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Il bicentenario 2017 riporta in libreria I Janeites e il Ricordo di Jane Austen.

Elliot Editore, Jane Austen

Le ricorrenze sono sempre una grande occasione di conoscenza e approfondimento: il modo migliore per rendere omaggio a un Grande della letteratura soprattutto nelle date importanti ed evocative è portare maggiore attenzione alla sua opera, promuovendo la lettura dei suoi scritti ma anche di quelli che indagano la sua figura.
Quest’anno, il Bicentenario della morte di Jane Austen sta facendo fiorire nuove iniziative editoriali anche in Italia, andando così a colmare lacune che durano, inspiegabilmente, da alcuni decenni o addirittura da sempre.
A fronte di un seguito ormai visibilmente vasto e fedele di appassionati lettori di Jane Austen, il mercato editoriale italiano è rimasto desolatamente fermo alle tante edizioni dei romanzi maggiori (non c’è casa editrice che non ne abbia una collezione), a qualche sporadico derivato austeniano, non sempre scelto con la cura dovuta, e a un’esigua manciata di saggi. Le lettere, ad esempio, sono state pubblicate nel 1997 in versione ridotta da Theoria, ma sono presto uscite di catalogo e rispuntate solo in qualche libreria dell’usato.
Ora il vento è cambiato e ci ha portato qualche graditissima sorpresa libresca: dopo l’avvio della collana Jane Austen di La Repubblica (qui tutti i dettagli) che comprende anche una selezione di Lettere, sono da poco disponibili in libreria anche gli Juvenilia (in versione integrale, e in ben due diverse edizioni, Elliot e Rogas!), la raccolta dei saggi di Virginia Woolf (dal titolo Jane Austen, ed. Elliot), I Janeites (ed. Elliot), il bel racconto di Rudyard Kipling che consacra il mito Jane Austen e il suo agguerritissimo seguito, e Ricordo di Jane Austen (ed. Elliot), la biografia pubblicata nel dicembre del 1870 dal nipote James Edward Austen-Leigh.
Il tè delle cinque di oggi è dedicato a questi ultimi due titoli, di cui abbiamo già conversato in passato e che ora più che mai vi invito a leggere con tutta la passione e l’attenzione di cui è capace un Janeite.

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Jane Austen Action Figure: l’irresistibile follia di una serissima Janeite

A parte il comune denominatore di ammirare appassionatamente Jane Austen e tutto ciò che la riguarda, i Janeite sono tipi diversissimi tra loro, e sono tanti quante sono le singole teste in cui alberga questo particolare interesse: ci sono i due estremi, l’accademico ed il fanatico, ma mai personificati in modo assoluto poiché in una stessa persona l’uno non esclude l’altro, anzi, con l’altro si mescola in dosaggi sempre variabili così che le sfumature intermedie e le loro combinazioni sono infinite. Ogni Janeite è un variopinto miscuglio di fanatismo e sapienza, curiosità e ricerca, che cambia nel tempo, e non solo nel corso degli anni ma persino da un momento all’altro.
Ci si può tuffare nella rilettura dei romanzi per analizzarne gli aspetti narrativi più disparati, e nello stesso tempo vivere un’esperienza di lettura olistica ed emozionale. Si può discutere ore e ore del femminismo delle loro grandi protagoniste e spasimare una vita intera per l’eroe austeniano del cuore. Si può prendere parte ad un gruppo di lettura sfoderando libri sottolineati e vissuti, nonché commenti arguti e dettagliati, e sfilare per le strade di Bath vestiti di tutto punto alla maniera Regency, come se fosse il 1810. Tutto con la stessa passione e la stessa serietà, in una dinamica armonia di opposti.

Prenderò come esempio un esemplare che conosco assai bene: me stessa.
Di recente, mi sono resa ridicola con alcune amiche Janeite durante un frizzante tè delle cinque del Jane Austen Book Club di Salaborsa e JASIT. Durante l’attesa delle teiere e dei dolcetti, nel bel mezzo di una conversazione sulla visita alla casa-museo della Nostra, ho mostrato loro il sacchettino di lavanda portato dal cottage di Chawton: la lavanda viene da quel giardino e il sacchetto è stato confezionato dalle mani di Petra (cofondatrice JASIT), sotto la mia attenta supervisione, nella cucina di quel cottage, nel giugno del 2012. Una vera reliquia austeniana, di cui vado molto fiera, perché proveniente dalla casa dove Jane Austen ritrovò la vena creativa ed i suoi romanzi trovarono la via per andare nel mondo.
Ma quell’innocente minuscolo sacchettino profumato ha anche dimostrato pubblicamente quanto l’aspetto fanatico sia sempre molto vivo nel mio animo di Janeite, che pure si nutre della lettura delle opere austeniane e di saggi di critica letteraria come se fosse ossigeno vitale.

Tutto questo preambolo, in cui tento con scarsa efficacia di trovare una spiegazione scientifica e meta-letteraria a quanto sto per confessare, mi serve per introdurre un altro oggetto – ben peggiore del pur significativo sacchetto alla lavanda di Chawton (anche soltanto per la quantità di plastica necessaria a produrlo e per la sua spudorata inutilità certificata al 100%). In un trionfo di bipolarismo Janeite, con serio raziocinio continuo a considerare questo oggetto del mio insano desiderio come la massima espressione del fanatismo più puro
Sto parlando della Jane Austen’s Action Figure – proprio lei: la “bambolina” di Jane Austen.
Che lo scorso Natale, per il mio Compleanno, con mia somma gioia e sorpresa, mi è stata regalata.
…sì, perché una vera Janeite ha sempre fedeli amiche Janeite complici di ogni delitto austeniano, anche il più efferato…

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Come nasce la parola “Janeites” (3) – Disponibili in italiano i due testi che l’hanno creata: “Prefazione a Orgoglio e Pregiudizio” di G. Saintsbury,e “I Janeites” di R. Kipling

La parola Janeite esprime l’essenza dell’ammirazione totalizzante per Jane Austen – per intenderci, quella che provoca un legame ideale e profondo, addirittura affettivo, con la donna-scrittrice, fino a generare una vera e propria dipendenza da tutto ciò che la riguardi, le sue opere così come la sua vita.
La folta schiera di ammiratori che cresce a vista d’occhio ogni giorno in ogni parte del mondo si riconosce senza esitazione in ciò che questo significante molto efficacemente esprime.
Mentre scrivo questo esordio, penso inevitabilmente a come questa parola sia stata usata per molto tempo (un tempo vicinissimo più a noi che alla sua ispiratrice) con un’accezione negativa, che ne radicalizza la componente emotiva al fine di indicare, con ingiusta limitazione, gli appassionati di Jane Austen persi nella modalità estrema del fanatismo più puro.
Ed è così che, per esorcizzare questa interpretazione fuorviante e riduttiva, mi ritrovo a pensare immediatamente alla sua origine – nobile, intensa, geniale. Che non perdo mai occasione per ricordare.
E così, oggi, in questo tè delle cinque, colgo l’occasione per invitarvi a conoscere da vicino proprio i due testi che costituiscono questa importante origine – poiché non ci si può dire Janeite senza conoscerli, tanto più che, finalmente, sono disponibili in italiano.

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Austenland, un’insipida fanfiction sul fanatismo austeniano.
Dal libro allo schermo (Alla ricerca di Jane) il risultato cambia?

AustenlandNon vado per il sottile quando un derivato austeniano mi delude, soprattutto se si tratta di un’ottima occasione sprecata malamente.
Chi frequenta questa sala da tè sa che è già capitato, per di più con alcuni grandi successi come Pride and Prejudice and Zombies (Orgoglio e Pregiudizio e Zombie) o The Jane Austen Book Club (Il Club di Jane Austen) – il libro, non il film.
Nel primo caso, siamo ancora in attesa di un adattamento cinematografico: è stato annunciato più volte nel corso degli anni e ogni volta con un regista, uno sceneggiatore, degli attori diversi – tanto che ormai ho smesso di sperare che una versione per il grande schermo possa riscattare un’operazione editoriale molto discutibile.
Nel secondo caso, il film tratto dal romanzo nel 2007 ha effettivamente migliorato un libro con pochi pregi e molti difetti, nonostante le ottime intenzioni dichiarate dal titolo e alcuni sprazzi di originalità sparsi qua e là nelle pagine.
Con Austenland, il romanzo di Shannon Hale del 2007, mi sono sentita di nuovo in questa situazione imbarazzante.. di quelle che solo un’intera teiera fumante può aiutare ad affrontare.

L’occasione per parlare oggi di questo libro è l’uscita italiana del film che ne è stato tratto, che qui da noi ha un titolo diverso dall’originale, Alla ricerca di Jane.
(Detto tra noi, fatico a capire perché il titolo originale del film, identico a quello del libro, Austenland, perfettamente evocativo e, di conseguenza, parlante a tutti e non solo ai Janeite, sia stato mutato in un ben più scialbo, anonimo Alla ricerca di Jane. Misteri del marketing cinematografico italiano.)

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La terza dichiarazione per Elizabeth Bennet

La prima dichiarazione, secondo www.pemberleypond.com

Siamo talmente abituati a sentire etichettare Jane Austen come “roba da donne” – o da educande, che pensano solo al matrimonio, per di più vantaggioso, perfette eroine da romanzo rosa, solo per ricordare alcuni dei più forti ed infondati luoghi comuni – che non riusciamo a reprimere un moto di piacevole sopresa, che si tramuta subito in entusiasmo, quando un uomo mostra interesse e gradimento per la nostra beniamina.
Di più, siamo inevitabilmente portate – noi, donne austeniane – a guardare con un occhio di grande riguardo e profonda ammirazione un tale uomo.
Spingendomi più in là, potrei persino dire che, così, trasformiamo in affermazione la fatidica domanda di Lizzie, these are the words of a gentleman, queste sono parole da gentiluomo. Salvo beneficio d’inventario, s’intende.
Al novero degli Austeniani di genere maschile appartiene il Prof. George Saintsbury (1845-1933) studioso di letteratura inglese, docente universitario, che non solo ha dedicato il proprio lavoro all’opera di Jane Austen, lasciando analisi acute e di riferimento per chiunque tratti la materia, ma è anche il padre del termine che ci accomuna tutti in questa ammirazione (devozione? fanatismo? scegliete ciò che vi si addice di più, anche tutti e tre): Janites.
Abbiamo già avuto modo di scoprire questa sua fondamentale paternità, condivisa con un altro grande della cultura inglese, Rudyard Kipling.
(Per saperne di più, invito a leggere i post della serie Come nasce la parola Janites)

Oggi, torno a curiosare nello scritto che ha visto la nascita del termine e del concetto di Janeite per riprendere un tema che sembra germogliare spontaneamente, come un binomio inscindibile con Jane Austen e/o con Pride and Prejudice: l’amore per Elizabeth Bennet.
Servitevi abbondantemente di tè e dolcetti, dunque, stiamo per assistere ad una lunga, originale, entusiastica “terza dichiarazione”.

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