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Famiglia di Jane Austen (sorella)

24 luglio 1817, la Cattedrale di Winchester accoglie Jane Austen

Questo tè è in grave ritardo, e me ne scuso fin d’ora con i fedeli frequentatori di questa sala da tè.
Devo recuperare una lacuna lasciata aperta fin dal 2012, quando ho raccontato il mio diario di viaggio nello Hampshire alla ricerca dei momenti e dei luoghi fondamentali nella vita di Jane Austen.
Infatti, quell’anno, dopo i tè dedicati all’imperdibile cottage di Chawton, l’amatissima casa di Jane dove i suoi romanzi hanno preso forma compiuta e conquistato il mondo, il tè successivo preparato a Winchester, è rimasto colpevolmente a metà. Lo abbiamo sorseggiato davanti all’ultima dimora di Jane in College Street, scenario delle sue ultime, sofferte settimane di vita, ma non l’ho mai completato con il racconto sulla tappa successiva, la Cattedrale, che custodisce i suoi resti mortali e gli omaggi al suo eterno ricordo.

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Non so perché io abbia esitato così a lungo. Nel corso di questi due anni, ho sempre pensato che il giorno della commemorazione della sua morte, il 18 luglio, fosse l’occasione giusta per ricordare questa esperienza (proprio come accaduto nel 2012, con il tè di College Street), ma un inconscio pudore mi ha frenata anche quest’anno. Forse, a vincermi è stata la consapevolezza che il giorno idoneo per raccontarlo è, semmai, oggi.
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Il diario della dodicenne Jane da Caro diario ti scrivo…

CaroDiario

Care e cari Janeite, che cosa vi viene in mente se dico “diario”?
Che domanda… Henry Tilney, gran maestro d’ironia e di muliebri virtù! – che in un posto mondanissimo come le Lower Rooms di Bath diverte se stesso e la sua giovane e ingenua dama Catherine (che ha appena osato insinuare “Ma, forse, non tengo un diario”) con una breve ma accurata descrizione dell’utilità propedeutica del diario:

Non tenere un diario! Come fa la vostra cugina lontana a sapere il tipo di vita che fate a Bath senza un diario? Come possono essere riferite a dovere le cortesie e i complimenti di tutti i giorni, se non le si annota ogni sera in un diario? Come ricordarsi i vestiti indossati, e lo stato particolare della carnagione, e come descrivere tutte le sfumature dell’acconciatura dei vostri capelli, senza fare costante ricorso a un diario? Mia cara signorina, non sono così all’oscuro delle abitudini delle giovani signore come vorreste credermi; è quest’uso delizioso di tenere un diario che contribuisce a gran parte dello stile fluente nello scrivere per il quale le signore sono così generalmente celebrate. Lo sanno tutti che il talento di scrivere lettere piacevoli è tipicamente femminile. La natura può entrarci qualcosa, ma sono certo che dev’essere assistito concretamente dall’abitudine a tenere un diario.
(L’Abbazia di Northanger, cap. III)

Jane Austen, nascosta dietro al suo Henry, si prende gioco della gabbia sociale in cui l’arte dello scrivere al femminile è stata ingabbiata e, nel farlo, ci regala un quadro perfetto di questo particolare strumento di autoconoscenza e creatività: il diario.

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Jane al suo scrittoio (da Miss Austen Regrets)

Ma Jane – che scriveva come respirava, cioè in modo del tutto naturale e vitale, raccontando e analizzando se stessa e la realtà che la circondava – aveva un diario? Non lo sappiamo per certo, nessun diario di Jane Austen è arrivato fino a noi e nelle lettere o nelle biografie familiari non ci sono accenni espliciti a questa consuetudine, anche se non fatichiamo a immaginare Jane intenta a scrivere un diario.
Come sempre accade in questi casi, la nostra affettuosa fantasia colma la dolorosa lacuna: basti pensare a due esempi famosi come i romanzi di Syrie James o Stephanie Barron.
Oggi vi invito a scoprire un libro italianissimo, Caro diario ti scrivo che, grazie a Patrizia Rinaldi e Nadia Terranova, immagina alcune pagine dei diari di sei grandi scrittrici, colte nei loro dodici anni, nel momento in cui cominciano a scoprire il mondo anche attraverso quella meravigliosa magia che è la scrittura: Matilde Serao (ovvero L’amore o qualcosa di simile), Beatrix Potter (ovvero La parola può tutto), Anna Maria Ortese (ovvero Dov’è casa mia?), Emily Dickinson (ovvero Vivere con la timidezza), Silvina Ocampo (ovvero Diventare forza fantastica) e – scusate se sono così spudoratamente di parte – dulcis in fundo Jane Austen. Ovvero: L’anticonformismo.

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“Oggi sento che devo scriverti.” Jane annuncia a Cassandra la pubblicazione di Pride & Prejudice

morning_chronicle_28-gen-1813_04Quando arriva questo giorno, ogni anno, non posso fare a meno di ripensare alle circostanze che Jane stessa racconta all’amata sorella Cassandra in una delle sue memorabili, brillantissime, baldanzose lettere, scritta il 29 gennaio 1813 esattamente il giorno dopo la fatidica pubblicazione di Pride & Prejudice.
Sì, finalmente il nuovo romanzo di Jane è pubblicato!
L’annuncio che indica l’uscita di Pride & Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio), By a LadyThe Author of Sense & Sensibility (Autore di Ragione e Sentimento), in tre volumi, per 18 scellini, appare oggi, 28 gennaio 1813, nei giornali londinesi The Morning Chronicle (nella rubrica “Books Published This Day”, Libri pubblicati oggi)

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La pagina in cui compare l’annuncio (il quarto nella colonna di sinistra) e da cui sono tratti i particolari dell’immagine in testa a questo articolo

The Morning Post, dove l’annuncio si trova in seconda pagina, ed è  il secondo, nella terza colonna.

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(per le immagini dei due giornali, ringrazio sentitamente Giuseppe Ierolli)

Non provo nemmeno ad immaginare il suo stato d’animo.
Ma per farmi un’idea dei suoi pensieri, delle sue emozioni, mescolate ai gesti ed alle attività della sua vita quotidiana di quei giorni, ogni anno rileggo la lettera a Cassandra del 29 gennaio che contiene il racconto di quanto avviene in questi due giorni. E mi sembra di vederla…

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Un tè con… Cassandra Austen!

Siamo di fronte al leggendario cottage di Chawton, l’amatissima dimora che Jane Austen condivise negli ultimi 8 anni della propria breve ma intensa vita con la madre e la sorella Cassandra.
Abbiamo appena concluso la nostra visita a Zia Jane, consapevoli di aver fatto una vera scorpacciata di emozioni (e foto…) tra il cottage ed il bellissimo giardino che lo circonda.
Sì, è esattamente come si può ben immaginare: se si riesce ad obbligarsi ad uscire di lì (la mia compagna di viaggio, Petra/Miss Claire, ed io ci abbiamo messo circa tre ore prima di convincerci a vicenda che era ora di andare), è quasi impossibile staccarsi subito da quel luogo e non si può fare a meno di indugiare ancora un po’ all’esterno.
E’ come se tutti i sensi non si stancassero mai di guardare quell’edificio, respirare l’aria fresca e odorosa, ascoltare i rumori della placida vita quotidiana, percepire ovunque la presenza di Jane, Cassandra, Mrs Austen e tutte le persone che gravitavano intorno a questa casa.
…Ah, ma sto di nuovo lasciando briglia sciolta alla mia sensibility…!
Il mio sense mi ricorda non solo che una visita di oltre tre ore è già più che sufficiente ma che abbiamo già passato abbondantemente l’ora di pranzo e il corpo ha pure i suoi bisogni primari da soddisfare.

Dunque, per accontentare i miei insaziabili cuore e mente mentre mi prendo cura del mio vuotissimo stomaco, arriva in mio soccorso niente meno che Zia Cassandra stessa.
Di fronte al Chawton cottage, infatti, proprio lì, sulla destra dell’incrocio, c’è esattamente ciò che fa per noi, teinomani austeniane senza speranza e con un po’ di fame: la sala da tè (what else?…) Cassandra’s Cup.
Venite a prendere un tè con noi.

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Jane e le sue creature dopo la parola fine (2): Lizzie Bennet

Lizzy reading Jane's letter, di Isabel Bishop

Isabel Bishop (1902-1988),
“The Examination of All the Letters which Jane had Written to Her”,
da www.janeausten.co.uk/captured-by-jane/

La simbiosi di Jane con i suoi “figli” letterari è molto forte e risaputa.
Ne parla già il nipote James Edward Austen-Leigh nel Memoir of Jane Austen (Ricordo di Jane Austen), la biografia familiare del 1871. Ma basterebbero le lettere, appunto, per scoprire questo aspetto così intimo.
Da questi scritti sappiamo che Jane non perdeva occasione per cercare le sembianze dei suoi amati personaggi nei quadri che ammirava alle mostre o per parlare del loro destino con parenti e amici (quasi come facciamo noi oggi, con le opere derivate dai suoi libri!) sempre con un affetto ed una costanza da far pensare a loro come a persone di famiglia.
Forse perché ha vissuto con loro tanti anni prima che vedessero la luce… fatto sta che anche dopo la pubblicazione (che segnava in qualche modo la fine della loro creazione), Jane conservò con loro un legame strettissimo.

Su tutti, un personaggio sembra avesse un posto speciale nel suo cuore e nella sua mente: Elizabeth Bennet. A lei sono dedicate molte riflessioni all’indomani della pubblicazione di Pride ande Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio).
Leggiamole insieme.

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