Le passeggiate primaverili di Jane Austen a Bath

Walking dress, La Belle Assemblée, 1813

Walking dress, La Belle Assemblée, 1813

Ai tempi di Jane Austen, in un’epoca in cui i mezzi di trasporto erano cavalli e carrozze trainate da cavalli (mezzi costosi ed impegnativi, non alla portata di tutti), l’unico veicolo su cui poter contare sempre e gratis erano necessariamente le proprie gambe. Ma anche questo aveva dei limiti sociali ben definiti per le donne, che i codici comportamentali e morali volevano sempre chiuse anche fisicamente nell’ambito domestico e familiare: se è vero che l’unica l’attività fisica concessa alle donne era limitata e rigidamente regolamentata, come la danza, le cavalcate (rigorosamente all’amazzone e senza velleità atletiche) e le passeggiate, è altrettanto vero che in quest’ultimo caso restava un piccolo margine di manovra. Benché uscire da sole fosse fuori discussione (con poche, particolari, rare eccezioni), camminare sui propri piedi restava un’attività indipendente dalla volontà altrui o dal possederne i mezzi materiali, non richiedeva alcuna abilità particolare, metteva in moto, portava altrove, negava la staticità, faceva conoscere il mondo fuori dal regno domestico imposto.
Camminare come metafora di un percorso di libertà ed indipendenza femminile è un aspetto importante, analizzato dalla critica letteraria – come ricordava Liliana Rampello a margine dell’ultimo tè delle cinque, con riferimento al suo saggio Sei romanzi perfetti. Su Jane Austen – e non stupisce che camminare sia un tratto comportamentale condiviso dalle eroine letterarie di autrici ed autori del XIX secolo, un secolo proiettato in avanti, segnato dai grandi movimenti di popoli, classi e persone.

Anche le eroine di Jane Austen, apparse sulla scena letteraria tra il 1811 ed il 1817, camminano molto – persino la fragile Fanny Price, che tende a stancarsi, sì, ma si ritrova sempre a passeggiare in momenti cruciali della sua storia.
Come sempre in Jane Austen, nulla accade mai per caso, tanto meno le passeggiate delle sue protagoniste. Muovendosi autonomamente sui propri piedi lungo le pagine dei romanzi, compiono anch’esse la metafora del loro percorso di affermazione di sé.
Essere eccellenti camminatrici (vere esploratrici di sé e del mondo), è un tratto ereditario: nelle lettere giunte fino a noi, Jane Austen, loro madre letteraria, racconta sempre alla sorella Cassandra le passeggiate compiute in sua assenza, da sola o con altre persone, con uno scopo preciso o per semplice piacere di stare all’aria aperta, in qualunque stagione, in qualunque luogo. Instancabile camminatrice, Jane sembra misurare il mondo e se stessa con la stessa grazia e determinazione che regala alle sue creature.

Oggi, sono proprio alcune di queste passeggiate che vorrei ripercorrere, andando con Jane Austen a Bath, in primavera, in due anni cruciali nella sua vita: il 1801, anno del (probabilmente molto sofferto) trasferimento dalla città natale, e il 1805, ultimo anno di residenza nella città termale.

Bath, il Royal Crescent

Bath, il Royal Crescent

Vi invito a rifornirvi abbondantemente di tè ed altri generi da escursione per seguire Jane Austen nelle sue passeggiate a Bath e dintorni, raccontate dalla sua viva voce, quella delle lettere (e scoprirete che vi sembrerà di stare dentro ad uno dei suoi romanzi).


Una testimonianza diretta della costante abitudine di Jane Austen a camminare viene da una lettera in qualche modo legata a Bath anche se di poco precedente a quel periodo. Sono gli ultimi mesi del 1800, Jane è a Ibthorpe, ospite dei Lloyd, famiglia a cui appartiene Martha, la più cara amica delle sorelle Austen, e loro futura “terza sorella” (andrà a vivere con Mrs Austen, Jane e Cassandra nel 1805, a Southampton ed infine, nel 1828 sposerà il fratello di Jane, Frank):

c’è troppo fango per uscire di casa persino per delle camminatrici accanite come Martha e me, e siamo perciò confinate alla compagnia l’una dell’altra dalla mattina alla sera, con molto poca varietà di Libri o Vestiti.
(lettera del 30 novembre-1 dicembre 1800)*

Proprio tornando a casa, a Steventon, dopo questo soggiorno, Jane riceve una notizia sorprendente ed inaspettata: i genitori le annunciano di aver deciso di trasferirsi a Bath e lasciare la canonica ed il rettorato al primogenito, James. Nei decenni seguenti, in famiglia, la reazione di Jane sarebbe diventata proverbiale: i nipoti James Edward e Caroline (entrambi figli di James) nei loro Memoirs scritti intorno al 1870 ne parlano come di un grande turbamento, che sarebbe sfociato in uno svenimento.

Se le lettere di Jane Austen arrivate fino a noi sono poche (appena più di 150), quelle scritte nei cinque anni di dimora a Bath, tra 1801 e 1805, arrivano a stento a dieci (per la precisione, 9 sono scritte da Bath, una è scritta da Southampton). Eppure, sono ricche di dettagli sulle sue giornate e leggerle è un vero piacere.
La famiglia Austen si trasferisce dal villaggio rurale di Steventon alla città termale e alla moda di Bath nel mese di maggio del 1801 ma alla spicciolata. Le prime ad arrivare in avanscoperta il 4 maggio sono Mrs Austen e Jane, la quale scrive subito a Cassandra (rimasta a Ibthorpe presso i Lloyd) per raccontare del viaggio e delle prime attività ed impressioni.
In quei primi giorni, le camminate hanno uno scopo concreto, ovvero vedere case da prendere in affitto (al momento, la famiglia è ospite degli zii Leigh-Perrot, che abitano al Paragon): il 5 maggio, infatti, Jane e lo zio vanno a vedere due case ai Green Park Buildings:

Quando lo Zio è andato a bere il suo secondo bicchiere d’acqua, sono andata con lui, e nel nostro giro mattutino abbiamo visitato due Case in Green Park Buildings, una delle quali mi è piaciuta molto. L’abbiamo girata tutta salvo le Soffitte […] –
(lettera del 5-6 maggio 1801)

e nei giorni successivi Jane si recherà per lo stesso motivo a Seymour Street e a New King Street. Nel frattempo, sul Bath Chronicle appare per due volte un annuncio di una casa in affitto al numero 4 di Sidney Place, che di lì a poco diventerà la prima delle residenze degli Austen a Bath.

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Nelle prime lettere si ha presto notizia di qualche vera e propria passeggiata:

Le mie Avventure da quando ti ho scritto l’ultima volta, non sono state molto numerose; ma quali che siano, sono per la maggior parte a tuo beneficio. – Da Mrs Lillingstone non abbiamo incontrato anima viva, ma non ci siamo annoiati così tanto quanto mi aspettavo, cosa che attribuisco al fatto che indossavo il mio nuovo cappellino e avevo un bell’aspetto. – Domenica [10 maggio] siamo andati due volte in Chiesa, e dopo la funzione pomeridiana abbiamo passeggiato un po’ tra i campi del Crescent, ma faceva troppo freddo per restarci a lungo.
(lettera del 12-13 maggio 1801)

Tra balli alle Upper Rooms e alle Assembly Rooms, ricevimenti al Paragon presso gli zii, acquisti di vestiti e cappellini o di altri generi per la nuova sistemazione, visite ricevute o rese a questo o quel parente o conoscente, e progetti per l’arrivo del padre e della sorella Cassandra, si arriva presto al 20 maggio,

quando Jane rende conto di una passeggiata memorabile, una gita a piedi compiuta in compagnia di Mrs Chamberlayne, una lontana parente sulla quale, nella prima lettera, aveva espresso uno dei suoi impertinentissimi pareri taglienti:

Non posso proprio continuare a farmi piacere le persone; – rispetto Mrs Chamberlayne perché ha delle belle acconciature, ma non riesco a provare sentimenti più teneri di questi. –
(lettera del 12-13 maggio 1801)

e che rivela un altro tratto apprezzabile ai suoi occhi, rivaleggiando con lei – difficile a credersi – quanto ad agilità e resistenza nella camminata. Il resoconto che ne dà è, a dir poco, esilarante e ci restituisce tutta l’atmosfera di quell’esperienza. All’inizio, il giudizio sulla sua compagna di gita non sembra essere mutato…

L’amicizia che avevi predetto tra Mrs Chamberlayne e me ha già avuto luogo, poiché ci stringiamo la mano ogni volta che ci incontriamo. La nostra grande passeggiata a Weston era di nuovo fissata per Ieri, ed è stata realizzata in maniera molto emozionante; Ciascuno del gruppo ha declinato con qualche scusa o altro salvo noi due, e abbiamo perciò avuto un tête-à-tête; ma è ciò che sarebbe egualmente successo dopo le prime due iarde, anche se metà degli Abitanti di Bath si fosse unita a noi. – (lettera del 21-22 maggio 1801)

Con questa battuta ironica, Jane Austen, “camminatrice accanita”, anticipa quella che nelle frasi successive si rivela essere una vera e propria gara di resistenza:

Ti saresti divertita a guardare la nostra avanzata; – siamo salite lungo Sion Hill, e tornate attraverso i campi; – nello scalare una collina Mrs Chamberlayne è eccezionale; riuscivo con difficoltà a tenere il passo con lei – ma non mi sarei tirata indietro per niente al Mondo. – sul terreno pianeggiante riuscivo a eguagliarla – e così andavamo spedite sotto un bel sole cocente, Lei senza né parasole né altro che il cappello, senza mai fermarsi, e attraversando il Cimitero di Weston veloci come se temessimo di essere sepolte vive. –
Dopo aver visto di che cosa è capace, non posso fare a meno di concederle un po’ di stima. – Quanto alla Simpatia, è più o meno come tutti gli altri.
(lettera del 21-22 maggio 1801)

Possiamo immaginare la reazione divertita di Cassandra nel leggere questo gustoso racconto. Ma quale sorpresa dev’essere stata per lei leggere nella lettera successiva il resoconto di un’altra passeggiata di Jane con la stessa compagna!

Bath, dalla collina di Widcombe

Le mie avventure da quando ti ho scritto tre giorni fa sono state tali da essere facilmente contenute in questo lasso di tempo; ieri mattina ho fatto una passeggiata a Lyncombe e Widcombe con Mrs Chamberlayne, e in serata ho preso il tè con gli Holder. – In questa seconda prova l’andatura di Mrs Chamberlayne non è stata affatto così magnifica come lo era stata nella prima; nulla di più di quanto fossi in grado di sostenere, senza sforzo; e per molte, moltissime Iarde percorse insieme in uno stretto sentiero ero io a essere in testa. – La Passeggiata è stata molto bella anche secondo la mia compagna, che si mostrava d’accordo ogni volta che facevo qualche commento – E così finisce la nostra amicizia, perché i Chamberlayne lasciano Bath tra un giorno o due. – Preparati anche alla perdita di Lady Fust, visto che la perderai prima di trovarla. –
(lettera del 26-27 maggio 1801)

Se ci basiamo ancora sulle poche lettere rimaste di questo periodo, possiamo tracciare con certezza delle mete ricorrenti delle passeggiate di Jane Austen nel corso dei cinque anni a Bath, nonostante la voragine tra la lettera del 26 maggio 1801 e quella del 21 gennaio 1805.
Weston, Lyncombe Hill e Widcombe sono spesso teatro delle sue passeggiate: le colline dei dintorni, verdi e lussureggianti, sono forse una fuga dalle strade di una città divertente, sì, ma pur sempre caotica, ed un ritorno ad uno scenario più simile alla campagna dello Hampshire, dove ha passato tutta la sua vita fino al 1801. Anche le aree verdi della città, come i Crescent Fields ed i Sydney Gardens, sono oasi di ossigeno costantemente frequentate.

Bath - Il Crescent con i campi (Crescent Fields)

Bath – Il Crescent con i campi (Crescent Fields)

La primavera del 1805 è particolarmente bella e calda, e di certo è motivo di conforto e distrazione per Jane che nel mese di gennaio ha perso il padre. L’8 aprile scrive, con evidente entusiasmo:

Mia cara Cassandra
Qui è una giornata adatta a te! Si era mai visto a Bath o a Ibthrop un 8 aprile più bello? – È marzo e aprile insieme, la lucentezza del primo e il calore del secondo. Non facciamo altro che andare in giro; per quanto ti sarà possibile spero che anche tu approfitterai di un tempo simile.

E ancora:

Ieri sera siamo di nuovo uscite; Miss Irvine ci ha invitate, quando l’ho incontrata al Crescent, a prendere il tè da loro […] e quindi una volta finita la Funzione siamo andate a piedi a Lansdown.

Il mattino successivo, 8 aprile, sarà al Maneggio, e al pomeriggio farà una passeggiata a Twerton, con Miss Irvine. Il mese procede in questo modo, scandito da passeggiate quotidiane, a conferma di quanto dichiarato nell’esordio della lettera. In quella successiva, datata 20 aprile, Jane scrive alla sorella:

Ieri ho avuto una giornata piena, o almeno l’hanno avuta i miei piedi e le mie calze; ho camminato per quasi tutto il giorno; sono andata ai Sydney Gardens poco prima dell’una, e non sono tornata prima delle quattro, e dopo aver pranzato ho fatto una passeggiata a Weston.

Anche se l’unica citazione riguarda la funzione funebre del padre George (lettera del 22 gennaio 1805), possiamo immaginare che, a partire da quel giorno, una meta delle sue passeggiate sia stata anche la chiesa di St. Swithin in Walcot Street, nella cui cripta è sepolto il padre (Oggi, a seguito di lavori di ristrutturazione che hanno eliminato la cripta, la sua pietra tombale è stata sistemata nel giardino). Questa chiesa aveva molta importanza per la famiglia di Jane: qui si erano sposati il padre e la madre, e sempre qui il padre aveva avuto il suo primo incarico ecclesiastico. Una curiosità: in questo stesso cimitero, è sepolta Fanny Burney, scrittrice molto amata da Jane Austen, la cui tomba è vicino a quella del Rev. George.

A questo punto della sua vita a Bath, Jane Austen ha già affrontato diverse prove, alcune dolorose: è alla sua terza dimora nel giro di poco tempo (da Sydney Place, infatti, la famiglia si è spostata per breve tempo ai Green Park Buildings ed infine a Gay Street), ha subìto due gravi lutti (il padre e Madame Lefroy, a cui era molto legata), ha ricevuto una proposta di matrimonio burrascosa (il 2 dic. 1802, da Harris Bigg Wither, accettato e rifiutato nel giro di poche ore), ha iniziato un romanzo, I Watson, nel 1804 per abbandonarlo nel periodo della morte del padre (a Bath, Jane sembra presa da un blocco creativo) e sta affrontando una difficile situazione economica (le Austen vivranno da questo momento mantenute dai fratelli di Jane, che si impegnano a versare una cifra annuale alla madre e le sorelle).

Eppure, le 9 lettere scritte a Bath negli anni 1801 e 1805 (ad eccezione delle tre scritte nel triste gennaio 1805) hanno l’immancabile carattere acuto e frizzante dell’autrice, e ci restituiscono l’immagine di una donna dinamica, con lo sguardo vigile e curioso costantemente puntato sul mondo intorno a sé.
E sono lettere spiccatamente primaverili perché composte nei mesi di maggio (1801) e aprile (1805): dalle loro righe emergono immagini di piacevoli passeggiate nella stagione dei fiori, che ancora oggi è possibile ripercorrere lungo le strade e nei dintorni di Bath, seguendo le orme di Jane Austen.


Ancora su primavera, Bath e camminate…
☞ Un bell’articolo apparso sul sito di JASIT, che ha ispirato questo post: Le sensazioni di Jane Austen in aprile
☞ La camminata (memorabile) di Eizabeth Bennet a Netherfield:  Adoro camminare! Ovvero: la via dell’autodeterminazione (post del 24/12/2010)
Che cosa accadde a Bath? I cinque difficili anni di Jane a Bath (post del 13/07/2014)


*Tutte le citazioni dalle lettere sono tratte dalla traduzione di G. Ierolli, jausten.it

Silvia Ogier

4 pensieri su “Le passeggiate primaverili di Jane Austen a Bath

    1. Silvia Ogier Autore articolo

      (Grazie!) Mi sto riconciliando con il fatto che degli anni di Bath (così intensi e turbolenti) siano rimaste solo 9 lettere. Più le leggo e più mi rendo conto che, come diceva poco fa una nostra amica comune (Dana Loo) in un’altra sala virtuale (facebok), sono poche ma buone – anzi, ottime, perché ricchissime e scritte con una penna davvero magica.

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  1. Mariaelena

    Come amante della Austen e dei suoi romanzi, affermo che questo blog/salottino è bellissimo! Passerò senz’altro molto spesso!

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    1. Silvia Ogier Autore articolo

      Grazie, @MariaElena, della tua affermazione e benvenuta! Non esitare a tornare in questa sala austeniana per condividere le tue riflessioni sulle conversazioni dei tè delle cinque passati. A presto e buona lettura!

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