano la percezione del mondo reale e romanzesco dell’autrice da parte del grande pubblico odierno.
Il mio tè delle cinque di oggi, dunque, è un vero e proprio Tè con Jane Austen non solo perché riprende quel racconto, ma anche perché per imbastirlo ho attinto a piene mani alla vera e propria Bibbia di questo binomio, Tea with Jane Austen di Kim Wilson (un libro già recensito in questa sala da tè austeniana nel 2011).
Mai come in questa occasione è opportuno preparare bollitore, teiera e tazze insieme alla miscela preferita di tè ed altri generi mangerecci di conforto per ripercorrere i dettagli del felice, magico ma anche molto realistico connubio tra Miss Austen e il tè.