È solo un romanzo! – Jane Austen Dixit

«”E che cosa state leggendo signorina?” “Oh! È solo un romanzo!” risponde lei, mentre posa il suo libro con affettata indifferenza, o con momentanea vergogna. “È solo Cecilia, o Camilla, o Belinda”, o, in breve, solo un’opera in cui si dispiegano gli enormi poteri dell’intelletto, in cui la massima conoscenza della natura umana, la più felice descrizione delle sue sfaccettature, la più vivida dimostrazione di spirito e intelligenza, sono trasmesse al mondo nel linguaggio più ricercato. »

«”And what are you reading, Miss —-?” “Oh! It is only a novel!” replies the young lady; while she lays down her book with affected indifference, or momentary shame. – “It is only Cecilia, or Camilla, or Belinda;” or, in short, only some work in which the greatest powers of the mind are displayed, in which the most thorough knowledge of human nature, the happiest delineation of its varieties, the liveliest effusions of wit and humour, are conveyed to the world in the best-chosen language.»


La citazione di oggi è tratta dal capitolo 5 di Northanger Abbey (L’Abbazia di Northanger), il primo romanzo ad essere completato, tra 1802 e 1803, e l’ultimo ad essere pubblicato, insieme a Persuasion (Persuasione) nel dicembre del 1817, pochi mesi dopo la morte dell’autrice.

Il brano è parte di una vera requisitoria dell’autrice, che si erge in tutta la sua magistrale ironia per difendere a spada tratta il valore del romanzo come genere letterario, ai suoi tempi ancora piuttosto giovane e guardato con sospetto o alterigia da una vasta schiera di intellettuali o lettori – come dimostra il diverso atteggiamento che, in Northanger, hanno i due uomini antagonisti, Mr. Thorpe, che si vanta di disprezzarlo, e Mr. Tilney, che invece lo apprezza e non si vergogna di dirlo (di nuovo, in poche sapienti pennellate, Jane Austen lascia che siano le azioni e le parole delle sue creature a rivelarci tutto il loro carattere).

Forse proprio perché si trattava di un genere da esplorare e non ancora baluardo esclusivo e consolidato della cultura maschile, erano soprattutto le donne a scrivere e leggere romanzi – ed anche per questo la cultura dominante alzava più di un sopracciglio.
Nel brano, a difesa dell’intera categoria romanzo (che, in Northanger, è rappresentata da I Misteri di Udolpho di Ann Radcliffe), Jane chiama a raccolta le altre sue autrici preferite, donne e scrittrici che hanno sfidato le convenzioni del tempo e pubblicato le loro opere, riscuotendo grande successo:  Cecilia e Camilla sono di Frances Fanny Burney (rispettivamente del 1782 e del 1796) , e Belinda è di Maria Edgeworth (1801). Entrambe sono citate nelle lettere. Significativa è una frase che Jane scrive in una lettera alla nipote Anna nel 1814, anno di pubblicazione di Mansfield Park e di stesura di Emma:

In realtà mi sono messa in testa di non farmi piacere nessun Romanzo, tranne quelli di Miss Edgeworth, i Tuoi e i miei.

Jane Austen era una lettrice avida e onnivora, che non si vergognava di attraversare i generi più disparati, passando dalla poesia (sua grande passione), i grandi classici, i testi religiosi e filosofici, ai romanzi gotici e sentimentali. Il suo amore per i libri era nutrito con disinvolta arguzia, come testimoniano i commenti con cui, nelle lettere, racconta le sue esperienze di lettura.

L’accorata e baldanzosa difesa del romanzo occupa l’intero capitolo 5 di Northanger, e invito a leggerlo per intero per coglierne tutta la potenza. Nel brano protagonista della citazione di questo post, le qualità che Jane Austen esalta nel romanzo come mezzo di espressione sembrano esattamente le stesse che noi, lettrici e lettori di oggi, ritroviamo dispiegate alla massima potenza nei romanzi creati dalla sua mente geniale e vergati dalla sua penna magica.


Per saperne di più
☞ Come leggere il romanzo Northanger Abbey (L’Abbazia di Northanger): consiglio di consultare le tante risorse proposte in Lo scaffale di Jane in questo blog
☞ Quale edizione scegliere di questo romanzo: consiglio di leggere il post Leggere Jane Austen in italiano: quale edizione segliere? in questo blog
☞ Elenco completo e aggiornato di tutte le edizioni italiane sul sito di Jane Austen Society of Italy

Silvia Ogier

7 pensieri su “È solo un romanzo! – Jane Austen Dixit

  1. Silvia

    Oggi dicono è solo un romanzo di Jane Austen e si sbagliano come allora, affidandosi ad orgoglio e pregidizi.

    Rispondi
    1. Silvia Ogier Autore articolo

      Cara @silvia, le tante occasioni di conoscere la “vera” Jane Austen che stanno nascendo dal bicentenario di quest’anno di certo porteranno molte persone a ricredersi e a cancellare per sempre quel “only/solo” – o almeno lo speriamo vivamente!

      Rispondi
  2. Anna

    Son ben felice di essere solo una lettrice di romanzi di Jane Austen, anche se preferisco il termine di studentessa (studiosa è troppo pomposo e pretenzioso “)… dopo tante riletture continuo a scoprire nuove sfaccettature: evviva il romanzo allora !

    Rispondi
    1. Silvia Ogier Autore articolo

      Che cosa sarebbe la vita senza la forza evocativa, riflessiva e rigenerante del “raccontare una storia” che si dispiega potentissima e inesauribile in questo geniale mezzo espressivo che è il Romanzo? Se poi a raccontare la suddetta storia è Jane la Cesellatrice, l’effetto benefico è sicuro e totale! 😉

      Rispondi
  3. Claudia Sandoni

    Catherine intenta a leggere Udolpho è, tra le illustrazioni del libro, la mia preferita; e la citazione “Oh! E’ solo un romanzo!” la ritrovo anche all’inizio dell’introduzione scritta da Claudia L. Johnson per l’edizione Oxford World’s Classics di Northanger Abbey che possiedo.
    La studiosa afferma che la nostra comprensione di questo romanzo – come pure degli altri scritti da Jane Austen – dipende dall’attenzione che poniamo alla parola “only” disseminata qui e altrove.
    Il narratore di Austen usa un “understatement” (SOLO un romanzo) che in realtà è un modo per evidenziare e difendere il valore di opere “che hanno SOLO intelligenza,spirito e buongusto a raccomandarle”, ossia i romanzi e specialmente quelli recenti scritti da donne.
    Il resto dell’introduzione si prospetta interessante e proverò a continuarne la lettura anche tenendo conto delle riflessioni emerse durante l’incontro del Grand Tour dedicato proprio a L’Abbazia di Northanger. A proposito, grazie per la bellissima giornata austeniana a cui ho avuto il piacere di partecipare.
    Ciao da Claudia

    Rispondi
    1. Silvia Ogier Autore articolo

      Grazie a te, @Claudia, per la partecipazione alla tappa bolognese del Grand Tour di JASIT.
      In effetti, durante le riflessioni di Serena Baiesi di quel pomeriggio ho avuto modo di ripensare a molti aspetti di Northanger e questa frase, “È solo un romanzo!”, mi è sembrata emblematica della profonda complessità di un libro “solo” apparentemente semplice e breve.
      Attendo tuoi eventuali aggiornamenti sull’introduzione di Claudia L. Johnson che stai leggendo.

      Rispondi
  4. Claudia Sandoni

    L’articolata introduzione della Johnson allerta il lettore perché non fraintenda la portata della parodia del gotico in Northanger: Jane Austen non sta semplicemente respingendo il genere e le sue riconoscibili formule, bensì lo sta in certo modo ricostituendo. Nell’accostare le “ansie della vita di tutti i giorni” agli “allarmi romanzeschi” (cap. 25) la Austen vuole farci vedere la loro interdipendenza.
    Proprio Henry Tilney, che tende ad asserire la realtà della “common life” e a scartare la non realtà del “romance”, mai è così gotico, dice Johnson, come quando, quasi minaccioso, rimprovera Catherine per la sua troppo fervida immaginazione; e che dire degli eccessi immaginativi nocivi nei confronti di Catherine, di personaggi quali il Generale e John Thorpe, avidi e che vogliono imporsi agli altri? Il Generale non ha ucciso sua moglie ma non è meno villain per essere “solo” insolente e tiranno. Altro aspetto importante che Johnson evidenzia è quello dell’ironia, che qui “funziona secondo lo stile gotico: ricolloca la scena di mistero e sublime dalle vertiginose Alpi alla pagina che ci stordisce con implicazioni non immediatamente percepibili a cui sempre ritorniamo”. Resi più attenti e “sospettosi” dall’ironia austeniana, noi lettori – a differenza della modesta Catherine – riconosciamo nelle sue peripezie varie analogie gotiche e possiamo concludere che lei sia veramente una “gothic heroine” nonostante le premesse.
    Non sono brava con la sintesi e chiedo scusa se mi sono dilungata; l’intento era di dare giusto un’idea del testo che ho letto, come da tuo gradito invito.
    Grazie dell’attenzione!!

    Rispondi

Rispondi a Silvia OgierAnnulla risposta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.