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Romanzo di Jane Austen

Chi ben comincia è dentro all’opera.
Breve riflessione sul primo capitolo del primo romanzo pubblicato.

Sense and Sensibility, copertina di H. ThomsonRileggere Sense and Sensibility (Ragione e Sentimento) per il Jane Austen Book Club di Bologna ha rimesso in moto una quantità di riflessioni, o meglio elucubrazioni in libertà – una parte delle quali riverso oggi in questa breve tazza di tè meditativa dedicata proprio all’inizio del romanzo.

Credo che la prima caratteristica dell’abilità compositiva di JA che salta all’occhio di chiunque inizi a leggere i suoi romanzi sia, per l’appunto, l’inizio, il primo capitolo, per la sua straordinaria capacità di portare il lettore nel cuore dell’azione: l’autrice non si limita soltanto (e scusate se è poco) a dipingere un accuratissimo quadro della situazione ma, addirittura, nel fare ciò prende il lettore saldamente per mano e, nel giro di pochi paragrafi, lo porta baldanzosa dentro quel quadro. Il romanzo diventa subito un grande quadro vivente tutto intorno a noi.
Questo accade fin dall’inizio – intendo l’inizio del destino pubblico di scrittrice – con il primo romanzo pubblicato, Sense and Sensibility (Ragione e Sentimento), che stabilisce immediatamente questa sana, entusiasmante abitudine, che si ripeterà in tutti gli altri romanzi, per la gioia incontenibile dei lettori.
(in realtà, accade fin da un altro inizio, quello vero, primigenio, della Jane Austen scrittrice privata, la dodicenne argutissima che compone il suo primo romanzo, Frederick & Elfrida, incluso negli Juvenilia, di appena otto pagine e già portatore in nuce di tutto quanto sarebbe stato composto negli anni seguenti)
A riprova di ciò, invito i miei sei lettori a fare un divertente esperimento e rileggere il primo capitolo dei sei romanzi canonici. Una folgorazione.
Quando chiudiamo il primo capitolo di Sense and Sensibility (Ragione e Sentimento), abbiamo tutte le coordinate del caso per sapere dove siamo, con chi siamo, e in quale situazione. Non solo: ci siamo già formati le nostre brave prime impressioni.

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My name is Lizzie Bennet.. and I’m back! Grandi novità per i pensieri di Lizzie intorno alla webcam

Dite la verità, LBD-Addicted di tutta Italia.
Dalla fine di The Lizzie Bennet Diaries, il geniale e appassionante adattamento iper-moderno di Pride and Prejudice in forma di vlog (acclamato vincitore di un Emmy Award), siete inconsolabili!
Avete riguardato tutta la web series più volte, curiosato in giro per la rete alla ricerca di nuovi segni della presenza degli amatissimi personaggi e attori, divorato famelicamente tutte le nuove serie e le novità della Pemberley Digital, ma non siete mai appagati.
Nessuna delle nuove serie che si sono succedute da quel giorno è riuscita a darvi l’intensità di emozioni (e la grave, divertentissima dipendenza) che avete provato con lo strepitoso The Lizzie Bennet Diaries tra il 2012 e il 2013.
Animo! In questo triste anno di astinenza da LBD, alcune novità hanno preso forma, per la gioia di tutti noi che non vediamo l’ora di qualche ottimo pretesto per tornare alle vicende raccontate da Lizzie davanti alla webcam.
E proprio ieri, 22 maggio 2014 (ecco un’altra pietra miliare nel calendario LBD), Lizzie è tornata, con un Bonus Video!

Il video è disponibile sul canale youtube di The Lizzie Bennet Diaries

Inoltre, altri bonus ci attendono per alimentare nuovamente la nostra dipendenza cronica: un libro e persino un audiolibro tratti dalla serie, nonché i DVD dell’intero adattamento.
Il tè di oggi è ricco di sorprese…


My name is Lizzie Bennet AND I’M BACK!

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Orgoglio e Pregiudizio 1940, ovvero: Adorabile Infedele

Quale che sia il vostro giudizio, vi chiedo un caloroso applauso ed un’ovazione per questo film, il primo adattamento cinematografico di Pride and Prejudice (preceduto da uno sceneggiato tv BBC del 1938, andato irrimediabilmente perduto), nonché un grande successo, duraturo, che ha aperto la strada a tutti gli adattamenti successivi.
Troppo spesso, la nostra tv lo trasmette colorato al computer, un vero affronto al suo bianco e nero originale, sfolgorante e variegatissimo. Io me lo gusto sempre in privato, grazie al DVD di cui sono gelosissima e fiera proprietaria. Ed ogni volta guardarlo è fonte di grande divertimento e piacere – ma anche di tenerezza, se penso a quanto ero giovane e del tutto ignara di ciò che avrei scoperto grazie a quelle improbabili crinoline, nella tarda primavera dei miei vent’anni.

Siate pazienti e benevoli, oggi, e lasciate che vi serva il mio tè delle cinque fuori orario e sulla macchina del tempo. Non solo perché l’oggetto delle mie elucubrazioni è un film che ha la stessa età di quei gentili vecchietti che sono i miei genitori ma anche perché in questo caso più che in qualunque altro devo farvi seguire il corso dei miei ricordi personali.

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My name is Lizzy Bennet and I like Tea. Il ruolo del tè in Pride & Prejudice.

Binomio inscindibile, quello tra Jane Austen e il tè. Tanto che non riesco a frenare una prevedibile (quanto verissima) parafrasi: è una verità universalmente riconosciuta che nei suoi romanzi, e nelle sue lettere, il tè scorra a fiumi.
Intorno a foglie, infuso, tazze, teiere e tavolini e tutto l’apparato che accompagna questo appuntamento, la vicenda continua a prendere corpo. Tra le spire del vapore lievemente profumato che sale dalla bevanda dorata ecco emergere sguardi e parole e gesti che si mescolano vorticosi come il latte e lo zucchero nelle tazze che, allo stesso modo, vengono scambiate in un tintinnio sfavillante.
Ma quante volte compare il tè in Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio)? Sì, nel mio Numero Uno tra tutti i romanzi, il mio primo grande amore austeniano, il darling child che non mi stanco mai di frequentare in tutte le sue declinazioni? Di certo è presente in tutti i rinfreschi dati ai balli e nei dopo-pranzo o dopo-cena e in tutte le occasioni sociali che costellano il romanzo ma… Quante volte è esplicitamente citato?
Non ho resistito alla curiosità: ho aperto il testo originale e l’ho cercato. La parola “tea” appare tredici volte.
Sono tutti tè delle cinque? O solo citazioni sfuggenti? C’è sempre Lizzy? E Darcy? In breve: che cosa accade intorno a quei tredici tè di Orgoglio e Pregiudizio?
Andiamo a prenderci questi tè e scopriamolo insieme!

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Gli echi di Orgoglio e Pregiudizio in Nord e Sud di E.Gaskell

Nord e Sud - Orgoglio e Pregiudizio

Grazie alla lungimiranza di Jo March Agenzia Letteraria, che lo ha tradotto nel 2011 per la prima volta in italiano, e a quella di laeffe tv che ne sta trasmettendo lo sceneggiato in queste settimane, finalmente tutta l’Italia ha fatto conoscenza con il capolavoro di Elizabeth Gaskell, Nord e Sud.

Personalmente, l’ho incontrato negli anni dell’università, affrontandolo in lingua originale non senza qualche difficoltà (gli operai di Milton usano il northerner, il dialetto del Nord dell’Inghilterra), e l’ho riletto più volte nel corso dei decenni perché non riuscivo a staccarmene.
Impossibile provare a raccontare il motivo di questo attaccamento in poche parole: la scrittura asciutta di E. Gaskell, la sua abilità di inserire il contesto socio-economico in una trama appassionante, la forte caratterizzazione dei personaggi, su cui spiccano un’eroina imperfetta in cui identificarsi, un eroe tenebroso dal cuore sensibile, alcuni comprimari di lusso che conquistano la nostra ammirazione nel giro di poche battute, la storia degli individui che si intreccia con la Storia del mondo, e contrasti personali che diventano il simbolo stesso del contrasto culturale tra opposti apparentemente inconciliabili… Tuffarsi in questa narrazione e restarne folgorati è questione di un attimo, giusto il tempo di arrivare in fondo alla prima pagina!
Sarà che una Janeite vede l’oggetto dalla propria incondizionata ammirazione ovunque, ma fin dalla prima lettura avevo sentito nettamente gli echi di qualcosa che conoscevo e amavo già: non riuscivo a non pensare a quanto certe suggestioni di Nord e Sud riportassero alla mente alcuni aspetti dell’adorato bambino di Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio, pur trattati in modo del tutto originale.

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