Un tè con Virginia e Jane nella stanza tutta per sé

…Perché è un enigma senza fine cercare di capire come mai nessuna donna abbia scritto una sola parola di quella straordiazia letteratura mentre un uomo su due, a quanto sembrava, era in grado di comporre una canzone o un sonetto. In quali condizioni vivevano le donne, mi chiedevo […].
Consentitemi di immaginare, dal momento che i fatti sono così difficili a ottenersi, che cosa sarebbe accaduto se Shakespeare avesse avuto una sorella meravigliosamente dotata, chiamata Judith, poniamo. […] Nel frattempo, quella sua sorella straordinariamente dotata, immaginiamo, rimaneva in casa. Era altrettanto desiderosa di avventura, altrettanto ricca di fantasia, altrettanto impaziente di vedere il mondo quanto lo era lui. Ma non venne mandata a scuola […], dovette essere promessa in moglie al figlio di un vicino mercante di lane.
[…] E così quella donna, nata nel sedicesimo secolo con il dono della poesia, era una donna infelice, una donna in lotta contro se stessa. Le sue condizioni di vita, i suoi istinti, tutto era ostile a quello stato d’animo che è indispensabile a lasciar libero quanto si ha nel cervello.[…] A lei il mondo non diceva, come agli uomini, Scrivi pure, se vuoi; per me non fa alcuna differenza. Il mondo, sganasciandosi dalle risate, le diceva: Scrivere? E a che ti serve scrivere?

La dining room (sala da pranzo) di Jane Austen a Chawton

[…] Se una donna voleva scrivere era costretta a farlo nel soggiorno comune. […] Jane Austen scrisse in quel modo fino alla fine dei suoi giorni.
«Come riuscisse a fare tutto questo, – scrive il nipote nel Memoir, – è sorprendente perché non aveva uno studio proprio in cui rifugiarsi, e la gran parte della sua opera deve essere stata scritta nella stanza di soggiorno comune, dove era soggetta a ogni sorta di interruzioni casuali. Faceva in modo che né le persone di servizio né i visitatori o chiunque altro al di fuori della famiglia si accorgessero di quello che faceva.»

La “stanza tutta per sé” di Jane nel soggiorno di Chawton

Jane Austen nascondeva i suoi manoscritti o li copriva con un foglio di carta assorbente. E del resto, la sola educazione letteraria che una donna riceveva agli inizi dell’Ottocento era un’educazione allo studio del carattere, alla analisi delle emozioni. Da secoli, la sua sensibilità veniva educata sotto l’influenza della stanza di soggiorno comune. I sentimenti delle persone rimanevano impressi su di lei, aveva costantemente sotto gli occhi i rapporti umani.

La prima edizione di O&P sul tavolino di Jane a Chawton

[…] E dunque, mi chiedevo, Orgoglio e Pregiudizio sarebbe stato un romanzo migliore se Jane Austen non avesse ritenuto necessario nasconderne il manoscritto allo sguardo dei visitatori? Ne lessi una pagina o due per capire ma non riuscii a trovare alcun segno del fatto che le condizioni materiali della vita dell’autrice ne avessero in minima parte danneggiato il lavoro. Ed era quello, forse, il vero miracolo della sua opera. Ecco una donna, agli inizi dell’Ottocento, che scriveva senza odio, senza amarezza, senza paura, senza protestare, senza fare prediche.

Olivia Williams (Jane Austen) in “Miss Austen Regrets” (Io, Jane Austen)

La stessa condizione nella quale scriveva Shakespeare, pensavo guardando il testo di Antonio e Cleopatra. E quando alcuni paragonano Shakespeare a Jane Austen, forse intendono dire che ambedue erano riusciti a dissolvere nella mente ogni ostacolo […] ed è per questa ragione che Jane Austen pervade di sé ogni parola che ha scritto, proprio come fa Shakespeare. Se qualcosa faceva soffrire Jane Austen, questa era la ristrettezza della vita che le veniva imposta.
[…] Se riusciremo, ciascuna di noi, ad avere cinquecento sterline e una stanza tutta per sé; se prenderemo l’abitudine alla libertà e il coraggio di scrivere esattamente ciò che pensiamo; […] se guarderemo in faccia il fatto che non c’è neanche un braccio al quale appoggiarci ma che dobbiamo camminare da sole, […] allora si presenterà l’opportunità, e quella poetessa morta, che era sorella di Shakespeare, riprenderà quel corpo che tante volte ha dovuto abbandonare.

Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, 1922
(brani tratti dall’edizione Einaudi, 1995)

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– Questi frammenti sono solo un assaggio delle riflessioni che Virginia Woolf dedica a Jane Austen in questo appassionato, divertente e arguto saggio sulla condizione femminile. Per saperne di più, propongo il tè delle cinque dedicato proprio a Una stanza tutta per sé.

Una_stanza_tutta_per_se

 

Silvia Ogier

10 pensieri su “Un tè con Virginia e Jane nella stanza tutta per sé

    1. LizzyS (Sylvia-66)

      Mia cara, no, non è un caso, è l’effetto benefico di un inevitabile sentire comune. Tra l’altro, hai postato una delle più belle frasi che Virginia abbia scritto su Jane. Buona giornata!

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  1. Dana Loo

    …davvero straordinarie queste donne dell’800, che in mezzo a tante ristrettezze e privazioni, sopratutto di carattere etico e sociale ma nn solo, riescono attraverso la loro scrittura ma anche con la loro forza ed abnegazione, ad imporsi e a diventare dei miti intramontabili. Mi riferisco anche alle sorelle Bronte, la cui vita è di per sé un romanzo straordinario…
    Non ho ancora letto questo interessantissimo saggio della Woolf, altra donna fuori dal comune, correrò ai ripari! 😉
    Saluti…

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  2. innassia z

    Non sono mai riuscita a leggere Una stanza tutta per sé, è sempre in cima ai miei pensieri eppure lo trascuro. Alla primissima occasione lo leggo…speriamo!!!

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  3. LizzyS (Sylvia-66)

    Sono molto legata a questo saggio, al quale ritorno spesso, a prescindere da Jane Austen. Sì, mi ricorda che le donne vissute prima di me hanno saputo farsi strada in mezzo a queste gabbie sociali, aprendole anche per me. E che io devo fare altrettanto, per me e per chi verrà dopo di me.

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  4. LizzyS (Sylvia-66)

    C’è un tempo per ogni cosa, anche per leggere un libro: quando sarà il momento giusto, troverete anche voi Una stanza tutta per sé.
    L’edizione Einaudi ha il testo originale a fronte: il modo migliore per leggerlo! Oppure, c’è anche l’audiolibro Emons, che ricrea la situazione originale, cioè le conferenze tenute da VW nelle due università femminili dell’epoca (eh sì, le università erano solo maschili, tanto per restare in tema…).
    Grazie a tutte per i vostri commenti!

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  5. Marialuisa Milani

    Anche io come te cara Silvia ho letto il libro di VW nella versione Newton a 1000 lire. Lo conservo ancora e ciclicamente lo rileggo, come rileggo ciclicamente tutti i libri più cari (Mrs Austen naturalmente, ma anche il giornalino di gianburrasca quando ho voglia di recuperare la fanciullina che sono stata, e questo anche sicuramente tra i più cari). Grazie per le citazioni che mi hanno fatto venire nuovamente i brividi. Potenza ella scrittura! ML

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