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La vera Miss Bates… erano due!

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Tamsin Greig, ottima Miss Bates in Emma, BBC, 2009

Chi ha ispirato a Jane Austen il personaggio della zitella attempata, povera, logorroica e dal cuore d’oro che, sotto l’apparente comicità, personifica la situazione tragica delle donne non sposate nella società dell’epoca di Jane Austen?

Lo scorso 7 settembre, su jasit.it, ho raccontato il frutto di una mia ricerca dedicata al modello reale di questo capolavoro dell’arte ritrattistica di Jane Austen.

Ed ho scoperto che di Miss Bates, nella vita di Jane Austen, ce n’erano addirittura due…

Buona lettura!


Chi ispirò il personaggio di Miss Bates a Jane Austen?
di Silvia Ogier
pubblicato sul sito della Jane Austen Society of Italy il 07/09/2015

Tra i tanti, variegati personaggi che circondano Emma nell’omonimo romanzo, la mia preferenza va senza indugi a Miss Bates.
La zitella attempata, povera e costretta ad accudire la propria anziana madre, è un capolavoro di comicità con la sua esasperante, incessante chiacchiera senza capo né coda, le esclamazioni ripetute, le frasi sincopate, i prodigiosi salti di palo in frasca e le piccole manie compulsive. Ma è anche un personaggio profondamente tragico, che incarna la condizione sociale delle donne non sposate in una società graniticamente maschile, che affidava alle donne un solo e unico lavoro, quello di moglie e madre, di fatto condannando le nubili a vivere della carità altrui – proprio come Miss Bates, intorno alla quale tutta Highbury si prodiga.
I difetti pesantissimi di Miss Bates sono stemperati dal suo cuore d’oro e dal fatto che non la sentiamo mai lamentarsi di nulla ed appare sempre contenta.
Così che, mentre ridiamo di lei e stemperiamo la nostra esasperazione, Jane Austen (con uno dei suoi geniali miracoli narrativi) riesce ad instillare nel nostro cuore anche la compassione, e ci fa sentire desiderosi di unirci ai notabili di Highbury per fare qualcosa di buono e gentile per lei, proprio come farebbe Mr Knightley.

Durante il Jane Austen Book Club dello scorso 17 gennaio, in Salaborsa a Bologna, dedicato a Emma, ho chiuso l’incontro con una battuta proprio sulla mia amata Miss Bates: riflettendo sul fatto che Jane Austen traeva ispirazione dal variegato microcosmo che popolava la sua vita quotidiana, ho chiosato esclamando “Chissà chi le ha ispirato Miss Bates!”.

Ebbene, di recente mi sono imbattuta in un indizio che mi ha permesso di rintracciare il modello reale per Miss Bates. E, indagando, ho scoperto che ce ne sono addirittura due… Potete immaginare una Miss Bates elevata al quadrato?

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Gruppi di lettura e di visione per il Bicentenario di Emma

emma-first-editionNel primo dei due anni del Bicentenario di Emma (pubblicato il 23 dicembre 1815 con frontespizio datato 1816, il che spiega un bicentenario a cavallo di due anni), non possono mancare le occasioni per celebrare questo romanzo di Jane Austen, da molti ritenuto il suo capolavoro assoluto.

Senza dubbio, il modo migliore è (ri)leggere il romanzo. Ci sono due ghiotte opportunità per farlo insieme ad altre persone e scambiare opinioni ed informazioni. A cui si aggiunge un’altra insolita ma molto appassionante occasione: un Gruppo di Visione.

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Il Jane Austen Book Club di Salaborsa e JASIT torna e raddoppia

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Oggi vi invito ad un al fresco afternoon tea, un irrinunciabile rito della bella stagione, rinfrescante e riposante, perfetto per riunirsi all’ombra degli alberi sul calar della sera, per festeggiare questa buona notizia e condividerne tutti i particolari.

È tutto pronto per il secondo ciclo del gruppo di lettura dedicato a Jane Austen presso la prestigiosa biblioteca Salaborsa di Bologna, in collaborazione con JASIT.
Lo scorso 6 giugno, in occasione dell’ultimo incontro sulla biografia Jane Austen. I luoghi e gli amici di Constance Hill (ed. Jo March), è stato presentato il calendario 2015-6.
Che, nel corso dei nove mesi di letture, sarà accompagnato da un’iniziativa parallela, cinematografica, a cura della Cineteca di Bologna: una rassegna di film austeniani.
Infine, a settembre ci sarà un antipasto molto ghiotto, con il Festival del Lettori

Questa sarà un’estate di attesa, sì, ma da sfruttare al meglio per arrivare alla ripresa settembrina rinvigoriti e pronti ad un nuovo viaggio nel mondo di Jane Austen in compagnia di Salaborsa, JASIT e della padrona di questa sala da tè.

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Jane Austen, l’immortale. Un’intervista su L’Indro.it

Questo è un tè delle cinque in trasferta, offerto lo scorso 12 marzo sulle pagine culturali della testata giornalistica L’Indro.it, dove Ilaria Piovan mi ha gentilmente invitata a fare due chiacchiere sull’eterna modernità di Jane Austen e sul perché le donne e gli uomini di oggi siano sempre più conquistati dall’arte narrativa di questa geniale scrittrice inglese.
Buona lettura!

Vai all’articolo:
Jane Austen, l’immortale

di Ilaria Piovan – L’Indro.it

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Tutto il privilegio che reclamo.
Ovvero: Jane Austen e il Dialogo sulla Differenza di Genere

Riprendo in questo articolo una riflessione che ho presentato lo scorso 14 febbraio 2015 all’incontro dedicato a Persuasione nell’ambito del Jane Austen Book Club di Biblioteca Salaborsa e Jane Austen Society of Italy, a Bologna.

Manca poco all’8 marzo, Giornata Internazionale delle Donne (per carità, NON chiamatela Festa della donna!), e mi concedo un lungo tè delle cinque su Jane Austen e la sua lungimirante e acuta capacità di osservazione dell’animo umano e delle sue manifestazioni sociali, in particolare sui rapporti tra i sessi e la condizione femminile.
Così lungimirante da essere più avanti, assai più avanti di noi che abbiamo ancora bisogno di un 8 marzo per riflettere sul ruolo e il destino delle donne nella società patriarcale moderna.

Dicono di lei che nei suoi romanzi pensi solo al matrimonio e le sue fanciulle siano tutte un esempio di muliebri virtù tradizionaliste, e che per questo sia profondamente antifemminista. (È evidente che chi sostiene ciò non ha mai letto una sola parola delle tante, bellissime, scritte dalla graffiante penna della zitella illetterata…)
Per contro, dicono di lei che le sue eroine arrivino, sì, al matrimonio ma alle proprie condizioni in piena coscienza della propria dignità umana, e che per questo sia profondamente proto-femminista.
Io dico di lei che tutto quanto c’è da sapere in merito alla questione del femminismo in Jane Austen sia da cercare nell’unico posto possibile, cioè nelle parole che lei stessa ha scritto: le sue opere e le sue lettere. Ed è in un suo romanzo che oggi troverò molte risposte…

In un’epoca, la sua, in cui i ruoli sociali dell’uomo e della donna erano definiti da schemi intoccabili e a compartimenti stagni, e contrapposti, ben più rigidi di quanto non lo siano ancora oggi, ecco una donna antitetica al modello femminile predefinito e approvato, ultraquarantenne, nubile, di classe media, meno che benestante, per di più scrittrice (anche se anonima), che non teme di lasciare le briglie sciolte alla sua intelligenza e alla sua sensibilità e compone un dialogo che è meglio di qualunque trattato di sociologia, antropologia, psicologia e storia sui rapporti tra uomini e donne e sulla differenza di genere.

Frontespizio di Persuasione e L'Abbazia di Northanger

Frontespizio di Persuasione e L’Abbazia di Northanger

Accade in Persuasion (Persuasione), l’ultimo romanzo scritto (1816) e pubblicato (postumo, nel dicembre 1817) che, per lo stile ed i contenuti, mi permetto di considerare il testamento spirituale e letterario di Jane Austen, anche se del tutto involontario.
Per la precisione, accade al capitolo XXIII, un vero capolavoro nel capolavoro, per l’abilissima sceneggiatura, la prosa asciutta e perfetta che accompagna con sorprendente poesia lo scioglimento dell’intreccio, la caratterizzazione dei personaggi e alcune riflessioni sui massimi sistemi sociali.
A pensarci bene, un lungo dialogo sulle differenze psicologiche e sociali tra uomini e donne non sembra adatto ad un romanzo, tanto meno nel bel mezzo dello scioglimento dell’intreccio, quando noi, col fiato sospeso ad ogni sillaba, già pregustiamo il lieto fine… Affidato ad altre penne (come le tante che affollavano la letteratura dell’epoca), questo dialogo sarebbe diventato una tirata noiosa e pedante, aliena a tutto il resto, mentre qui è una scena tra le più emozionanti e poetiche che sia dato di leggere.

…Che inizia proprio come una conversazione qualunque, di quelle che io stessa potrei fare con un amico, su una questione di cuore e sul diverso comportamento degli uomini e delle donne nell’affrontarla.

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