Come nasce la parola “Janeites” (1)

Da quando Sense and Sensibility ha fatto conoscere al mondo il genio di Jane Austen, la sua magia ha valicato i confini del tempo e dello spazio ed ha conquistato un esercito sempre crescente di ammiratori devoti che, cercando lei, trovano se stessi. Sì, perché Jane, senza essersene mai resa conto e senza averlo mai voluto, è una vera maestra di vita. Non è sorprendente, dunque, che tali ammiratori abbiano una vera e propria dipendenza da tutto ciò che ruota intorno a lei, come donna e come scrittrice. Né che amino esprimere il riconoscimento di questo potere terapeutico con il nome che li accomuna tutti: Janeite.
Chi non ammira Jane Austen ma osserva il fenomenale seguito che ha prodotto, usa questo termine in senso dispregiativo, per indicare un vero e proprio fantismo che poco ha a che fare con l’apprezzamento letterario e molto invece con lo sfruttamento commerciale e consumistico. Ma vi siete mai chiesti come e quando è nato questo termine?
Ne ho già accennato qualche tempo fa, in una chiacchierata leggera che riassumeva i fatti salienti che hanno portato alla definizione di questo epiteto (Janeite: una salutare dipendenza), ma oggi vorrei tornare sull’argomento, con uno sguardo più attento alla nascita di questo termine.

Nel 1894, l’editore George Allen pubblica una nuova edizione di Pride and Prejudice (eh sì, proprio lui, il più solare dei romanzi austeniani).
E’ un’edizione molto curata, con nuove (strepitose) illustrazioni di Hugh Thompson, uno dei più famosi ed apprezzati disegnatori dell’epoca vittoriana, che crea una veste divenuta fin da subito un ennesimo mito legato a Jane Austen. E’ la famosissima “peacock edition”, l’edizione del pavone, perché la copertina è impreziosita da un sontuoso pavone con la coda che si apre su quasi tutto lo spazio a disposizione.

dettaglio della copertina disegnata da Hugh Thomson

Ma soprattutto c’è un’introduzione di un eminente scrittore, storico della letteratura nonché critico, George Saintsbury, considerato il più autorevole dell’epoca. Il suo registro è nettamente personale e scoppiettante ma pur sempre erudito (avremo occasione di riparlarne perché ci sono dichiarazioni di vero, profondo amore per Jane Austen e questo suo romanzo nonché la sua irresistibile protagonista, Lizzie Bennet).

il frontespizio di Pride and Prejudice, ed. G.Allen, 1894

In più occasioni mi è capitato di trovare qua e là dei riferimenti all’incipit dell’introduzione scritta da Saintsbury, perché è proprio nelle primissime righe che egli inventa lì per lì un nome che qualifica la schiera di ammiratori della figlia del Rev. Austen (schiera alla quale, a quanto pare, appartiene egli stesso…).
Parlando infatti in generale di quell’amore personale e totalizzante nutrito dai lettori per il loro autore preferito e per le sue opere, sostiene che:

[…And] in the sect – fairly large and yet unusually choice – of Austenians or Janites, there would probably be found partisans of the claim to primacy of almost every one of the novels.
[…E] nella setta – piuttosto vasta eppure insolitamente scelta – di Austeniani o Janites, si troverebbero probabilmente per quasi ogni romanzo dei sostenitori che ne rivendicano il primato.
(no, non è un refuso: Saintsbury scrive proprio “Janites”)

L’intuizione è davvero notevole e brillante.

George Saintsbury

George Saintsbury

Nel prendere il nome di battesimo dell’autrice, Jane, e trasformandolo in una categoria linguistica nonché spirituale e sociale, Janites, Saintsbury consacra uno dei miti austeniani per eccellenza, cioè il vezzo di riferirsi a lei chiamandola “Dear Aunt Jane” (cara zia Jane), stabilito poco più di venti anni prima (1871) dal nipote di Jane, James Edward Austen-Leigh, nel suo Memoir of Jane Austen (Ricordo di Jane Austen) e regolarmente utilizzato dagli ammiratori fin da allora.

Ma sarà un altro esimio esponente della cultura mondiale a sancire definitivamente la nascita di questa nuova “categoria”: Rudyard Kipling, nel racconto Janeites – dove, come si può ben vedere, il nome coniato da Saintsbury assume la forma a cui siamo abituati.

Rudyard Kipling

Rudyard Kipling

Ma di questo parleremo nel tè delle cinque della prossima settimana…

janeite

l’immagine creata da Miss Claire, la Collezionista di dettagli, una Janeite DOC!

Link utili:
– Per chi conosce l’inglese e vuole leggere la brillante introduzione di Saintsbury ma anche per chi semplicemente vuole dare un’occhiata alle bellissime illustrazioni di Thomson (ne vale la pena, sono tra quelle che personalmente amo di più), consiglio vivamente di accedere all’edizione online messa a disposizione dalla New York Public Libary.
– Per chi desidera leggerla in italiano, è disponibile online la traduzione di G. Ierolli, sul suo sito jausten.it:  G.Saintsbury, Prefazione a Orgoglio e Pregiudizio

Silvia Ogier

9 pensieri su “Come nasce la parola “Janeites” (1)

  1. Miss Claire

    My Dearest!
    Che emozione!!! Sono la prima a commentare stavolta! 😀
    Ma cosa leggo, mia cara! Mi hai ospitato in questo bellerrimo post sul significato di Janeite (della nostra affezione non se ne parla mai bene abbastanza, brava!)!
    Come sempre mi hai interessata a tal punto che dovrò attendere il prossimo tè per soddisfare completamente la mia curiosità! XD

    Sai che dovresti proprio salvare ogni tuo post in un archivio cartaceo da conservare gelosamente?!

    Scappo per la serata, passane una ottima anche tu!
    A domani mia cara!
    :*

    Rispondi
  2. Sylvia-66

    Bentornata, My Dearest! Non poteva mancare il tuo tocco creativo in questo post dedicato a noi Janeites.
    (e grazie mille per il suggerimento che rivela la tua infinta generosità nel considerare le mie elucubrazioni!)

    Rispondi
  3. Silvia

    Il fatto è che chi non è un Janeite non capisce la mentalità di un Janeite e chi è Janeite non riesce a capire coloro che non sono Janeites… Ahhhh, è proprio vero: “Una metà del mondo non riesce a capire i piaceri dell’altra metà”!

    😉

    PS: adoro il banner di Miss Claire!

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  4. Stefania

    Ciao carissima!
    Grazie per averci offerto questo “interessantissimo” tè! Ho seguito il tuo consiglio e ho visionato le illustrazioni di Thomson. Sono veramente emozionanti!Peccato che le edizioni odierne siano prive delle parti grafiche, ad eccezione della sola copertina…Ho scoperto da poco il tuo blog ma da allora non passa giorno senza che io non dia una sbirciatina alle tue pagine :)E’ davvero confortante sapere che non sono sola a nutrire questa grande passione per la cara zia Jane…
    A presto e al prossimo tè 🙂
    Stefania

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  5. Sylvia-66

    @Silvia!! Perfetta la citazione da Emma!
    Il banner di Miss Claire è davvero elegante, degna celebrazione di questa “categoria”.

    Cara @Stefania, è vero, sarebbe bello se nelle edizioni odierne ci fosse qualche illustrazione originale. E naturalmente, grazie per essere una frequentatrice affezionata dei miei tè delle cinque!
    Come vedi, noi Janeites siamo più numerose di quanto possiamo immaginare ed amiamo condividere le nostre elucubrazioni austeniane!

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  6. ^_^ BasilicoeMentuccia ^_^

    Come come? Rudyard Kipling? Ma adesso sono curiosa…..
    Come sempre, Sylvia, grazie mille per i tuoi splendidi post, pieni di cultura ma così piacevoli, proprio come una bella tazza di tè ^_^.
    A questo punto, attendo con ansia il prossimo tè, anche se – ahimè, il lavoro mi assorbe! – temo che arriverò un po’ in ritardo. Ma se mi tieni da parte una tazzina e un paio di biscottini, mi farebbe molto piacere…
    PS la bellezza della copertina con il pavone lascia senza fiato.. Altri tempi, un gusto per l’eleganza ed il particolare che stiamo perdendo….

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  7. Phoebes

    Devo dire che la cosa che più mi sorprende della storia del termine “Janeite” è la sua età: addirittura è nato nel 1894! Eppure sembra una cosa così moderna, simile ai trekkies si Star Trek, oppure alle angeliane e alle spikeane della mia adolescenza (Buffy l’Ammazzavampiri, per chi se lo stesse cheidendo).
    Invece ha non solo un’origine così antica, ma anche piuttosto importante!
    Non c’è niente da fare, noi Janeiete stiamo sempre avanti!!!! 🙂

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  8. Sylvia-66

    Curiosa, cara @B&Mentuccia? Capisco, io stessa, quando scoprii le origini blasonate di questo nome sono rimasta molto colpita. Dunque, ci vediamo al prossimo tè delle cinque! (e non ti preoccupare del ritardo, bollitore e biscotti sono sempre pronti, in ogni momento)

    E già, @Phoebes, la “categoria” degli ammiratori di Jane Austen non è un’invenzione contemporanea, pur sembrandolo. Il che conferma almeno due cose: l’apprezzamento per Zia Jane non è una moda passeggera ma poggia su solidissime basi; l’opera di Zia Jane ha due secoli ma è modernissima!

    A presto, con la seconda puntata.

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