Quello che resta: metamorfosi dell’eroe imperfetto (Trilogia Aidan, vol. 3)

aidan_quello_che_resta_coverTerza puntata sulla “Trilogia di Fitzwilliam Darcy, gentiluomo” di Pamela Aidan – Vol. 3: Quello che resta.
Anche in questo caso, data la notevole quantità di chiacchiere, consiglio di mettersi comodi e servirsi più volte di tè e biscotti…
(Puntate precendenti: Vol.1: Per orgoglio o per amoreVol. 2: Tra dovere e desiderio)

Girando l’ultima pagina, ci si sente dispiaciuti nel constatare di essere già alla fine della cronistoria, tale è il piacere con cui scorrono le 440 pagine di questo romanzo. Tanto che vi verrà una voglia irresistibile di ricominciare, innanzitutto ovviamente con l’originale di Jane Austen…
Questo terzo libro è senza dubbio il migliore dei tre. Del resto, l’originale di Miss Austen cambia ritmo proprio dall’arrivo separato di Elizabeth e Darcy nel Kent, in primavera, ed è impeccabile nell’incalzare della trama: una brava (ri)scrittrice qual è la Aidan non può non sfruttare appieno il tappeto soffice ma solido che viene intessuto dal magico telaio di zia Jane.

Pamela Aidan dimostra di amare e rispettare sinceramente ciò che ha avuto l’ardire di ricomporre a modo suo, a differenza di una quantità di volponi che hanno semplicemente sfruttato il richiamo commerciale.

Matthew MacFadyen

Matthew MacFadyen in Pride and Prejudice di Joe Wright, 2005

Sì, a volte si ha l’impressione che l’autrice indulga un po’ troppo al romanticismo, mostrando un Darcy quasi troppo femminile tanto è palpitante – ma, perbacco, non siamo forse nell’epoca in cui si è codificato il Romanticismo come corrente culturale che inneggia al primato dei sentimenti sulla ragione?…
Ed il brodo allungato della parte centrale del libro, dove si ha l’impressione che l’autrice insista un po’ troppo nell’elaborazione della sofferenza di Darcy, non riecheggia forse i tormenti dei grandi eroi della letteretatura del periodo (il giovane Werther in primis)?…
Ed anche la ripresa del filone gotico sfruttato nel secondo volume, e qui infilato un po’ a forza, con colpi di scena e situazioni estreme, oscure, misteriose, avventurose, non è forse un ulteriore elemento di precisa ambientazione Regency, negli anni in cui Horace Walpole ed Ann Radcliffe appassionavano i lettori?

COME INIZIA LA FINE?
Il secondo volume “Tra dovere e desiderio” si era chiuso con una domanda che il protagonista rivolge al proprio cane, accucciato accanto a lui, ma parlando a se stesso: “Hai la coscienza pulita?”.
Il terzo volume incomincia proprio da lì, riprendendo cioè il tormento di Darcy per la sua condotta verso l’amico aristocratico Bingley perché ha tramato nell’ombra per allontanarlo da Jane, borghese di campagna di cui era inopportunamente innamorato – tormento che inevitabilmente lo collega ad Elizabeth, in quanto sorella di Jane. Se il dovere gli dice che lo ha fatto per il loro bene, la sensibilità continua a ripertergli che sarà impossibile guardarle negli occhi e non sentirsi disgustosamente in colpa.

Keira Knightley in Pride and Prejudice di Joe Wright, 2005

Nel bel mezzo dell’elaborazione di questa amarezza, irrompe sulla scena proprio lei, la sua Nemesi, Elizabeth!

DALLA CRISI ALLA RINASCITA
La sua Nemesi? Decisamente! Darcy si illude di aver risolto tutto: è passato dallo stato dolentissimo di “non posso amarla perché è inferiore a me” allo stato baldanzoso di “posso amarla malgrado sia inferiore a me”. Ed invece Elizabeth gli rifila una lezione di vita dirompente e senza ritorno rifiutando, offesissima, la sua sorprendente proposta di matrimonio.

Matthew MacFadyen in Pride and Prejudice di Joe Wright, 2005

Pamela Aidan è molto brava a preparare il terreno dell’apoteosi di questo orgoglio: Darcy è talmente convinto del buon esito della sua proposta di matrimonio che, nei giorni precedenti,  la sua immaginazione è totalmente a briglia sciolta e gli fa vedere, ad esempio, Elizabeth intenta a dirigere Pemberley da perfetta padrona di casa, o a svegliarsi al mattino sul cuscino accanto a lui, o a passeggiare nei boschi e nei prati della sua vastissima proprietà. Un delirio di onnipotenza!

Colin Firth, Pride and Prejudice, BBC, 1995

Jane Austen rende questo momento drammaticamente inevitabile: l’orgoglio di classe di Darcy gli fa ritenere che la sua proposta non possa essere rifiutata perché lui è il meglio del meglio, per di più ben al di sopra di ciò a cui Lizzy potrebbe aspirare!
Contrariamente al luogo comune su Orgoglio e Pregiudizio/Pride and Prejudice come trionfo del buon matrimonio come unico obiettivo di vita femminile, qui invece c’è una donna disposta a prendere a calci  le Convenzioni e le Convenienze (e, se potesse, anche l’uomo che ha di fronte…) per affermare la propria dignità. Non dimenticate che siamo nel 1813 (anno di pubblicazione). Qui parliamo di sovversione più che di rivoluzione!

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Questa è la lezione di vita: Darcy deve imparare che dignità non è sinonimo di orgoglio. Deve crescere, maturare.
La reazione di Darcy a questo articolato rifiuto non può che essere di rabbia e di vergogna per essere stato ridotto ai minimi termini da una donna che egli credeva di avere in proprio potere.
…Almeno finché il senso delle parole che lo hanno ferito non comincia a scavare nella sua mente ed il rimettersi in discussione non gli farà toccare il fondo.

E qui Pamela Aidan ci presenta un Darcy… ubriaco fradicio.
…Ubriaco?! Ebbene sì, inequivocabilmente, vergognosamente, fieramente ubriaco tanto da dover essere portato in casa a spalla, non senza qualche difficoltà, dall’amico Dyfed, sotto gli occhi (decisamente divertiti) dell’innocentissima sorella Georgiana.
Qualcuno in rete si è scandalizzato per questa caduta di stile protestandone l’assoluta incoerenza con il personaggio creato da Jane Austen ma non riesco ad essere d’accordo. Ai miei occhi, è una metafora, di certo per niente sottile ma sceneggiata molto abilmente, del definitivo crollo psico-fisico del razionalista ed iper-convenzionale Mr Darcy che ha trionfato nella prima inaccettabile dichiarazione ad Elizabeth. Da questo momento in poi, può solo cominciare a risalire, o meglio a ricostruire una nuova consapevolezza di sé – e sperare di potersi guadagnare la stima della donna che ama.

Ecco allora il compimento della metamorfosi di Mr Darcy, lungo un percorso di crescita interiore che scorre parallelo a quello di Elizabeth (nell’originale di JA), fino alla meta finale: imparare ad amare l’altro, così com’è.

Keira Knightley e Matthew MacFadyen in Pride and Prejudice di Joe Wright, 2005

In breve, il lieto fine non è semplicemente “fine a se stesso”…

INCIPIT VITA NOVA
L’inizio di questa nuova vita finisce con un matrimonio, come nella migliore delle favole, con Darcy in piedi davanti all’altare, con le farfalle che gli svolazzano allegre e frementi nello stomaco in subbuglio.
Posso ammettere che un uomo tutto d’un pezzo, che non si è mai concesso divagazioni sentimentali, si trovi spiazzato dall’amore e, nel momento del suo coronamento, si senta tutto sottosopra. Ma è pur sempre Darcy. Ed è pur sempre creatura di Jane Austen. E difatti Pamela Aidan non commette l’errore che molti hanno commesso nei propri libri, cioè avventurarsi laddove Jane Austen stessa ha preferito posare la penna per dare a noi, lettori, la guida della fantasia.
E così, com’è giusto che sia, lasciamo Darcy davanti all’altare, visibilmente emozionato proprio come capiterebbe a tanti di noi, che siamo esseri umani esattamente come lui.

Jennifer Ehle e Colin Firth, Pride and Prejudice, BBC, 1995

QUANTE ALTRE COSE, PRIMA DI FINIRE!
Vorrei potervi raccontare le altre cose che colpiscono in questo terzo ricco volume.
Ad esempio, il rapporto tra Darcy e sua sorella Georgiana: nell’originale, è un trionfo di amore fraterno, del tutto privo di smancerie ma molto più consistente nei fatti. Qui invece è svilito, addirittura talvolta Darcy sembra disinteressato e molto poco fraterno (le prime pagine sono eclatanti).

Matthew MacFadyen e Tamzin Merchant in Pride and Prejudice di Joe Wright, 2005

E ancora: il riscatto della patetica figura della cugina di Darcy, Anne; il ruolo di paraninfo, più o meno involontario, abilmente recitato dal cugino Colonnello Fitzwilliam; l’affermazione di Dyfed come eroe di una trama parallela degna di un romanzo di spionaggio, che varrebbe la pena approfondire altrove; la scoperta del retroscena che permette al valletto Fletcher di essere un fine dicitore shakespeariano (e non solo); la maestria con cui l’autrice ricostruisce il modo in cui Darcy apprende dell’ultimo incontro/scontro avvenuto tra la sua bisbetica zia Lady Catherine ed Elizabeth; e molto altro ancora…

…ma ve lo lascerò scoprire in quest’ultimo, avvincente volume della Trilogia di Pamela Aidan (finora, tra i pochissimi, anzi, rarissimi derivati da Jane Austen che mi davvero siano piaciuti).

Alla fine del percorso, non c’è più alcun contratto da firmare, decoro sociale da rispettare, dote da discutere, reputazione da proteggere, incomprensione da appianare – niente orgoglio né pregiudizio, né condizionamenti culturali… Quello che resta? Soltanto un uomo ed una donna, così come sono, finalmente riconosciutisi come compagni di vita, al di là del bene e del male – anzi, meglio: NONOSTANTE il bene ed il male.

Keira Knightley e Matthew MacFadyen in Pride and Prejudice di Joe Wright, 2005

LA TUA VIVA INTELLIGENZA TI METTEREBBE IN GRAVE PERICOLO SE DOVESSI FARE UN MATRIMONIO NON EQUILIBRATO […]. BAMBINA MIA, NON DARMI IL DOLORE DI VEDERE TE INCAPACE DI RISPETTARE IL COMPAGNO DELLA TUA VITA.
YOUR LIVELY TALENTS WOULD PLACE YOU IN THE GREATEST DANGER IN AN UNEQUAL MARRIAGE. […] MY CHILD, LET ME NOT HAVE THE GRIEF OF SEEING YOU UNABLE TO RESPECT YOUR PARTNER IN LIFE.
(Mr Bennet a sua figlia Elizabeth in Orgoglio e Pregiudizio, cap. LIX – o nell’originale inglese cap. XVII vol. III)

Silvia Ogier

25 pensieri su “Quello che resta: metamorfosi dell’eroe imperfetto (Trilogia Aidan, vol. 3)

  1. Silvia e Manu

    ciao carissima
    seguo il tuo blog perchè abbiamo tutte e due la passione della letterura e del te.
    anche se la mia prima vera passione è il ricamo.

    forse siamo tutte e due simili perchè ci chiamiamo silvia e siamo nate lo stesso anno 17.06.1966
    un bacio
    silvia

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  2. sylvia-66

    @SilviaeManu: ma sai che le Silvie lettrici (spesso anche austeniane) e accanite estimatrici del tè sono davvero tante nella blogosfera? E devo confermare la tua quasi certezza: stesso anno di nascita (io il 24/12…)!!!! Insomma, siamo proprio destinate ad incontrarci e condividere le nostre passioni! Grazie infinite per i tuoi passaggi e… a presto!

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  3. Aldina

    non mi resta che acquistarli, sono in chiusura di Fiera di Vanità (ma quanto bello è ..)salto in libreria obbligato si si
    bacione
    Aldina
    ah il nostro Colin …. ah

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  4. ^_^ BasilicoeMentuccia ^_^

    Sai che all’inizio ero scettica, ma man mano che leggo la tua recensione trovo sempre più avvincente quest’idea di leggere la storia di Orgoglio e Pregiudizio dal punto di vista di Darcy? Mi sta venendo una gran voglia di mettermi alla ricerca della trilogia..
    Brava, Sylvia!

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  5. sylvia-66

    @Aldina, @Silvia, @BasilicoeM, @Maristella: vi ringrazio per i commenti che avete scritto!
    E posso dire che la vostra intenzione di avventurarvi in questa lettura mi riempie di curiosità ed entusiasmo: vi piacerà? che cosa ne penserete?… Sembra un Gruppo di lettura “individuale”!
    Mi aspetto, tra qualche tempo, le vostre recensioni/impressioni – non mancherò di leggerle!

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  6. Miss Petula Pie

    Ciao!
    Complimenti per il tuo blog: ben fatto e con un sacco di spunti interessanti da seguire. Credo che mi fermerò spesso a prendere una tazza di ottimo tè :0)

    Un saluto
    Miss Petula Pie

    Rispondi
  7. Miss Claire

    Mia cara, come stai?
    Come sempre mi trovi concorde con l’analisi di questo secondo della Aidan, in effetti, è in questo libro che possiamo apprezzare l’inventiva, slegata dalla trama austeniana, dell’autrice. Tutto sommato, se la cava bene, credo anch’io che abbia voluto introdurre l’elemento gotico per omaggiare le letture di moda di allora, riguardo a Darcy in quel frangente, beh, ora che l’ho immaginato inserito in altri ben più disdicevoli contesti (non faccio nomi), non mi risulta più così incompatibile! 😀

    Grazie per la chicca su Colin, a tal proposito mi sa che ho gaffato…convintissima che la data degli Oscar fosse successiva…! (In mia difesa, il fatto che guardo pochissima tv…) *_*

    Dobbiamo spronare la TEA per quel titolo, mia cara! Scriviamo tutte assieme insistendo?! 😀

    Un abbraccio,
    Claire

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  8. Daniela

    Buongiorno!
    Che bello leggere tutte queste conferme alla mia opinione dopo aver letto i libri (ho letteralmente divorato “il diario di Mr. Darcy” e riletto lo stesso 4 volte), come pure trovare indicazioni e informazioni su nuove letture.
    Perciò un grazie immenso.
    Avevo trovato per caso il primo libro della Aidan. Non l’ho amato come il diario ma non mi è neanche dispiaciuto.
    Purtroppo non riesco a trovare il terzo volume. E sarebbe quello più interessante. Sapete darmi qualche informazione, forse?
    Ho provato eBay, Amazon, Kobo e Kindle. Ovviamente la mia libreria preferita in primis.
    Sto cominciando a perdere le speranze…..
    Intanto, corro a leggere il resto di questo blog.
    Lo adoro. Ciao.

    Rispondi
    1. Silvia Ogier Autore articolo

      Ciao, Daniela, grazie della tua visita e del tuo commento. Mi fa piacere constatare che ci sono lettrici così appassionate dei derivati austeniani (Austen inspired novels). Sì, il terzo volume della serie di Pamela Aidan è di certo il più interessante dei tre ma devo confermare, con enorme dispiacere, che è proprio l’unico introvabile. Perciò è necessaria una vera caccia al libro. Ti consiglio di cercare nelle librerie di libri usati, anche online. Fammi sapere come va la caccia libresca!

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      1. Marinella Liberini

        Dopo molte ricerche, l’ho trovato in pdf da scaricare su libri.me
        Il primo libro che ho letto su un tablet, ma ci tenevo troppo per non farlo…

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  9. TINA

    CIAO A TUTTE. ANCHE IO A PARTE L’ORIGINALE HO DIVORATO IL DIARIO DI MR DARCY!!!! NON TROVO IL TERZO VOLUME QUELLO CHE RESTA. QUALCUNA MI PUO’ CONSIGLIARE?????GRAZIE A TUTTE E UN BACIONE!

    Rispondi
  10. Daniela

    Ciao e grazie per il tuo blog! Sto leggendo la.trilogia di Pamela Aidan, capisco di essere un po’ in ritardo rispetto alla pubblicazione, ma ovunque (librerie e online) sono disponibili solo i primi due libri, mentre il terzo è esaurito ed introvabile! Ho provato anche a sollecitare la casa editrice TEA, senza però aver ricevuto una risposta. Ora mi ritrovo senza la fine della storia…..andrebbe bene anche usato se solo lo trovassi!

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  11. Silvia Ogier Autore articolo

    Ottimo consiglio, Tina! La biblioteca è sempre una risorsa preziosa e con il prestito interbibliotecario è possibile prendere in prestito un libro da biblioteche di altre città. Ad esempio, nell’area bolognese, Quello che resta è presente in ben quattro biblioteche (oltre a Salaborsa, a Bologna, anche al quartiere Saragozza, e poi a Imola e Vergato). Sono ben quattro libri a disposizione: approfittatene!

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      1. sabrina

        ciao anche io non riesco a trovare il terzo volume “Quello che resta” se hai sempre una copia sono disposta a comprarla oppure se sai dove posso trovarla so che è passato molto tempo ma li ho scoperti solo ora

        Rispondi

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