E’ opinione diffusa, e talvolta sostenuta anche da studiosi e critici letterari, che le due sorelle Dashwood protagoniste di Sense and Sensibility/Ragione e sentimento, siano modellate sulle due sorelle Austen, e che quindi nella emotiva e solare Marianne, appassionata di letteratura e musica, si possa vedere Jane Austen stessa mentre, nella riflessiva e seria Elinor, punto di riferimento della famiglia, sua sorella Cassandra.
Di certo, non è mai giunto fino a noi alcun riscontro inconfutabile; ed i dati biografici delle due sorelle Austen sono insufficienti per fare deduzioni fondate. D’altro canto, siamo consapevoli che uno scrittore tende a parlare molto di sé nelle prime opere, e che Jane Austen in particolare descriveva la propria realtà quotidiana. Eppure, una cosa è certa: è almeno dal 1870 che questa associazione viene messa in discussione. E non da erudite confutazioni degli esperti. Ma da colui che è considerato il primo biografo ufficiale di Jane.
Nel Memoir of Jane Austen (Ricordo di Jane Austen), James Edward Austen-Leigh, nipote di Jane (per i dettagli su quest’opera, vai al post Dear Aunt Jane: come naque il mito), fa un riferimento esplicito all’associazione Elinor-Marianne/Cassandra-Jane, testimoniando quanto questa fosse diffusa già all’epoca e dando la propria spiegazione sul perché sia da considerarsi del tutto fantasiosa.
Sappiamo, anche da James Edward stesso, che il legame tra Jane e Cassandra era strettissimo, praticamente una personificazione del rapporto fraterno.
Ecco come ce lo racconta nel Memoir (cap. I):
EN – But dearest of all to the heart of Jane was her sister Cassandra, about three years her senior. Their sisterly affection for each other could scarcely be exceeded. Perhaps it began on Jane’s side with the feeling of deference natural to a loving child towards a kind elder sister. Something of this feeling always remained; and even in the maturity of her powers, and in the enjoyment of increasing success, she would still speak of Cassandra as of one wiser and better than herself.
IT – Ma la più cara di tutte nel cuore di Jane fu sua sorella Cassandra, più grande di lei di circa tre anni. Il loro affetto di sorelle difficilmente può essere superato. Forse iniziò da parte di Jane con il sentimento di naturale deferenza di una bambina affettuosa verso la sorella maggiore. Qualcosa di questo sentimento rimase sempre, e persino nella piena maturità, e nella soddisfazione per il crescente successo, parlava di Cassandra come di una persona migliore e più saggia di lei. (trad. di G. Ierolli)
Sembra già di vedere un’analogia con il rapporto intenso tra l’assennata Elinor e la più giovane Marianne… Ma prosegiamo nella lettura con il famoso episodio in cui la madre di Jane cristallizza in modo molto laconico ma efficace questo legame di profondo affetto:
EN – In childhood, when the elder was sent to the school of a Mrs. Latournelle, in the Forbury at Reading, the younger went with her, not because she was thought old enough to profit much by the instruction there imparted, but because she would have been miserable without her sister; her mother observing that ‘if Cassandra were going to have her head cut off, Jane would insist on sharing her fate.’ This attachment was never interrupted or weakened.
They lived in the same home, and shared the same bed-room, till separated by death.
IT – Durante la loro infanzia, quando la maggiore fu mandata nella scuola di una certa Miss Latournelle, nel Forbury a Reading, la minore andò con lei, non perché la si ritenesse grande abbastanza per approfittare molto dell’istruzione là impartita, ma perché sarebbe stata troppo infelice senza la sorella; la madre disse che “se a Cassandra avessero tagliato la testa, Jane avrebbe insistito per condividere il suo destino.” Questo attaccamento non si interruppe né si affievolì mai. Vissero nella stessa casa, e condivisero lo stesso letto, finché non furono separate dalla morte. (trad. di G. Ierolli)
Infatti, anche a Chawton, dove avrebbero potuto avere “una stanza tutta per sé”, le due sorelle scelsero di continuare come d’abitudine, cioè condividere la stessa stanza.
Quanto segue, è una descrizione che, nuovamente, sembra confermare l’analogia con le figure romanzesche di Elinor e Marianne:
EN – They were not exactly alike. Cassandra’s was the colder and calmer disposition; she was always prudent and well judging, but with less outward demonstration of feeling and less sunniness of temper than Jane possessed. It was remarked in her family that ‘Cassandra had the merit of having her temper always under command, but that Jane had the happiness of a temper that never required to be commanded.
IT – Non erano esattamente uguali. Cassandra era quella con il carattere più freddo e quieto; era sempre prudente e assennata, ma con meno dimostrazioni esteriori e un temperamento meno solare di Jane. In famiglia si diceva che “Cassandra aveva il merito di avere il proprio temperamento sempre sotto controllo, ma Jane aveva la fortuna di un temperamento che non aveva bisogno di essere controllato.” (trad. di G. Ierolli)
Ed eccoci al punto cruciale:
EN – When ‘Sense and Sensibility’ came out, some persons, who knew the family slightly, surmised that the two elder Miss Dashwoods were intended by the author for her sister and herself; but this could not be the case. Cassandra’s character might indeed represent the ‘sense’ of Elinor, but Jane’s had little in common with the ‘sensibility’ of Marianne. The young woman who, before the age of twenty, could so clearly discern the failings of Marianne Dashwood, could hardly have been subject to them herself.
IT – Quando fu pubblicato “Ragione e sentimento”, qualcuno, che conosceva poco la famiglia, ipotizzò che nelle due Miss Dashwood l’autrice avesse voluto ritrarre lei stessa e la sorella, ma non poteva essere così. Il carattere di Cassandra poteva davvero rappresentare il “buonsenso” di Elinor, ma quello di Jane aveva ben poco in comune con il “sentimento” di Marianne. La giovane donna che, prima dei vent’anni, riusciva a riconoscere così chiaramente i difetti di Marianne Dashwood, avrebbe potuto difficilmente essere lei stessa preda di quei difetti. (trad. di G. Ierolli)
Sì, James Edward scrive da vicario vittoriano, più ansioso di fornire un’immagine immacolata dell’illustre zia che non di raccontare la realtà. Ma è innegabile che la logica del suo ragionamento è ferrea.
Molte parole sono state spese anche da esperti ben più eruditi ed illustri di me su questo argomento. Generalmente, si tende a rigettare l’ipotesi della piena analogia e a dimostrare la tesi sostenuta da James Edward.
A me piace pensare che ci sia una parte di verità in entrambi i casi.
Di certo, Jane scriveva attingendo a piene mani dalla propria realtà e, di certo, la simbiosi tra le Dashwood deve molto a quella tra le due ragazze Austen, così come i tratti del loro carattere. Ma non andrei oltre un’ottima fonte di ispirazione, elaborata e trasformata magistralmente dall’arte (magica) di Jane.
Non dimentico, infatti, che Jane scrisse S&S da narratrice onniscente ma completamente dal punto di vista di Elinor, la più sensible delle due sorelle, per poi sparigliare le carte in tavola mescolando i due opposti: convoglia la sensibility di Marianne in una buona dose di sense, così come mescola al sense di Elinor molta sensibility…
In breve, in S&S non c’è nulla di così netto e semplice come farebbe pensare il titolo!
Note:
– i brani del Memoir di JE Austen-Leigh sono tratti dal sito jausten.it di Giuseppe Ierolli
– il brano in cui James Edward riferisce del commento di Mrs. Austen, madre di Jane, a proposito del suo profondo attaccamento alla sorella Cassandra viene dalla lettera del 1864 a cui Anna Lefroy, sorellastra di James Edward, affida i propri ricordi su Dear Aunt Jane: Anna riporta l’episodio così come le fu raccontato dalla nonna.
Link utili:
– il Memoir e tutti gli altri family recollections (ricordi familiari) su Jane Austen sono disponibili in italiano con testo inglese a fronte sempre sul sito jausten.it. Non perdeteveli!
– se, invece, vi perdete nella vasta e ramificata famiglia di Jane, consultate anche l’albero genealogico.
Bellissimo questo tuo articolo di approfondimento sul paragone tra le sorelle Dashwood e le Austen 🙂
Grazie, @Gwen1984! E’ un aspetto di S&S che mi ha sempre affascinato e sul quale non finiremo mai di riflettere, credo. Forse in Elinor e Marianne c’è un po’ di Jane e Cassandra… proprio come noi, lettrici, troviamo un po’ di noi stesse in entrambe le protagoniste….
Cara Silvia, complimenti davvero. Interessantissimo. Anche io penso, come te, che certamente Jane si è ispirata alla sua realtà quotidiana…e volendo rendere un affetto tra sorelle nel suo romanzo è naturale che abbia descritto in parte anche il suo bellissimo con la sorella; questo non significa che abbia deliberatamente identificato Elinor con Cassandra e se stessa con Marianne.
Ti abbraccio,
Irene
Mi vergogno della ignoranza, ma non sapevo di questo accostamento tra le sorelle Dashwood e le sorelle Austen!
E pensare che proprio l’altro giorno leggendo l’incipit del capotolo 21 mi ero convinta che Jane si identificasse in Elinor!
“I Palmer tornarono a Cleveland il giorno successivo, e le due famiglie di Barton si ritrovarono a doversi nuovamente intrattenere a vicenda. Ma la cosa non durò a lungo; Elinor si era a malapena tolta di mente gli ultimi ospiti […], quando lo zelo sempre in attività di Sir John e Mrs. Jennings, le procurarono altre nuove conoscenze da incontrare e osservare.”
Questo cenno al suo diletto nell’osservare i tipi umani e nel riflettere sui loro comportamenti mi è sembrato così da Jane!!
Mia cara Silvia, che fatalità!
Ho appena finito di leggere il libro
della Barron ” Jane e il mistero del Reverendo ” e, adesso che mi ci fai
pensare e notare, c’è davvero una somiglianza tra le due sorelle
Dashwood e Austen! E’ bello che abbia voluto riportare sui suoi racconti l’amore speciale che c’era fra di loro…e naturale!
Un abbraccio
Susy x
Sì, cara cugina @Irene, nei primi due romanzi, Zia Jane ha fatto un vero monumento al legame affettivo tra due sorelle e credo che abia mescolato un po’ di sé e Cassandra nei personaggi ma, come giustamente dici, senza necessariamente identificarle nettamente.
Tra l’altro, @Phoebes, la tua intuizione ha un fondamento: la Jane narratrice ci racconta tutto con gli occhi di Elinor ed è plausibile che spesso a parlare sia Jane stessa…
Mia cara @Susy, spero che il romanzo della Barron ti sia piaciuto! Credo che la parte più bella sia proprio l’attenzione che l’autrice dedica ai rapporti familiari di Jane, per i quali di certo ha attinto ai suoi scritti, tra cui anche i romanzi.
Grazie a @tutte per i bellissimi commenti e per aver condiviso le vostre impressioni su questo aspetto di S&S!
Tutto questo mi ricorda che devo necessariamente completare la mia serie di letture biografiche sulla cara Zia! Fortuna che posso trarre vantaggio dai tuoi puntuali riassunti e le migliori riflessioni My Dearest! :*
Adoro Sense and Sensibility.. e come al solito, gradisco moltissimo le tue riflessioni, Sylvia! Concordo con te sul fatto che, se certamente in qualità di scrittrice Jane attingeva certo alla realtà che la circondava, ben diverso è voler cercare di attribuire un’identità in carne ed ossa alle sue protagoniste.. va bene ricercare gli spunti che hanno ispirato un’autore, ma addirittura cercare di trasporre letteralmente in realtà il meraviglioso frutto di una mente brillante mi sembra eccessivo. Il bello dei romanzi è che ci fanno sognare, e che dallo spunto colto dall’occhio di un autore – magari duecento anni fa – sono potute sbocciare storie meravigliose che tuttora ci accompagnano… che importa, se Jane ha messo un pizzico di sè stessa in Elinor o Marianne o entrambe? Probabilmente c’è un po’ di lei in tutte e due…
Oh sì, c’è un po’, anzi, c’è molto di Jane in tutte le sue eroine. Ne sono sicura.
E poi c’è anche molto di noi, nel senso che tutte, leggendo, sentiamo risuonare qualcosa dentro, che ci fa riconoscere un atteggiamento, un impeto, una frase, un gesto come se fossero nostri…
Grazie @MissClaire e @B&Mentuccia per il vostro apprezzamento e contributo!
Anch’io penso che vi sia per forza una matrice autobiografica o comunque il riferimento a fatti e persone realmente esistenti non era puramente casuale (come si scrive alla fine dei film oggi e infatti si preoccupava di avvertire il nipote) anche se non è possibile rintracciare alcuna identificazione, dato che nemmeno l’Autrice si confonde con la narratrice; certamente J.A. parlava di persone e argomenti noti a tutta la cerchia familiare.
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