Che cosa accadde a Bath? I cinque difficili anni di Jane lontano da casa

bathcardÈ convinzione comunemente diffusa anche tra i più appassionati Janeite che il cuore di Austenland sia Bath…
Durante i miei tè delle cinque austeniani dentro e fuori il grande mare di internet, mi trovo spesso a chiacchierare dei luoghi che sono stati scenari della vita, reale e letteraria, di Jane Austen.
Quando affermo di essere stata a Bath troppo tempo fa da poterlo ricordare con dovizia di particolari, per di più in un’epoca in cui ancora non avevo incontrato Jane Austen (sì, ero davvero molto giovane), la reazione dei miei interlocutori è immancabilmente di enorme sorpresa, non priva di una dose sempre variabile (ma pur presente) di… scandalo.
Come può essere? Un’ammiratrice di Jane Austen, appassionata e avida di conoscenza come me, è andata a Bath una sola volta, per di più nella vita pre-Jane Austen? Per sintetizzare: come può essere che una Janeite sfegatata non sia mai andata a Bath?
La mia risposta è sempre la stessa: perché il mio primo (e finora unico) viaggio austeniano ha puntato dritto al cuore di Austenland.
Che – contrariamente a quanto (quasi) tutti, anche tra i Janeite più appassionati, tendono a credere – NON è Bath.
Lo è, semmai, la contea dello Hampshire, dove Jane Austen è nata (a Steventon), è vissuta per i primi venticinque anni della sua vita (sempre a Steventon), e poi gli ultimi nove (a Chawton), ed infine è sepolta (a Winchester). Con questa sua terra, Jane aveva un vero e proprio rapporto simbiotico e sono convinta che non si possa dire di averla incontrata se non si è andati a trovarla qui, a casa sua.

Chawton Cottage, oggi Jane Austen’s House Museum

Periodicamente, mi capita di leggere pareri addirittura più estremi che danno per certa un’avversione di Jane per Bath. Non arrivo a tanto semplicemente perché non esiste alcuna testimonianza diretta né nelle sue lettere (dove, semmai, si trovano alcuni giudizi positivi), né nei romanzi (certo, di Anne Elliot in Persuasion scrive che “Bath non le piaceva, le pareva che non le fosse congeniale” ma non mi sembra una prova sufficiente), né nelle biografie familiari, e questa presunta avversione resta, appunto, niente più di un’ipotesi, per quanto dedotta da elementi concreti.
Di certo, la vita di Jane Austen negli anni di Bath è un periodo breve e molto difficile, segnato da eventi negativi, in cui la sua vena creativa sembra addirittura scivolare in un inspiegabile letargo…
Che cosa le accadde a Bath?
E perché io non riesco a considerare questa splendida città, scenario di alcune parti dei suoi romanzi e citata qua e là nelle sue opere, il “vero” cuore di Austenland?
Servitevi di abbondante tè, dolcetti e sandwich, e andiamo con Jane a Bath.

Bath, The Crescent

Cominciamo dagli anni che Jane Austen passa a Bath.
Vi risiede da maggio 1801 a luglio 1806, appena cinque anni, contro i venticinque di Steventon (dalla nascita fino, appunto, all’inizio del 1801) e i nove di Chawton (da luglio 1809 a poche settimane prima di morire, nel 1817).
E’ pur vero che la quantità di per sé non conta niente se non osserviamo più da vicino gli accadimenti di quel periodo e non cerchiamo di capire, anche con l’aiuto delle sue stesse parole, la qualità della vita di Jane Austen a Bath.

Il trasferimento non comincia sotto i migliori auspici.
È l’inizio di dicembre del 1800. Il rev. Austen decide di andare in pensione e di trasferirsi a Bath; Jane, di ritorno da Ibthorpe con Martha Lloyd, apprende l’importante notizia da sua madre. E la sua reazione è eloquente, a tal punto da restare impressa nei ricordi di famiglia. Ce la racconta, non senza filtri, il primo biografo di Jane, il nipote James Edward Austen Leigh, nel Memoir of Jane Austen (Ricordo di Jane Austen) del 1870, al capitolo III:

Il distacco dalla casa natia è generalmente un grande dolore per una persona giovane con sentimenti forti e una viva immaginazione, e Jane fu estremamente infelice quando le fu detto che il padre, ormai settantenne, aveva deciso di rinunciare ai suoi doveri e di trasmetterli al suo primogenito, che sarebbe stato il suo successore nella rettoria di Steventon, e di trasferirsi con la moglie e le figlie a Bath. Jane era assente da casa quando fu presa questa decisione, e, dato che il padre era sempre veloce sia nel prendere che nel mettere in atto le sue decisioni, ebbe poco tempo per rassegnarsi al cambiamento.

La fonte di questo aneddoto è Jane Austen: Her Life and Letters (1913) di William e Richard-Arthur Austen-Leigh (basata su un manoscritto, Family History, di Fanny Caroline Lefroy, figlia di Anna Austen e Benjamin Lefroy, che riferisce quanto le è stato raccontato dalla madre). Qui è ancora più esplicita:

La tradizione dice che quando Jane tornò a casa accompagnata da Martha Lloyd, la novità le fu annunciata all’improvviso dalla madre, che le saluto così: “Be’, ragazze, è tutto sistemato; abbiamo deciso di lasciare Steventon tra una settimana e di andare a Bath”, e che lo shock per quella notizia fu talmente grande che Jane cadde svenuta.


Non si tratta, ovviamente, di un’avversione per la destinazione, semmai per l’essere costretta a lasciare all’improvviso un luogo tanto amato, quale è Steventon. Ma di certo, il rapporto con Bath inizia negativamente. Tuttavia, qualche tempo dopo, il 3 gennaio 1801, in una lettera a Cassandra, Jane sembra aver preso per il verso giusto questa improvvisa novità:

Mi riconcilio sempre di più con l’idea del nostro trasferimento. Abbiamo vissuto abbastanza a lungo in questa Zona, i Balli di Basingstoke sono sicuramente in declino, c’è qualcosa di interessante nel trambusto della partenza, e la prospettiva di passare le prossime estati al Mare o in Galles è davvero deliziosa. – Ora per un po’ di tempo potremo sperimentare molti dei vantaggi che ho spesso invidiato alle mogli dei Marinai o dei Soldati. – Tuttavia il fatto che io lasci la Campagna senza molto sacrificio non si deve sapere in giro – altrimenti non potrei aspettarmi di ispirare né tenerezza, né interesse in quelli che ci lasciamo dietro.

Bath, High Street

Ma ecco la prima impressione della città, così come Jane la racconta alla sorella Cassandra in una lettera del 5-6 maggio 1801:

Il primo impatto con Bath col tempo buono non corrisponde alle mie aspettative; penso che la vedrò più distintamente attraverso la Pioggia. – Il Sole faceva da sfondo a tutto, e dalla cima di Kingsdown l’aspetto del luogo, appariva tutto vapore, ombra, fumo e confusione.

Tante abitazioni, nessuna casa
Il periodo di Bath sembra segnato da una continua incertezza logistica che va ben al di là dei soggiorni come ospite di questo o quel parente o amico di famiglia a cui Jane è stata abituata durante tutta la sua vita.

Sydney Place

Una volta arrivati in città, gli Austen alloggiano in una casa in affitto al n.4 di Sydney Place, che però lasciano dopo appena tre anni, alla fine di agosto del 1804, per andare a Lyme Regis fino ad ottobre, e tornare a Bath, dove andranno in affitto al n. 3 di Green Park Buildings East.

Death comes to Bath…
Questa mancanza di un luogo che possa essere chiamato stabilmente “casa” diventa eclatante nei primi mesi del 1805, dopo la morte del padre, il Reverendo George, (avvenuta a gennaio)

quando le due sorelle e la madre, pur vivendo anche del sostentamento economico assicurato dagli uomini di famiglia (per un totale di 450 sterline all’anno), si trovano costrette dapprima a traslocare in due diverse abitazioni di Bath nel giro di un solo anno e, infine, dal luglio 1806, ad iniziare un lungo periodo di continui spostamenti tra Southampton, Clifton, Adlestrop, Stoneleigh e Hamstall Ridware, nonché Godmersham e Steventon (nella loro vecchia casa, ora del fratello maggiore James) e sempre comunque ospiti nelle residenze di parenti e amici… Fino al luglio del 1809, quando le tre donne della famiglia Austen possono prendere possesso del cottage di Chawton, che potranno finalmente chiamare “casa”.

Madam Anne Lefroy

Poco prima della morte del padre, Jane aveva già sofferto per la morte di una cara, stimata amica, Madam Lefroy, a causa di una caduta da cavallo nel dicembre del 1804.

Harris Bigg-Wither

Il gran rifiuto
A scuotere ulteriormente l’esistenza di Jane Austen nel periodo di Bath c’è un evento davvero inaspettato: il 2 dicembre del 1802, mentre è a Manydown ospite di amici di famiglia, i Bigg-Wither, riceve la proposta di matrimonio dal giovane Harris Bigg-Wither, fratello di due care amiche di Jane e Cassandra.
Jane dapprima la accetta ma il mattino dopo la rifiuta e, praticamente, fugge tornando a Bath.
Non sappiamo le ragioni di questo ripensamento ma possiamo immaginare il tormento di Jane sia nella notte precedente il “gran rifiuto”, sia nel periodo successivo: una tale grave decisione ha di certo causato le reazioni dei suoi genitori e di altre persone a lei vicine… Ma nulla di tutto ciò è arrivato fino a noi, che possiamo solo provare a immaginare le pressioni ed i tormenti che Jane deve aver provato.

Eclissi creativa

Una scena da Io, Jane Austen (Miss Austen Regrets). Olivia Williams interpreta Jane Austen

Nel periodo di Bath e in quello “senza fissa dimora” che gli succede, fino all’approdo a Chawton, Jane sembra perdere anche il sostentamento morale di ciò che la tiene viva come l’aria che respira, scrivere. L’energia creativa, infatti, pare diminuire progressivamente, forse scoraggiata non solo dall’incertezza che aleggia sulla sua vita ma anche da un episodio letterario negativo: durante l’inverno 1802-1803, Jane rielabora Susan (il futuro Northanger Abbey) e lo invia, tramite William Seymour, un avvocato amico di Henry Austen, a un editore di Londra, Benjamin Crosby, che acquista i diritti per dieci sterline e ne annuncia la pubblicazione – che poi non ci sarà. Mai.

I diritti di Susan vegono ricomprati da Henry Austen, il fratello complice dell’affermazione letteraria di Jane, nel 1816 e Jane lo revisiona con l’obiettivo di pubblicarlo, ma non vivrà abbastanza per vederlo: Northanger Abbey (L’Abbazia di Northanger), questo il nuovo titolo di Susan, sarà pubblicato dopo la sua morte, nel dicembre 1817 (datato 1818) insieme a Persuasion (Persuasione).

Una pagina del manoscritto di The Watsons

Sempre nel periodo di Bath, presumibilmente nel 1804, Jane inizia i Watson, che però non riprenderà mai, nemmeno negli anni sereni di Chawton, e lascerà incompiuto (personalmente, ho sempre pensato che, agli occhi di Jane, quest’opera fosse diventata lo scrigno intoccabile che custodiva tutti i tormenti e i dolori del periodo in cui era stata abbozzata).

Bath, la Pump Room

Accanto ai balli alle Assembly Rooms (l’Upper e la Lower) e alle passeggiate alla Pump Room, alle visite ad amici e parenti, alla vivace vita cittadina, i cinque anni di Bath per Jane Austen sono segnati indelebilmente da instabilità logistica e una maggiore fragilità economica, lutti dolorosi, una proposta di matrimonio travagliata e un progressivo, forse conseguente, appannamento della vena creativa.
Ecco perché non riesco a considerare Bath il cuore di Austenland.

In conclusione, oltre ad essere una splendida città che merita di essere vista anche a prescindere da un tour letterario, Bath è uno scenario importantissimo della vita e delle opere di Jane Austen: visitarla è imprescindibile per chiunque desideri vedere con i propri occhi i luoghi in cui l’autrice è vissuta e ha scelto di ambientare alcune parti delle sue opere. Ma questo non significa che sia il “cuore” di Austenland, se per “cuore” intendiamo non solo il centro energetico più forte di questo mondo tra realtà e fantasia, ma anche il pezzo di terra a cui Jane era più visceralmente legata.
Non mancate di includere Bath nel vostro tour austeniano, dunque. Ma…

Il fingerpost all’incrocio davanti al Chawton Cottage

se volete incontrare Jane in persona, il mio invito è di andare innanzitutto nello Hampshire, in particolare a Chawton (vero ombelico del mondo austeniano, dove si trova il cottage che fu l’amata casa di Jane negli ultimi nove anni di vita, e dal quale i suoi romanzi sono partiti alla conquista del mondo), a Steventon (l’amatissimo luogo di nascita e dei suoi primi 25 anni di vita) e a Winchester (dove Jane è sepolta nella grandiosa cattedrale gotica).
Questo è il cuore pulsante di Austenland.

Il tavolino-scrittoio di Jane Austen al Chawton Cottage

Per saperne di più su Bath
– Raccomando la lettura dei capitoli dedicati a Bath in Jane Austen. I luoghi e gli amici di Constance Hill, edito da Jo March, in collaborazione con JASIT.
Due passi per Austenland: un tour di Bath di Mara Barbuni, su jasit.it
Due passi per Austenland: Le Assembly Rooms di Bath, di Gabriella Parisi, su jasit.it

Per saperne di più sullo Hampshire, il cuore di Austenland
– la Guida per viaggiatori austeniani a Chawton, per visitare il cottage di Jane e la sontuosa House di suo fratello Edward, oggi biblioteca (su jasit.it)
– la Guida per visitare Winchester (su jasit.it)
– la Guida per visitare Steventon (su jasit.it)
– i tè delle cinque con il fotoracconto della mia visita a Chawton e a Winchester.

Per saperne di più sulla proposta di matrimonio e sui Watson
Ventisette, come gli anni di Jane Austen quando disse no
Lo strano destino dei Watson (introduzione alla recensione di I Watson e Emma Watson)

Nota
I brani delle opere e delle lettere di Jane Austen e delle biografie familiari sono tratti dalle traduzioni di G. Ierolli (jausten.it)

Jane-Austen-I-Luoghi-e-Gli-Amici-Constance-Hill

Silvia Ogier

7 pensieri su “Che cosa accadde a Bath? I cinque difficili anni di Jane lontano da casa

  1. Anna68

    Bath, pur non essendo il centro del mondo austiniano, ne fa parte, nel bene e nel male. Non bisogna dimenticare che, oltre che in Persuasion, fa da sfondo a buona parte di Northanger Abbey (con i sentimenti di Catherine che mi pare siano volti all’entusiasmo). Personalmente l’ho trovata una cittadina estremamente gradevole e che mi sono divertita a visitare seguendo l’audioguida “In the footsteps of Jane Austen”. Ma il centro del mondo è sicuramente l’Hampshire che almeno una volta nella vita (o più se possibile) bisogna assolutamente visitare.

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  2. LizzyS (Sylvia-66)

    Bath è imprescindibile. È persino “protagonista” delle vicende di Anne (Persuasione) e Catherine (L’Abbazia di Northanger) proprio perché ha una funzione narrativa ben precisa. Mi spiace soltanto che molti continuino a considerare JA originaria di Bath o a vedere questa città come la città di JA per eccellenza. Anche questo rientra tra i luoghi comuni sulla nostra.
    A parte l’errore storico, è un vero peccato che si perdano l’opportunità di fare un’esperienza memorabile e fondamentale andando trovarla “a casa sua”, nello Hampshire.

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  3. Dana Loo

    Bell’articolo Sylvia, complimenti!! Sicuramente gli anni di Bath sono stati convulsi e travagliati per Jane, e sono d’accordo con te nel sostenere l’Hampshire il cuore pulsante di tutta la sua esistenza. Nonostante ciò Bath è parte della storia letteraria di Jane Austen e merita l’attenzione che le viene riservata. Inoltre deve essere davvero una cittadina incantevole che spero un giorno di poter visitare. Prima però Chawton!! 😉

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    1. LizzyS (Sylvia-66)

      Grazie mille! Anch’io spero di tornare presto a Bath, anche perché sarebbe la prima volta come Janeite. E ti auguro di poter fare presto un tour che comprenda sia Chawton sia Bath – io sogno di farlo da molto tempo.

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  4. LizzyS (Sylvia-66)

    Stavo per scrivere, nuovamente, “Bath è imprescindibile”, ma credo sia chiaro che l’importanza di Bath per me non è in discussione. Mentre spero di aver contribuito con questo tè delle cinque a fare conoscere meglio sia Bath, così come l’ha vissuta Jane Austen, sia Chawton e lo Hampshire, assai meno considerati rispetto alla bella città termale.

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