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Sanditon, l’incompiuto irresistibile e i suoi tanti completamenti

Sanditon, completions: Dobbs, Bebris, Riordan

I sei romanzi completi di Jane Austen sono da oltre un secolo fonte di inesauribile ispirazione per altri romanzi ad essi variamente ispirati, i cosiddetti Austen inspired novels, ovvero i “derivati” austeniani: tra sequel, prequel, spinoff, retelling, crossover… ogni opera viene costantemente rielaborata in varie combinazioni, per la gioia di tanti ammiratori di Jane che, non riuscendo a farsi bastare i sei capolavori originali, cercano di restare immersi nel mondo austeniano anche attraverso questi surrogati.
Un romanzo di Jane Austen incompleto costituisce forse una tentazione ancor più irresistibile per provare a dare una forma più delineata a un microcosmo narrativo appena abbozzato, anche perché permette di scatenare la fantasia a briglie sciolte. Questo sembra essere vero per entrambi gli incompiuti austeniani: The Watsons (I Watson), il romanzo che Jane scelse di abbandonare intorno al 1805 e non riprendere mai più in seguito, in anni recenti è stato più volte completato e pubblicato (ad esempio da Joan Aiken con il romanzo I Watson e Emma Watson); ma tra i due è senza dubbio Sanditon a vantare numerosissimi e costanti tentativi di completamento, anche in forma di adattamento per lo schermo, come ad esempio la serie tv sceneggiata da un grande esperto di trasposizioni letterarie austeniane come Andrew Davies e prodotta da ITV e PBS, andata in onda per la prima volta in Italia nel settembre 2020 (che ho recensito nel mio tè delle cinque “La Riviera dei cuori infranti“).
Il tè delle cinque di oggi ripercorre questa intensa, sorprendente storia d’amore tra Sanditon, lo scintillante incompiuto austeniano, e i suoi numerosi continuatori.

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Leggere Jane Austen | Sanditon

L’insostenibile indeterminatezza di un capolavoro in potenza

Sanditon - walking dress, parasol, bathing machines
Abito da passeggiata con parasole per località balneari (sullo sfondo una “bathing machine”) – fonte: janeaustenslondon.com

Sanditon è l’ultimo romanzo di Jane Austen, rimasto incompiuto a causa della sua morte, avvenuta il 18 luglio 1817 dopo una malattia lunga e dolorosa, i cui primi sintomi erano iniziati nella primavera del 1816. Questo abbozzo di romanzo è costituito da appena 24.000 parole, le ultime che l’autrice ha composto con l’intento di raccontare una nuova storia.
Tra le opere più trascurate dagli appassionati, questa è forse la più dimenticata di tutte. Non è l’unica incompleta di Jane Austen: anche The Watson (I Watson) resta privo di una fine ma per scelta dell’autrice stessa, che lo abbandonò per non riprenderlo mai più, e addirittura sappiamo come sarebbe finito grazie a una nota del nipote biografo James Edward Austen Leigh, il che rende la sua incompiutezza più sopportabile. Sanditon è tra i due il più doloroso.
Un romanzo incompleto è un concetto che la mente non considera perché contrario al raccontare una storia: prima o poi, ogni storia che si rispetti arriva ad una conclusione o, meglio, ad una compiutezza così come l’ha voluta chi l’ha concepita, anche se decide di lasciare volutamente qualcosa in sospeso. Iniziare a leggere una storia sapendo già che saremo abbandonati in mare aperto, nel bel mezzo dell’azione, perché così ha voluto il fato e non l’autore, non depone a favore di questa esperienza.
E questo è più che mai vero se si tratta di Jane Austen perché già è faticosamente insostenibile rassegnarsi a farsi bastare i sei romanzi completi che ha regalato all’umanità. Se poi aggiungiamo il fatto che questo incompiuto è tale a causa delle sua morte, avvenuta dopo oltre un anno di crescenti sofferenze, diventa impossibile avvicinarlo senza avvertire un’ombra di dolore per la sua sorte e di rammarico per ciò che avrebbe potuto essere e non sarà mai.
C’è chi rifiuta di leggerlo, e chi lo fa come se dovesse togliersi un dente.
Eppure, così facendo si rischia di perdere una Jane Austen appassionante – sì, appassionante – perché inedita, intenta a costruire una nuova se stessa letteraria, che esce dal salotto di casa e dal proverbiale villaggio con tre famiglie a lei tanto caro per approdare su una spiaggia in faccia al mare aperto, tutta proiettata al futuro oltre quell’orizzonte. Se possibile, una Jane Austen ancora più geniale e potente, che sembra trovare in queste pagine la forza uguale ma contraria per contrastare quanto le sta accadendo mentre scrive.

È indispensabile abbandonare ogni resistenza, ogni mestizia, per cambiare prospettiva: non si tratta “solo” di 11 capitoli e un frammento del 12mo, ma sono le ultime, scintillanti 24.000 parole di Jane Austen. Non le si può ignorare, devono anzi essere onorate e amate perché hanno tutte le carte in regola per essere potenzialmente il suo capolavoro più grande: un orizzonte ampio quanto il mare sulle cui rive è ambientato, un’intera comunità di personaggi come protagonista e un’ironia dirompente, senza precedenti.
Servitevi di tè abbondante, indossate allegri costumi e cuffie da spiaggia, e lasciatevi convincere a tuffarvi con me nel mare della cittadina balneare di Sanditon. Venite a conoscere l’ultima strepitosa Jane Austen.

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Sanditon, serie ITV, 2019 | La Riviera dei Cuori Infranti

..tra cui il mio, insieme a quello di una quantità imprecisata, ma di sicuro enorme, di spettatrici e spettatori in giro per il mondo.
Ormai conoscete, tutte e tutti in ogni angolo del globo, un paio di dettagli fondamentali su questa serie, Sanditon, prodotta dalla rete britannica ITV e dalla statunitense PBS, uscita nell’agosto del 2019 e molto discussa fin dalla prima puntata. Perciò anche se non l’avete vista, so che non commetterò alcun Grave Reato da Spoiler parlandovene con assoluta & affranta sincerità.

Sanditon, ITV, 2019

Molto probabilmente, infatti, sapete già [SE NON CONOSCETE IL FINALE DI STAGIONE, SALTATE AL PUNTO SUCCESSIVO: “All’inizio del 2020”] che questa serie è così drammatica da non avere un lieto fine, né per i due protagonisti (e un paio di altri personaggi) né per la serie in sé e per sé, che resta inopinatamente priva di seconda stagione.
All’inizio del 2020, il popolo del web ha lanciato una campagna, #SaveSanditon, per convincere ITV e PBS, a tornare sui loro passi e produrre la seconda stagione ma finora nessuna nuova (quindi, in questo caso, pessima nuova). Ma non è questo il giorno per muovere la protesta, anche se prometto che tornerò presto su questo punto dolente perché, oltre ad interessarmi in quanto Spettatrice Sedotta & Abbandonata, è anche un’interessante testimonianza di quanto Jane Austen sia oggi, nel 2020, un potentissimo fenomeno culturale di massa.
Oggi con il mio tè delle cinque voglio portarvi sulle coste del Sussex in compagnia della brillante Charlotte Heywood e del fascinoso Sidney Parker, per raccontare questa splendida (sì, splendida!) serie tv che, malgrado una ridottissima, se non quasi nulla, distribuzione nelle reti tv/web del mondo, non smette di conquistare i cuori ed agitare le acque profonde e infinite del Grande Mare di Internet.
Allacciate ben stretti i vostri copricapi e mantelli, rifornitevi di molti fazzoletti e altri generi di conforto, e preparatevi a restare appassionatamente in balia delle onde e del vento sulla riviera di Sanditon, dove un suono soltanto sembrerà riempire l’aria intorno a voi: quello dei cuori infranti.

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The Watsons arriva a teatro ed è il primo adattamento in assoluto (finalmente!)

The Watsons on stage
The Watsons a teatro – fonte: The New York Times, nytimes.com

Nel post di Capodanno, ho raccontato la scena di ballo più lunga e minuziosa mai scritta da Jane Austen, ovvero la grandiosa scena che apre l’incompiuto The Watsons (I Watson). In chiusura di quel tè delle cinque a passo di danza, ho sottolineato come sia sorprendente, in modo talmente eclatante da apparire inspiegabile nonché assurdo, che la settima arte non si sia mai appropriata dei Watson.
Ci sono stati tentativi letterari di completare l’opera abbandonata (a cominciare dalla nipote Catherine Hubback, nel 1850, per finire nel 1996 con Joan Aiken). Ma nessuno ha mai portato questo romanzo sul palcoscenico né sullo schermo, malgrado la sua natura teatrale. Proprio come qualunque altra opera di Jane Austen, infatti, anche questo incompiuto presenta una sceneggiatura perfetta già pronta per essere impastata, cotta e consumata. Se qualcuno si è preso il disturbo di portare sullo schermo il più doloroso degli incompiuti austeniani, Sanditon, legato strettamente alla morte della sua autrice, non si vede perché non possa esserlo quest’altro incompiuto, così luminoso e storicamente interessante.
Eppure qualcosa si è già messo in moto perché, come riportavo nell’ultima frase del mio post di Capodanno, si ha notizia di un recentissimo adattamento per il teatro, che è di fatto il primo adattamento in assoluto di quest’opera così spesso dimenticata anche dai Janeite più ferventi.
Oggi – anche per distrarre tutti i Janeite dall’imminente arrivo dell’ennesimo adattamento di Emma per il cinema (sì, lo so, non ne abbiamo mai abbastanza!) – mantengo la promessa che ho fatto a Capodanno: andiamo a prendere il nostro tè delle cinque nel West End londinese dove lo spettacolo The Watsons sta per compiere un grande debutto, dopo un rodaggio di successo iniziato nel 2018 a Chichester, nel Surrey, e proseguito in un dei teatri più brillanti e innovativi di Londra. Accomodiamoci in sala, dunque, lo spettacolo dei Watson ha inizio.

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Il ballo più lungo e dettagliato scritto da Jane Austen è in The Watsons (I Watson)

Il ballo di Netherfield, BBC, 2013
Il ballo di Netherfield ricostruito da BBC nel 2013 a Chawton House (fonte: bbc.co.uk)

Nei romanzi di Jane Austen, la danza è una grande protagonista. Innanzitutto per una motivazione sociale: ai suoi tempi, era l’unica occasione che ogni persona aveva di interagire con altre persone, anche se sconosciute, e con un buon grado di libertà (benché all’interno di un quadro normativo ben preciso, dettato dalle regole dell’etichetta). Un ballo – grandioso o per pochi intimi, pubblico o privato – permetteva un’attività sociale di grande importanza che trascendeva il mero desiderio individuale e ne estendeva l’utilità all’intera collettività perché era il luogo ideale per rinsaldare i legami esistenti e intrecciarne di nuovi. Un ballo non era solo divertimento, dunque, ma un luogo sociale di capitale importanza per la vita dell’intera comunità. Inevitabilmente, i personaggi di Jane Austen partecipano ad una quantità di balli così come lei stessa, sua creatrice, e tutte le persone intorno a lei facevano nella realtà.
Il fine cesello austeniano dipinge in ognuno dei sei romanzi maggiori delle scene di danza memorabili, grandiose e avvincenti, in cui la penna dell’autrice si muove come la bacchetta di un direttore d’orchestra che concerta ogni elemento con gesto elegante e sicuro.
Ogni Janeite custodisce nel proprio cuore la preferenza per una scena di ballo in particolare. Ognuno di noi ha la sua preferita: l’intensissimo ballo di Netherfield in Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio); il perfetto ed emozionante ballo al Crown Inn in Emma; i tanti, avventurosi balli della giovane Catherine a Bath, con un cavaliere/pigmalione desiderabilissimo come Henry Tilney, in Northanger Abbey (L’Abbazia di Northanger)… Quanto è lungo l’elenco? Potremmo citarli tutti e conversarne per ore intere, fino a cogliere l’occasione per andarci a rileggere tutti i romanzi alla ricerca di ogni singola scena di ballo. Ma, sfogliandoli tutti in rigoroso ordine di pubblicazione, da Ragione e Sentimento via via fino all’ultima pagina di Persuasione, non mi sentireste mai esclamare “Ecco, questa è la mia preferita, in assoluto!”.
Non è tra i Fantastici Sei di Miss Austen, infatti, che troverete la mia scena di ballo più amata. La danza austeniana che più di tutte mi appassiona e mi lascia piena di ammirazione è in un romanzo incompiuto (e per questo assai poco conosciuto anche dai Janeite più convinti): The Watsons (I Watson).
È la scena di danza più lunga e accurata che Jane Austen abbia mai scritto, dove c’è tutto quanto necessiti sapere sia sul valore sociale del ballo a quei tempi sia sulla maestria dell’autrice nel raccontare la storia dei tanti personaggi in gioco, intrecciandola mirabilmente ai volteggi e alle regole della danza. Un diamante grezzo, che Jane non ha mai ripreso per la revisione finale e anche per questo inevitabilmente ancora lontano dalla perfezione assoluta dei balli che l’autrice comporrà negli anni successivi, ma pur sempre un gioiello che non può restare nell’ombra e deve far parte della conoscenza di ogni Janeite.

Per celebrare l’inizio del nuovo anno, dunque, vi invito al grande «ballo invernale della città di D., nel Surrey» con cui si apre il romanzo incompiuto The Watsons (I Watson). Indossate i vostri abiti più belli e le scarpe più fini, sciogliete un poco i piedi, calzate bene i guanti badando di non toglierli mai, ripassate le regole dell’etichetta, e tuffatevi con me ed Emma Watson nella lunga, affollata serata danzante. Che il ballo abbia inizio. Buon Anno!

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