Solo l’amore di Mr Darcy può dare del tu a Lizzy. Una riflessione sull’eterno dilemma “Lei-Voi-Tu” nelle traduzioni

Le traduzioni non sono tutte uguali!
Durante il Gruppo di Lettura del Bicentenario di Orgoglio e Pregiudizio tenutosi in questa sala da tè tra dicembre 2012 e gennaio 2013 (link in fondo al post), una delle questioni su cui spesso ci siamo trovati a dibattere con molto interesse riguardava le croci e le delizie delle diverse traduzioni in italiano.

Mi è bastato porre una semplice domanda all’inizio della prima tappa, “Quale edizione utilizzate?” e  subito ci siamo trovati a commentare la traduzione un po’ anacronistica di alcune edizioni, come la BUR o la stessa Mondadori (di cui abbiamo già chiacchierato durante un tè delle cinque di qualche tempo fa – link in fondo al post), in cui i nomi sono italianizzati, i personaggi si danno del lei ed il registro linguistico è palesemente vetusto.

Orgoglio e Pregiudizio, Mondadori, 1987

La copertina del mio primo O&P, ed. Mondadori 1987

Come non smetterò mai di dire, decodificare un testo originale per ricodificarlo in un’altra lingua è un’arte funambolica, perennemente alla ricerca dell’equilibrio tra rigore e fantasia, alle prese con una conflittuale duplice fedeltà, quella al testo di partenza e quella all’espressione di arrivo (come un innamorato che si trovi ad amare contemporaneamente due persone!), e che richiede al traduttore una grande abilità ed un’altrettanto grande umiltà.

Tradurre è sempre stato un mestiere (sì, mestiere, proprio come quello dell’artigiano nel chiuso della sua magica bottega) delicatissimo e importantissimo, che ha permesso alle persone di conoscere altre realtà, nel corso dei millenni.

…No, non intendo trascinarvi in una dissertazione su splendori e miserie dell’arte della traduzione.  Mi limiterò a farlo attraverso un piccolissimo dettaglio che, nella sua apparente irrilevanza, ci rivela l’immenso, impenetrabile potere della parola – e delle scelte del traduttore quando decide di dare voce alla passione di Mr Darcy durante la seconda dichiarazione.

Comincerò con una mia dichiarazione bellicosa.

Ciò che mi infastidisce molto in alcune traduzioni è la scelta della forma allocutiva “lei” invece del “voi”, che trovo più appropriato per rendere questo “you“, proprio considerando il luogo ed il tempo. I miei ricordi di studentessa di scuola interpreti, prima, e facoltà di lingue e letterature straniere, poi, sono pieni di lunghe riflessioni su questo aspetto.

Sembra un’inezia ma non lo è affatto. Innanzitutto, è bene chiarire che in inglese non si dà del lei e nemmeno del voi, si dà del tu a tutti (lingua democratica!): ciò che cambia è la miscela di buona educazione e formalità con cui si condisce il registro linguistico. Tant’è vero che non esiste un traducente per l’espressione italianissima “dare del lei/voi/tu“.
C’è una bellissima espressione, che talvolta può aiutare: to be on first name terms (letteralmente: chiamarsi per nome) e che la dice lunga sul grado di confidenza tra le persone che così si rivolgono l’una all’altra.
(tenetela a mente: tra poco ci sarà utilissima)
In secondo luogo, proprio per questo ci troviamo davanti ad un elemento fondamentale della caratterizzazione culturale e sociale – che diventa amplificata in un romanzo, e in questo in particolare, dove le regole sociali sono grandi protagoniste, nel bene e nel male.

Orgoglio e Prevenzione, ristampa

La copertina della ristampa della prima traduzione del 1932

Ecco che le traduzioni italiane di P&P oscillano tra il voi ed il lei anche se ormai è preponderante l’uso del voi, assai più vicino all’originale you condito di molta formalità, secondo il costume del tempo. Si potrebbe pensare che, presa una decisione, il traduttore la debba mantenere dalla prima all’ultima pagina. Colpo di scena!
Si chiede Sophie nella tappa 4 con legittimo stupore, che cosa si può pensare di un traduttore che, dopo 57 capitoli all’insegna del “voi”, all’improvviso dà del “tu”?
Vediamo in quale contesto avviene questo improvviso, apparentemente inspiegabile, cambio di registro. Siamo al capitolo 58 di P&P, nel bel mezzo di quel turbine emozionale che è la seconda dichiarazione.

Orgoglio e Pregiudizio, MGM, 1940

Greer Garson e Laurence Olivier, MGM 1940

Darcy ha appena aperto il proprio cuore a Elizabeth con estrema sincerità ma pur sempre “alla sua maniera”, con quel contegno, cioè, che trattiene la passione ad un solo respiro dall’essere incontrollata, e nella sospensione imposta dall’attesa di conoscere il proprio destino direttamente dalle labbra della donna che ama.

“You are too generous to trifle with me. If your feelings are still what they were last April, tell me so at once. My affections and wishes are unchanged, but one word from you will silence me on this subject for ever.”

“Siete troppo generosa per prendervi gioco di me. Se i vostri sentimenti sono ancora quelli che erano lo scorso aprile, ditemelo subito. Il mio affetto e i miei desideri sono immutati, ma una vostra parola mi farà tacere per sempre su questo argomento.”

Orgoglio e Pregiudizio, BBC, 1980

Elizabeth Garvie e David Rintoul, BBC 1980

Qui Jane Austen ci delizia con uno dei suoi geniali discorsi indiretti, per riferirci la reazione della destinataria di cotanta dichiarazione. Che è senza dubbio positiva, ed ha il potere di trasfigurare del tutto Darcy:

The happiness which this reply produced, was such as he had probably never felt before; and he expressed himself on the occasion as sensibly and as warmly as a man violently in love can be supposed to do. Had Elizabeth been able to encounter his eye, she might have seen how well the expression of heartfelt delight, diffused over his face, became him; but, though she could not look, she could listen, and he told her of feelings, which, in proving of what importance she was to him, made his affection every moment more valuable.

La felicità prodotta da questa risposta fu tale che probabilmente lui non ne aveva mai provata una simile, e in quel frangente si espresse con la veemenza e l’ardore che ci si può aspettare da un uomo appassionatamente innamorato. Se Elizabeth fosse stata capace di guardarlo negli occhi, avrebbe potuto vedere quanto gli donasse l’espressione di vera gioia che gli si era diffusa in volto; ma, anche se non poteva guardare, poteva ascoltare, e lui le parlò di sentimenti che, rivelandole quanta importanza lei avesse per lui, le resero il suo affetto ogni istante più prezioso.

Orgoglio e Pregiudizio, BBC, 1995

Jennifer Ehle e Colin Firth, BBC 1995

Con la stessa confidenza e la stessa complicità, i due innamorati conclamati passano a parlare (in un dialogo indimenticabile) della determinante ingerenza di Lady Catherine (uh, che smacco per Sua Signoria ritrovarsi ad essere il Cupido della situazione!), dell’impertinenza di Elizabeth (la quale ammette che, in passato, ha sottoposto Darcy ad un trattamento piuttosto… ruvido) e della strada percorsa da Darcy per diventare un monumento granitico di orgoglio. Parla della sua famiglia, dell’educazione ricevuta, in un discorso difficile, per sua stessa ammissione:

Painful recollections will intrude, which cannot, which ought not to be repelled. I have been a selfish being all my life, in practice, though not in principle. 

Si intromettono ricordi dolorosi, che non possono, che non devono essere respinti. Sono stato egoista per tutta la vita, nella pratica, anche se non nei principi.

Orgoglio e Pregiudizio, 2005

Keira Knightley e Matthew MacFadyen, 2005 (Joe Wright)

Ed ecco che, al culmine di questa esposizione, Darcy riconosce il miracolo operato in lui dall’incontro/scontro con Elizabeth:

Such I was, from eight to eight and twenty; and such I might still have been but for you, dearest, loveliest Elizabeth! What do I not owe you! You taught me a lesson, hard indeed at first, but most advantageous. By you, I was properly humbled. I came to you without a doubt of my reception. You showed me how insufficient were all my pretensions to please a woman worthy of being pleased.”

Il traduttore che coglie Sophie di sorpresa è già passato al “tu” molte righe fa, precisamente dal momento in cui viene rievocato lo scontro tra Lady Catherine ed Elizabeth (“Conoscevo abbastanza il tuo carattere per essere certo che se tu mi fossi stata assolutamente contraria, l’avresti detto francamente e apertamente a Lady Catherine.”), come a voler sottolineare l’impertinenza di Elizabeth con altrettanta impertinenza, quasi una vendetta post-trauma di Darcy – ma che appare del tutto estranea al momento.

Un altro traduttore, Giuseppe Ierolli, opera un’altra scelta:

Tale sono stato, dagli otto ai ventotto anni; e tale potrei ancora essere se non fosse stato per te, mia carissima, amatissima Elizabeth! Che cosa non devo a te? Mi hai dato una lezione, molto dura all’inizio, ma che mi ha procurato enormi vantaggi. Da te, sono stato giustamente umiliato. Venni da te senza alcun dubbio su come sarei stato accolto. Mi hai mostrato quanto fossero inadeguate tutte le mie pretese di piacere a una donna degna di essere amata.

Bride and prejudice (Matrimoni e pregiudizi), 2004

Aishwarya Rai e Martin Henderson, 2004 (Gurinder Chadha)

Ecco la spiegazione di questa scelta, che vi riporto per intero perché illuminante, sotto molteplici aspetti (il difficile ed appassionante mestiere del traduttore, la genialità della scrittura di Jane Austen…):

Talvolta scegliere come tradurre il generico “you” inglese è problematico.
In questo caso particolare posso dirti la scelta che ho fatto io nella mia traduzione.
In tutto il libro ho scelto naturalmente il “voi” tra Darcy ed Elizabeth, ma in questo capitolo c’è un “salto improvviso” anche nel testo originale, quando Darcy chiama per la prima volta Elizabeth con il solo nome di battesimo: “and such I might still have been but for you, dearest, loveliest Elizabeth! What do I not owe you!“.
Quel “dearest, loveliest Elizabeth!” l’ho interpretato come una svolta, meritevole di essere evidenziata in italiano con il passaggio dal “voi” al “tu”.
Devo dire di averci pensato per un po’, ma poi mi sono convinto che fosse la scelta giusta, mi è venuto spontaneo scrivere prima “se non fosse stato per te” e dopo “Che cosa non devo a te!” perché incorniciare quella frase così appassionata con un freddo “voi” mi sembrava fuori posto.
Dopo ho riletto molte volte quel brano, e l’originale mi è sembrato sempre di più una sorta di “crescendo” che culminava in quel “dearest, loveliest“. In termini musicali, è come se a qual punto ci fosse stato bisogno di un accordo dissonante (una settima diminuita, per esempio) per accompagnarci nella riposante tonica di “You taught me a lesson…
Mi sono un po’ dilungato, ma quando ho letto il tuo commento, mi è subito tornato in mente il momento in cui ho tradotto quel capitolo, i dubbi che ho avuto e la graduale convinzione che lì un bel “tu” (quasi uno squillo di tromba, per tornare alla metafora musicale) ci stesse proprio bene.

The Lizzie Bennet Diaries, 2012-3

Daniel Gordh e Ashley Clements, The Lizzie Bennet Diaries 2012-3

L’animo umano ha tali sfaccettature che la sua espressione più diretta, la parola, può e deve essere sempre pronta ad assecondarlo.

Se in inglese, la lingua madre di Jane Austen, il registro di un Darcy appassionato si esprime, ad esempio, con l’intimità racchiusa nel rivolgersi all’amata con il suo nome, Elizabeth, o con aggettivi evidentemente affettuosi, allora in italiano proprio la forma allocutiva, solitamente tanto ingombrante, può diventare alleata del traduttore per rendere la forza evocativa di Jane Austen.
Il segreto è, evidentemente, scegliere il momento giusto per l’attacco di questa nuova tonalità.
Chiamatela magia, se volete, ma di certo richiede un intenso lavorio in bilico tra ragione e sentimento.

Per saperne di più…
☞  La prima tappa del GdL del Bicentenario in cui si è dibattuta la scelta dell’edizione italiana
☞  Quale edizione italiana scegliere? Un tè delle cinque vi guida nella selva delle tante diverse traduzioni disponibili
☞  Il tè delle cinque dedicato alla prima traduzione italiana di O&P, pubblicata nel 1932: Quando Pride and Prejudice diventò Orgoglio e Prevenzione

Nota:
Tutte le citazioni in italiano di Orgoglio e Pregiudizio sono tratte dalla traduzione di Giuseppe Ierolli, jausten.it

Silvia Ogier

24 pensieri su “Solo l’amore di Mr Darcy può dare del tu a Lizzy. Una riflessione sull’eterno dilemma “Lei-Voi-Tu” nelle traduzioni

    1. LizzyS (Sylvia-66)

      Grazie a te, Serena. Spesso non ci pensiamo e non ce ne rendiamo conto ma la traduzione può fare la differenza. Recentemente, una spettatrice di LBD che aveva ripreso proprio questa seconda dichiarazione per un parallelismo con la serie, si è accorta come la sua edizione l’abbia indotta a pensare ad un atteggiamento di Darcy che, invece, in altre traduzioni (e nell’originale) è ben diverso.
      Il potere delle parole!

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  1. lory

    ..direi che la professionalità ma sopratutto la sensibilità di un traduttore a volte risultano fondamentali nella buona riuscita di un’opera!

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  2. Sabrina La Corte

    Ciao 🙂 complimenti per il tuo blog..è fantastico. Ho scoperto il tuo blog da poco e appena posso controllo sempre se c’è qualcosa di nuovo. Devo dire che è molto interessante e ci sono davvero un sacco di cose curiose che non sapevo. Riguardo al tuo ultimo post, anche io avevo notato questo cambiamento di “registro” e la mia intuizione riguardo questo cambiamento era molto vicina alla verità…
    Ciao

    Rispondi
    1. LizzyS (Sylvia-66)

      Grazie, Sabrina, e benvenuta in questa sala da tè frequentata da Janeite sfegatati. E’ un onore ed un piacere essere utile all’approfondimento di tutto ciò che riguardi Jane Austen.

      La tua intuizione conferma quanto il potere delle parole sia sottile ma inesorabile. Un cambiamento come questo viene colto in tutta la sua importanza da chi legge, anche senza rendersene conto. Il fascino irresistibile della lettura!

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  3. LaLeggivendola

    Effettivamente la questione dell’ambiguità del ‘you’ inglese è abbastanza complicata e ogni tanto mi capita di storcere il naso davanti a un ‘tu’ o a un ‘voi’ fuori posto… comunque per quel che vale mi dico d’accordo con Ierolli.
    Post super-interessante 🙂

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  4. romina angelici

    Ierolli ha perfettamente colto ed espresso quel momento sublime e non ha solo tradotto dall’esterno il brano ma vi è entrato ricreandone il climax!
    Quante cose si possono imparare!

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  5. Eleonora

    E’ una buona scelta, perché durante la lettura non ci si fa quasi caso che Darcy sia passato dal voi al tu..proprio per il fatto che i due sono ora in confidenza, e la nuova dichiarazione di lui è stavolta ben accolta e ricambiata 🙂 Sono decisioni che dimostrano la bravura del traduttore..anche perché in casi come questo non è questione di tradurre bene dall’inglese (visto che ha solo “you”), ma di effettuare la scelta migliore per l’italiano! Tenendo conto sia dell’epoca del romanzo, sia del contesto, della trama.

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  6. Anna68

    Concordo con la scelta del passaggio dal voi al tu: è proprio l’aumentare della confidenza a portare a questo. Come si diceva, la capacità del traduttore sta nel rendere un concetto espresso in un’altra lingua: ecco perchè alla fine preferisco la versione in lingua originale, dove non va smarrita alcuna sfumatura.

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  7. Sophie

    Come sempre ti ringrazio per i tuoi post interessantissimi! E sono contenta di aver contribuito un po’ sulla scelta del tema 🙂 nella traduzione che ho letto era proprio evidente la stonatura, ora aspetto di leggere la traduzione di Ierolli per intero. Chissà, magari mi faccio un regalo e compro il romanzo prodotto dalla JAIS 🙂

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  8. LizzyS (Sylvia-66)

    La questione è proprio non tradire la lingua di partenza ma nemmeno quella di arrivo: non si può sacrificare l’italiano e rischiare di intralciare la comprensione.
    Per questo, c’è chi preferisce una “bella infedele” al suo contrario ma sono convinta che il ruolo del traduttore sia proprio quello di trovare la quadratura del cerchio, il giusto mezzo, la combinazione vincente, tra un codice espressivo e l’altro.
    Vorrei solo che il mestiere di tradurre fosse un po’ più considerato da chi lo deve utilizzare e remunerare.
    Grazie a tutte per i commenti, come sempre parte integrante del post.

    Rispondi
    1. LizzyS (Sylvia-66)

      Oh, sì. Quella specie di soglia oltre la quale tutto cambia è proprio lì, in quel dearest, loveliest Elizabeth, che apre la porta al sentimento represso a lungo e a fatica, all’intimità dell’amore conclamato, all’inizio di una strada nuova, da percorrere in due… Uh, sto partendo per la tangente! Ma, in breve, è chiaro che per noi il “tu” non può che trovarsi esattamente lì, su quella soglia.

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  9. innassia z

    La stessa situazione si verifica nel cinema. Due o tre anni fa, stavo guardando un film in lingua originale con i sottotitoli in inglese, all’improvviso…sorpresa…il protagonista principale si rivolgeva alla madre non in inglese ma in spagnolo, particolare inesistente nel film doppiato in italiano. Ma!!! Anche con queste imperfezioni continuo a considerare il lavoro dei traduttori indispensabile e poco retribuito: io darei un’occhiata alle loro buste paga per capire come vivono. Immaginate di leggere un capolavoro non in inglese (lingua accessibile a tutti) ma ad es in russo: riusciranno i lettori, amanti della sola lingua inglese, a decifrare i capolavori di Lev Tolstoj o di Fëdor Dostoevskij senza i traduttori? Pochissimi. Ripeto una frase di un conoscente: “perché studiare il russo? Per leggere Dostoevskij in lingua originale…tutta un’altra atmosfera…” La stessa frase è ampliamente sottolineata in questo post e nel Gruppo di Lettura del Bicentenario di Pride & Prejudice.
    Alla prossima…

    Rispondi
  10. romina angelici

    Ma poi scusate… è proprio zia Jane a dirci come la pensa a riguardo, in una lettera di consigli letterari alla nipote Anna: “E non mi piace un innamorato che parla in terza persona” (L. 103 del luglio 1814). Quindi, è tutto detto!

    Rispondi
  11. LizzyS (Sylvia-66)

    Onore ai traduttori, che da millenni permettono la diffusione della conoscenza e l’incontro tra culture. Vorrei fossero più considerati, e remunerati.

    Laddove possibile, l’originale è preferibile – ma ciò non toglie la curiosità di vedere, capire come il “messaggio” è stato decodificato e ricodificato. Non a caso, ho una piccola collezione di edizioni italiane diverse di O&P e altri romanzi. E mi diverto a rivedere i film saltando da un audio all’altro. So bene di non essere l’unica!

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  12. Alice Zardo

    Ciao a tutte!
    Mi chiamo Alice e ho finalmente deciso di publicare un mio commento su questo fantastico sito!! Sono capitata qui durante le mie ricerche per la tesi(sono una laureanda in traduzione e sto preparando la tesi sulla traduzione di Emma)e ci tenevo prima di tutto a farvi i complimenti per il sito: mi è stato tanto d’aiuto in questi mesi!
    Questa discussione sulla traduzione mi ha dato l’input proprio per l’analisi delle traduzioni che sto mettendo a confronto!
    Continuerò a seguirvi, ancora complimenti,
    un saluto a tutte!
    Alice

    Rispondi
    1. LizzyS (Sylvia-66)

      Grazie di cuore, Alice, per questo tuo messaggio che mi permette anche di darti ufficialmente il benvenuto in questa sala da tè frequentata da Janeite molto appassionati.
      Sono onorata, prima ancora che contenta, che questa chiacchierata su una questione di traduzione ti abbia ispirato il passo decisivo per la tua tesi di laurea.
      L’argomento della tesi è molto interessante: non esitare a parlarcene quando vorrai.

      Hai perlustrato, immagino, anche il sito di Giuseppe Ierolli http://www.jausten.it che ha tradotto tutte le opere di JA.
      Posso solo aggiungere, nel caso in cui possa esserti utile, anche la pagina di JASIT dedicata alla preparazione di tesi & affini su JA: http://jasit.altervista.org/blog/jane-austen-study-guide/
      A presto!
      LizzyS (Sylvia-66)

      Rispondi
  13. Alice Zardo

    Ciao!! Scusate il ritardo, ma tra la tesi e gli impegni non sono più riuscita a commentare!! Ti ringrazio della risposta e del benvenuto!! Avevo già consultato il sito gestito da Giuseppe Ierolli, che poi ho opportunamente inserito nella bibliografia della tesi, così come farò per il sito della vostra società. Grazie infine per il prezioso riferimento al link che mi hai indicato!
    Spero di poter condividere con voi eventuali soddisfazioni che deriveranno dalla tesi, ormai quasi in stampa 🙂
    Un saluto a tutte,
    Alice.

    Rispondi
    1. LizzyS (Sylvia-66)

      Splendide notizie, Alice! Grazie per avercele date, sono felice di esserti stata utile per un’attività così importante come la tua tesi di laurea. Non mi resta che attendere ulteriori novità, che saranno bellissime, non ho dubbi. A presto, cara!

      Rispondi
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