Una stanza tutta per sé, di Virginia Woolf

Virginia Woolf

Virginia Woolf nella sua stanza, tra cose meravigliose da leggere e scrivere

No, non potevo esimermi dal chiacchierare in libertà anche di questo libro, dopo aver ricordato quanto la geniale Virginia Woolf (autrice del  saggio Una stanza tutta per sé) amasse Jane Austen, tanto da definirla perfetta ed immortale
Questa sua opera è, per me, il suo capolavoro assoluto, al di sopra anche dei romanzi per i quali sembra essere ben più famosa. Perché? Ve lo racconto subito.

A room of one’s own (Una stanza tutta per sé) è il libro che non dovrebbe mancare nel corredo culturale di ogni donna.
…Insieme ai romanzi di Jane Austen, of course! Nel mio altarino austeniano, del resto, questa è l’unica presenza non austeniana, insieme a Jane Eyre di Charlotte Bronte, perché questi sono i libri che hanno accompagnato la mia formazione, e continuano a farlo ancora oggi (perché non si finisce mai di crescere!) .
Questo è un libro “per la vita” perché di essa racconta. E racconta delle donne, e degli uomini, della propria autonomia e della possibilità di vivere armoniosamente. Buttate via i trattati di sociologia, psicologia, antropologia, storia! Ci basta Virginia Woolf!


Per me fu una folgorazione. Ero già grandicella quando lessi questo libriccino, del tutto per caso, dopo averlo trovato in edizione “millelire” (erano dei libri in edizione economicissima nell’epoca pre-euro, una delle migliori e più democratiche iniziative editoriali italiane).

Una stanza tutta per sé

La copertina della mia copia originale

E fin da allora, sono convinta che questo libro geniale dovrebbe essere un libro di testo obbligatorio per tutti, uomini e donne, possibilmente prima dei vent’anni – giusto il tempo di avere un po’ di sano materiale per riflettere mentre si apprestano a diventare grandi e conoscere il mondo, e magari rileggerlo di tanto in tanto.

Qualcuno lo ha definito “manifesto femminista” ma vi prego di non lasciarvi trarre in inganno.
Il femminismo di Virginia (che scrive questa parola una sola volta e solo per caso) non ha nulla a che fare con lo stereotipo che ancora oggi questa parola porta con sé e che fa storcere il naso a tutti, soprattutto alle donne che temono di esserne sminuite.
Virginia non vuole farci dimenticare la diversità dei generi, né rinnegarla; non ci chiede di fingere di essere l’altro, di schiacciarlo, di omologarci tutti… Anzi, promuove il rispetto della diversità di genere e combatte gli schemi polverosi ed anacronistici, i luoghi comuni triti e ritriti, le discriminazioni “a prescindere”, il disprezzo basato sul dato biologico.
E’ un accalorato invito a tutti, non solo alle donne, non solo agli uomini, a coltivare la propria autonomia, spirituale e materiale, ma sempre e comunque nell’ottica della condivisione e della collaborazione.
Lo fa con una scrittura ammaliante, scorrevolissima eppure forbita, armata di logicissima semplicità e di fulimanti metafore che si susseguono fino al memorabile e rutilante finale. Inventa persino una geniale parabola, la storia della sorella di Shakespeare, Judith, per spiegarci la condizione femminile e per dirci che “una “stanza tutta per sé” è il simbolo di indipendenza intellettuale e sociale.

Jane Austen's House Museum, Chawton.

Il salotto di casa Austen a Chawton. Sullo sfondo, il tavolino di Jane.

Inevitabilmente, il pensiero corre a quella scritirice che Virginia non ha esitato a definire perfetta ed immortale, Jane Austen, che una stanza tutta per sé non l’ha mai avuta.

Anzi, l’ha sempre condivisa con la sorella Cassandra ma, soprattutto, ha scritto i suoi capolavori seduta a quell’ormai leggendario tavolino davvero minuscolo accanto alla finestra nella dining room, la sala da pranzo di Chawton, nel bel mezzo del via vai familiare quotidiano.

Virginia Woolf cita Jane Austen in continuazione, come esempio mirabile di donna che ha saputo ritagliarsi il proprio spazio laddove di spazio non ce n’era, tanto meno per lei, donna nubile dal cervello sopraffino in un tempo inclemente per le donne.

Jane Austen scrisse in quel modo fino alla fine dei suoi giorni. […] Eppure Jane Austen era felice che un cardine della porta cigolasse perché così poteva nascondere il suo manoscritto prima che qualcuno entrasse nella stanza. […] E dunque, mi chiedevo: Orgoglio e Pregiudizio sarebbe stato un romanzo migliore se Jane Austen non avesse ritenuto necessario nasconderne il manoscritto allo sguardo dei visitatori? Ne lessi una pagina o due per capire; ma non riuscii a trovare alcun segno del fatto che le condizioni materiali della vita dell’autrice ne avessero in minima parte danneggiato il lavoro. Ed era quello forse il vero miracolo della sua opera. Ecco una donna, agli inizi dell’Ottocento, che scriveva senza odio, senza amarezza, senza paura, senza protestare, senza far prediche. […] E’ per questa ragione che Jane Austen pervade di sé ogni parola che ha scritto, proprio come fa Shakespeare. (pag.139)*
Quale ricchezza d’ingegno, quale integrità deve essere stata necessaria per fronteggiare tutta quella critica, nel cuore della società totalmente patriarcale, per tenersi saldamente attaccate alle loro convinzioni senza deflettere. Soltanto Jane Austen riuscì a farlo, e poi Emily Bronte. Il che aggiunge un’altra piuma, la più bella forse, al loro copricapo. (pag.153)*

La stanza tutta per sé può essere anche un tavolino accanto alla finestra del salotto.  Perché la stanza tutta per sé è una condizione dello spirito, da conquistare con coraggio ed entusiasmo.

Non vi è venuta una voglia irresistibile di tuffarvi nelle pagine di questo libro?
Tutto concorre a farvelo leggere, dunque.. Leggetelo! Diventerà uno dei vostri fondamentali “libri per la vita”.


una_stanza_tutta_per_se_woolf

*Link utili e Note:
Una stanza tutta per sé (A room of one’s own),
di Virginia Woolf
testo originale con traduzione a fronte.
Einaudi
pp. XL – 238 – € 12,00
ISBN 9788806185145
In questa edizione Einaudi, c’è la comodità del testo a fronte che permette di apprezzare l’originale inglese in tutta la sua forza. Di ottimo livello la traduzione e persino l’introduzione (solitamente trascurata dagli editori ma anche dai lettori, ahimé) curate entrambe da Maria Anonietta Saracino. Purtroppo ci sono dei refusi fastidiosi ma nonostante tutto ve lo raccomando.
Potete dare un’occhiata sul sito della casa editrice Einaudi, oppure potete procurarvelo nelle librerie online oppure presso la vostra libreria di fiducia (ed anche in questo caso, spero troviate una simpatica libraia, o addirittura un simpatico libraio, con cui chiacchierarne amabilmente).


Silvia Ogier

24 pensieri su “Una stanza tutta per sé, di Virginia Woolf

  1. Silvia

    L’ho letto un paio di anni fa e l’ho trovato molto illuminante e stimolante. Le riflessioni di Virginia offrono materiale prezioso per formarsi un’idea sul contesto in cui hanno vissuto le donne scrittrici nei secoli passati. Poi ho trovato geniale la storia della sorella di Shakespeare!

    😉

    Rispondi
  2. Phoebes

    Non vi è venuta una voglia irresistibile di tuffarvi nelle pagine di questo libro?

    Sìììììììììììììììì!!!!!!!!!! Ho il libro nella tua stessa edizione, quindi puoi immaginare da quanti anni vegeta nella mia libreria, e non so perché non ho ancora avuto modo di leggerlo! Devo rimediare al più presto!!!!
    Grazie mille per questo bel post!

    Rispondi
  3. Miss Claire

    Verissimo, mia cara…

    La prima condizione della nostra indipendenza in quanto Donne, in una società ineluttabilmente maschile, è la capacità di appropriarsi della colonna d’aria inclusa nell’apertura massima delle nostre braccia.
    La conquista di quello spazio è necessaria, non dovrebbe esserlo in un mondo equo, purtroppo, invece, lo è oggi come in passato…
    Pare che non ci siano scorciatoie per la nostra affermazione in qualità di Donne, affatto. Pare che a noi niente sia dovuto, sin da bambine, la nostra non è una semplice evoluzione verso l’età adulta, piuttosto una battaglia perenne per la conquista di ogni piccola cosa, sia questa un posto di lavoro o il semplice, eppure legittimo, rispetto sociale…e tutto questo, senza margine d’errore!

    Come la Woolf, come Jane, non mi voglio barricare dietro un manifesto femminista dai toni estremisti…la diversità è, e deve essere, in ogni cosa, perché è la natura dell’universo ed il motore dell’evoluzione, così come il confronto, necessariamente costruttivo, deve esistere per ricordare il termine di paragone che dovrebbe (dico “dovrebbe”…) stimolare il miglioramento e non sostenere l’esclusione. Questo per suggerire, più semplicemente, alla nostra metà maschile umana a discapito del silenzio e della non curanza, verso la metà femminile, in quanto parte della stesso cielo, di cui non si può fare a meno.
    La Woolf, come sottolinei tu, ci dà il più semplice e migliore dei consigli: ritagliarci il nostro spazio equivale ad avere cura del nostro ruolo individuale, imparare da subito che il rispetto e la stima che ci deve il resto del mondo, sono i medesimi che dobbiamo avere per noi stesse…poiché tutto, inizia da noi.

    Quale lezione da un piccolo trascurabile preziosissimo libro… 🙂

    Rispondi
  4. sylvia-66

    @ziamame: mia cara, ti ringrazio per la tua premura ma, credimi, ogni commento ha diritto di esistere, soprattutto su questo blog, e ancora di più in questo post!!! (che, per il tipo di argomento che tocca e grazie alle parole di Virginia, credo stimoli molto la riflessione)
    Sono sicura che non fosse fuori tema, no no, parlava di autonomia ma anche di condivisione… e se vuoi reinserirlo o riformularlo, non esitare a farlo!

    Rispondi
  5. sylvia-66

    @satoko: oh sì, nel mio altarino austeniano questo libro, Orlando (sempre Woolf) e addirittura Jane Eyre sono l’unica concessione non austeniana (con buona pace della cara Charlotte, che non capiva Jane Austen, ma e voglio bene lo stesso…). A presto!
    @Silvia: decisamente, la sorella di Shakespeare è una strepitosa metafora, riesce da sola a spiegare la condizione femminile nei secoli e tutto quanto ne consegua!
    @Phoebes: hai il buon vecchio Millelire? Ebbene, è arrivato il momento e di certo ne sarai conquistata!
    @MissClaire: del tuo commento, sottoscrivo tutto, di certo, ma non posso non dire che in particolare mi ha colpito l’incipit, su la capacità di appropriarsi della colonna d’aria inclusa nell’apertura massima delle nostre braccia…. Un dettaglio molto prezioso!

    Rispondi
  6. ziamame

    Eccomi qua, grazie, carissima Silvia, per la tua premura.
    Avevo timore di poter essere fraintesa, e non volevo creare polemiche. In ogni caso, ecco, ri-coppio il testo della “prima edizione”:
    Aproposito del femminismo e tutte quelle persone, ragazze a maggior parte, che per la semplice paura di essere denigrate, cercano di distanziarsi dalla parola “femminista”, vorrei spendere due parole sullo contesto dello femminismo.
    Al giorno d’oggi la parola “femminista” è molto ben radicata con la figura di una donna mascolina, che non si depila, coltiva i baffi, odia i bigodini, è allergica alla cucina e odia i uomini. Ma tutto questo è ben lontano dalla reale definizione di una femminista vera e propria ( -> maschio o femmina, che sia, perchè ci sono, per fortuna anche gli uomini che credono nella uguaglianza):
    Non so, a me hanno insegnato che il femminismo è quell’idea che sostiene la parità sociale tra donne e uomini.
    Credo che le donne hanno i stessi diritti sociali come gli uomini, credo che non che esistono campi “maschi” e campi “femminili”, lavori “maschi” e lavori “femminili”, credo che le donne possono vivere bene anche senza gli uomini, non penso che gli uomini sono più capaci, più intelligenti, più bravi delle donne, penso che le donne hanno diritto di decidere se avere o no bambini….
    Se sbaglio e davvero si tratta di abitudini depilatorie e di correre in giro con un coltello da castratrice, vi prego di informarmi. A dire il vero, mi depilo le gambe, non coltivo i baffi, gli uomini mi piacciono, e sono orgogliosa nel definirmi una femminista. Si può?

    Rispondi
  7. Miss Petula Pie

    Bellissimo questo post che ho letto con molto piacere. Bella la scelta del libro di Virgina. Bellissima anche la foto che hai scelto presentare il tutto!
    Un saluto grande

    Rispondi
  8. ^_^ BasilicoeMentuccia ^_^

    ammetto di avere con la Woolf un rapporto piuttosto controverso. Per intenderci, ho adorato Night and Day, ma ho faticato a seguire il filo di Orlando.
    Va detto che ho letto entrambi ormai parecchi anni or sono, probabilmente se mi cimentassi in una seconda lettura adesso mi sorprenderei di me stessa..
    Una stanza tutta per sè è tra i libri della Woolf che non ho mai letto; ma devo dire che questo suo legame intimo con Jane Austen mi ha molto incuriosito (e l’ho scoperto grazie al tuo post precedente, cara Sylvia.. grazie! ^_^) .. Cercherò al + presto di rimediare a questa lacuna, e procurarmi questo libro!!!

    PS: ultimo ma non meno importante: concordo, concordo, concordo e ancora concordo quando dici che i classici millelire della Newton erano una splendida iniziativa editoriale! Un ottimo modo per “ingolosire” gli amanti dei libri, ma anche i lettori non abituali che, in attesa di un treno in ritardo, potevano cimentarsi – a pari prezzo – nella lettura di qualcosa di più costruttivo di una rivista di moda&gossip ^_^. E’ stato in questa edizione che ho scoperto piccoli gioielli come Parigi nel XX secolo di Jules Verne, e Cuore di Cane di Bulgakov.. peccato l’iniziativa non abbia avuto seguito in epoca di Euro…

    Rispondi
  9. sylvia-66

    @MissPetulaPie: ho cercato volutamente una foto che esprimesse anche nel suo volto, nelle cose intorno a lei, la filosofia di questo suo splendido saggio. Mi emoziona sempre constatare come i legami tra donne diversissime siano così forti e travalichino i limiti del tempo!

    @BasilicoeM: sì, Orlando sa essere molto spiazzante! Ma, tra le tante suggestioni ed i tanti riferimenti che la Woolf ci ha voluto mettere, mi è piaciuto vedere l’uomo che raggiunge la perfezione e l’eternità diventando… donna!
    Già, i Millelire: ho ancora il padre di tutti i millelire, La lettera sulla felicità di Epicuro, di Stampalternativa. Davvero è un peccato che in epoca euro (e crisi economica) le case editrici non vogliano rispolverare queste virtuosa iniziativa!

    Rispondi
  10. Simona

    Sono andata a rispolverare i miei Millelire, ne ho parecchi, ma questo capolavoro mi manca! Me lo procurerò perchè penso che in epoche come la nostra, la grande forza, il coraggio, la determinazione di donne come la Woolf e la Austen siano di grande esempio e aiuto. Un saluto carissimo e grazie per avermi fatto ricordare i bei testi a poco prezzo che la nostra editoria non riproporrà più!

    Rispondi
  11. Miss Claire

    Buondì my dearest! 🙂

    Perdona il silenzio (so che ne immagini la ragione improrogabile…), cerco di risponderti in serata, ma prima ti informo che sono andata a richiedere Ruth in libreria, non è ancora uscito, difatti, non è ancora prenotabile!!! ç_ç

    Ti auguro un’ottima giornata, perdonami di nuovo, non posso farci niente (ahimé!)!
    Baciotti :*

    Rispondi
  12. maris

    Non ho mai letto nulla di Virginia Woolf, lo confesso….ed è una cosa che mi manca, quindi grazie per aver segnalato questo libro!
    Maris del GdL

    Rispondi
  13. ✿Lilly❀

    è bellissimo questo libro che potremmo chiamare proprio saggio…io ho avuto la fortuna di leggerlo a 17 anni, grazie alla mia professoressa del liceo che adorava virginia woolf e di questo le sarò sempre riconoscente…mi ha aperto tutto un mondo su come vedere e valutare la differenza di genere e apprezzarla anche, e sull’importanza di una stanza tutta per sè, non tanto appunto come dici tu come spazio fisico ma come condizione intellettuale e psicologica.
    la parte che sempre mi rimarrà impressa è proprio quella della sorella immaginaria di shakespeare. davvero una parabola geniale

    Rispondi
  14. mataiana

    Sono anch’io completamente a digiuno della Woolf, e come tante altre sono stata incuriosita da questo post. Farò un salto in libreria… Prima però devo leggere “Jane e la disgrazia di lady Scargrave” che mia sorella mi ha regalato per il mio compleanno!!! Grazie a te…
    Un abbraccio

    Giuliana

    Rispondi
  15. romina angelici

    Io ancora mi sorprendo sia di scoprire sempre cose nuove e interessanti nel tuo sito, Sylvia, ma anche soprendenti affinità tra noi o dovrei dire tra Janeites?; questo libro ce l’avevo in biblioteca come tutte le opere della Woolf e lo stavo rileggendo proprio in questi giorni per approfondire Jane Austen. E’ un piccolo compendio trascabile sulla letteratura femminile inglese grazie al quale avevo scoperto, tra le altre, George Eliot e Katherine Mansfield, e condiviso la stima della Woolf per la mia scrittrice adorata.

    Rispondi
  16. Miss Jane

    Bellissimo post! Non ho mai letto questo libro e di sicuro lo farò subito! Mi viene in mente la”nostra stanza tutta per noi” quando siamo al computer o quando ci ‘assentiamo’ da tutto quello che ci circonda per ‘immergerci’ nel mondo delle nostre passioni!. Di sicuro a noi le porte cigolano meno ma la grandezza sta nel trovare le ‘nostre stanze’ tra le mille incombenze quotidiane e nel saperci ritagliare il nostro spazio laddove di spazio ne abbiamo poco! Il ‘nostro tavolino’ è lo spazio senza fine e senza tempo in cui riusciamo con entusiasmo a conquistare la nostra autonomia!
    Grazie! Ti leggo sempre con grande interesse! 🙂

    Rispondi
    1. LizzyS (Sylvia-66)

      Grazie a te, carissima! Mi associo pienamente alla tua riflessione. Queste donne hanno trovato le loro stanze, i loro tavolini, per se stesse ed anche per noi. Non finiremo mai di ammirarle e ringraziarle, e seguire il loro esempio. A presto!

      Rispondi
  17. Pingback: Tutto il privilegio che reclamo. Ovvero: Jane Austen e il Dialogo sulla Differenza di Genere - Un tè con Jane Austen

Rispondi a ziamameAnnulla risposta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.