16 dicembre 1816: Jane Austen e i Due Pollici d’Avorio

Manoscritto della lettera del 16 dicembre 1816, al nipote James Edward

Oggi è una giornata davvero speciale. Mi si potrebbe obiettare che ogni compleanno di Jane Austen è speciale ma oggi, duecento anni fa, questo compleanno si colorò di avorio.
A quel giorno, infatti, risale la lettera scritta al nipote James Edward in cui la “cara Zia Jane” aggiunge ai soliti fatti quotidiani alcune brevi, quasi casuali ma profondissime considerazioni sul proprio mestiere di scrivere, dando di se stessa e del proprio stile un ritratto unico, perfetto, insuperabile.
Né l’autrice né il destinatario di questa lettera potevano sapere, in quel momento, che sarebbero stati presto – fin troppo presto – protagonisti di un momento definitivo e doloroso: Jane non avrebbe festeggiato un altro compleanno poiché il suo passaggio su questa Terra si sarebbe concluso il 18 luglio successivo, mentre James Edward sarebbe diventato the youngest of the mourners, il più giovane dei dolenti, al funerale della Zia – un percorso che per lui sarebbe continuato a lungo e lo avrebbe portato, nel dicembre del 1869, ad essere anche il suo primo biografo con il famoso libro Memoir of Jane Austen (Ricordo di Jane Austen).

Oggi, duecento annni fa, però, c’erano solo pensieri leggeri e candidi come fiocchi di neve a prendere vita sul foglio di carta da lettere che Jane stava scrivendo nel suo rifugio, la sua fucina, la sua casa, quel cottage di Chawton dove viveva dal luglio del 1809 con la madre, la sorella e Martha Lloyd, e dal quale erano partiti per il mondo già quattro romanzi (Ragione e Sentimento, Orgoglio e Pregiudizio, Mansfield Park e Emma). Un nuovo romanzo, Persuasione, era già pronto da agosto e la cara vecchia Susan (la prima versione di L’Abbazia di Northanger, venduta nel 1803 all’editore Crosby e mai pubblicata) era tornata in suo possesso nel mese di marzo e ricevuto qualche aggiornamento.
Sì, i suoi pensieri dovevano essere di certo leggeri e candidi proprio come fiocchi di neve che scendono e si posano al suolo, come le sue parole vergate con gesto sicuro ed elegante sul foglio di carta da lettere…

Oggi, in questa giornata memorabile che segna l’apice di questo lungo periodo di Bicentenari austeniani che abbiamo il privilegio di vivere, vi invito a ricordare questo importante compleanno di Jane Austen con la lettera che ella scrisse quel giorno nel 1816, fissando per sempre sulla carta il proprio ritratto di scrittrice. Inconsapevolmente a futura memoria.

Il tavolino di Jane nella dining room di Chawton, con una prima edizione di Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio).

Il 16 dicembre 1816 è un lunedì: al cottage di Chawton il via vai di fratelli, cognate, nipoti, amici e conoscenti vari è, al solito, piuttosto intenso, come qualunque altro giorno. In quel momento, sono ospiti due fratelli: Henry, l’amato e fedelissimo complice del suo destino editoriale, che ha deciso di buttarsi alle spalle le disavventure di soldato e di banchiere per prendere gli ordini e seguire, così, la strada del padre George e del fratello maggiore James; e Charles, il più piccolo di casa, ormai saldamente avviato alla carriera nella marina militare.

È proprio di loro che Jane inizia a raccontare nelle prime righe della lettera al nipote, con il suo consueto stile baldanzoso ed elegante – non senza aver commentato da par suo le novità che riguardano proprio il destinatario, James Edward, diciottenne, che ha appena terminato gli studi al college di Winchester e si è appena iscritto a Oxford, guadagnandosi così un titolo di cortesia, Esquire, che all’epoca veniva dato a chi frequentava Oxford o Cambridge:

Mio caro Edward
Un motivo per scriverti ora, è che posso avere il piacere di mettere nel tuo indirizzo Esquire. – Ti concedo la Gioia di aver lasciato Winchester. – Ora puoi confessarlo, quanto sei stato infelice laggiù; ora, verrà tutto pian piano alla luce – i tuoi Crimini e i tuoi Tormenti – quante volte hai preso il Postale per Londra e hai sperperato Cinquanta Ghinee in una Taverna, e quante volte sei stato sul punto di impiccarti – trattenuto soltanto, come alcune perfide calunnie dicono della povera vecchia Winton, dalla mancanza di un Albero nel raggio di diverse miglia dalla Città. – […]
Mi domando quando verrai a trovarci. So io che cosa pensare, ma non dirò nulla. – Pensiamo che lo Zio Henry abbia un Aspetto eccellente. Guardalo adesso e pensalo anche tu, se non l’hai già fatto; e abbiamo la grande consolazione di vedere innegabili miglioramenti nello Zio Charles, in quanto a Salute, Umore e Aspetto. – E sono entrambi così amabili ciascuno a suo modo, e sono così ben affiatati, che la loro visita è una vera Gioia.

L’imminente ordinazione dello Zio Henry traspare da quanto Jane aggiunge subito dopo, che diventa però subito il pretesto per qualche battuta sulla scrittura di romanzi (nella famiglia Austen, tutti componevano testi letterari):

Lo Zio Henry scrive Sermoni molto elevati. – Tu e io dovremmo cercare di mettere le mani su uno o due, e inserirli nei nostri Romanzi; – sarebbe un bell’aiuto per un libro; e potremmo farlo leggere a voce alta alla nostra Eroina una Domenica Sera […]

Un pensiero, accompagnato dall’immancabile risata, balena nella mente dell’autrice:

A proposito, mio caro Edward, sono molto preoccupata per la perdita menzionata da tua Madre nella sua Lettera; due Capitoli e mezzo mancanti è mostruoso! Meno male che io non sono stata di recente a Steventon, e quindi non posso essere sospettata di averli trafugati; – due robusti ramoscelli e mezzo nel mio Nido, sarebbero stati qualcosa. – Comunque non credo che un qualsiasi furto del genere sarebbe davvero utile per me.

La mente di Jane corre veloce, come la mano sul foglio, e le parole arrivano subito al cuore di questo mirabile passaggio.

Che cosa me ne farei dei tuoi Abbozzi robusti, virili, ardenti, pieni di Varietà e di Fuoco? – Come potrei abbinarli al pezzettino di Avorio (largo due Pollici) sul quale lavoro con un Pennello talmente fine, che produce un effetto minimo dopo tanta fatica?

Il punto della lettera in cui appare la frase. Si distinguono chiaramente tutte le parole, tra cui “two inches wide” nelle parentesi.

Improvvisamente, dopo questo lampo di genio, dopo averci portato in alto nella sfera dei suoi pensieri e delle sue emozioni, ed aver prodotto un effetto incommensurabilmente più grande di quanto dichiari, Jane cambia argomento e ci fa piombare di nuovo al suolo, tra i minimi accadimenti della vita quotidiana…
Ma l’incantesimo della perfezione espressiva resta intatto dentro questa piccola, potentissima frase, con cui Jane Austen ritrae se stessa a tutto tondo: concetto e forma, significante e significato, ogni singolo elemento, anche la punteggiatura, compongono il Ritratto Perfetto della Più Perfetta (per parafrasare la definizione creata da Virginia Woolf).

In questo 16 dicembre che duecento anni fa fu il suo ultimo compleanno, Jane Austen fissa sulla carta la ragione stessa della sua vita. Prima di prendere congedo da noi, sembra dirci che è così che desidera essere ricordata: entusiasta e concentrata, intenta al suo fine lavoro di cesello su appena due pollici d’avorio.
Oggi, dunque, un ottimo modo di omaggiarla potrebbe essere rileggere uno dei suoi inestimabili pezzettini d’avorio.
Non mi resta che augurare a tutti una Buona lettura, nel giorno del 41° Compleanno di Jane Austen.


Link Utili
Il testo integrale della lettera n. 146, del 16-17 dicembre 2016, su jausten.it, utilizzato nel post.

Nota
Grazie a Giuseppe Ierolli per aver fornito l’immagine del manoscritto della lettera.


Postilla – Un regalo speciale
C’è un altro regalo postumo che mi preme ricordare qui. La Jane Austen Society of Italy (JASIT) ha preparato per l’autrice un vero e proprio giro d’Italia letterario, il Jane Austen Grand Tour. Ecco come lo spiega il post pubblicato oggi su jasit.it:
Jane Austen non riuscì mai a venire in Italia per fare il suo Grand Tour: ne sentì però senz’altro parlare dal fratello Edward, che nel 1786 poté compiere il classico giro d’Europa, visitando Roma, la Svizzera e Dresda. Come per una sorta di compensazione per l’esperienza che Jane non riuscì ad avere, dunque, noi di JASIT abbiamo deciso di portare i suoi romanzi in giro per il nostro Paese. A partire dal mese di febbraio daremo vita a sei incontri in diverse città italiane, ognuno dedicato a uno dei suoi sei romanzi canonici.
Per tutti i dettagli di questo omaggio, vi invito a leggere il post sul sito di JASIT.

Silvia Ogier

6 pensieri su “16 dicembre 1816: Jane Austen e i Due Pollici d’Avorio

  1. Francesca

    Oggi ho pensato…appena accendo il pc vado subito a vedere su UTCJA se la super Silvia ha scritto dell’ultimo JA’s birthday…l’avrà fatto di sicuro, ne sono certa…ed eccolo!!!
    Dirò solo due parole, primo perché non sono tipo da sviolinate e secondo per motivi di spazio (per citare il pezzettino di avorio della Zia): una sintesi superba e azzaccatissima che certo la Zia apprezzerà; io credo che Lei ci veda da lassù e sorrida con quel sorriso, scusa la ripetizione, un po’ alla Gioconda di Da Vinci. Mi hai fatto commuovere davvero…l’ultimo compleanno e poi se n’è andata…ma bando alla tristezza e auguri vivissimi Miss Austen! Noi di Jasit speriamo che tu gradirai questa miriade di iniziative che ti abbiamo dedicato, perché ti vogliamo bene!

    Rispondi
    1. Silvia Ogier Autore articolo

      Carissima, grazie infinite per le tue parole piene di entusiasmo e fiducia. Non potevo mancare di celebrare questa giornata così importante, ricca di ricorrenze significative. Anch’io ho sempre davanti agli occhi il suo sorriso arguto, che costituisce di per sé una grande lezione di vita. E sì, hai ragione: se penso all’unico ritratto che abbiamo di lei, e al volto che Cassandra ha fissato sul foglio, il paragone con la Gioconda rende molto bene il sorriso/non-sorriso che lo caratterizza, e che qui appare come una risata trattenuta con l’ironia più sottile.
      Buon proseguimento del compleanno!

      Rispondi
  2. daniela

    cara silvia
    sei deliziosamente brava a intrattenermi nel tuo blog, venire a leggerti è un po’ come compiere un virtuale tuffo nel passato glorioso di Jane e della sua epoca a me cara…
    complimenti davvero.
    daniela

    Rispondi
    1. Silvia Ogier Autore articolo

      Grazie infinite, @daniela! È vero, leggere i suoi romanzi o le sue lettere significa proprio immergersi completamente nell’ambiente in cui Jane Austen stessa viveva, sembra proprio di “starci dentro” anche fisicamente, tale è la sua capacità di evocarne le tante suggestioni. (Buone Feste!)

      Rispondi
  3. Claudia Sandoni

    Anche se un po’ in ritardo sul compleanno austeniano, vorrei comunque esprimere il mio apprezzamento per questo articolo emozionalmente “carico” proprio per il bel richiamo all’ultimo 16 dicembre di Jane, duecento anni fa. “Un pezzettino di avorio …” che vivida definizione ci ha lasciato.
    Grazie, Silvia!
    Claudia

    Rispondi
    1. Silvia Ogier Autore articolo

      Sì, l’immagine di sé che ci ha lasciato in questo ultimo compleanno è vivida: come sempre, in poche selezionatissime parole, ha inquadrato alla perfezione lo stile che la contraddistingue.
      (Grazie per il tuo commento e Buone Feste!)

      Rispondi

Rispondi a FrancescaAnnulla risposta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.